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Crescita post Covid, puntare tutto su innovazione e capitale umano

Innovazione, tecnologie complementari e capitale umano sono le basi su cui costruire la ripresa post Covid che sia sostenibile sia per l’ambiente che per il tessuto sociale – I risultati di 3 conferenza internazionali

Crescita post Covid, puntare tutto su  innovazione e capitale umano

Nelle ultime settimane in Italia si è verificato un allineamento, come dicono gli astrologi, di eventi internazionali gravido di conseguenze. Due conferenze sulla produttività e la nuova Europa della crescita e l’innovazione e una terza su Joseph Schumpeter, l’economista della crescita basata sulla “distruzione creatrice”, il tutto concluso con una superba vittoria sportiva dell’Italia!

L’obiettivo comune delle tre conferenze era capire come accelerare la ripresa post-pandemia tenendo la rotta di una crescita sostenibile sia per l’ambiente che per il tessuto sociale. L’aumento della produttività ne è il motore: negli US se la produttività tornasse a crescere del 2% all’anno come nel periodo 1995-2005, il reddito degli americani raddoppierebbe in una generazione. In Europa non abbiamo avuto quel recente periodo di picco della produttività corrispondente all’adozione delle ICT (e dovremmo chiederci perché) ma raggiungere il 2% all’anno di crescita della produttività avrebbe lo stesso risultato sulla crescita del reddito. 

Per la ripresa economica di breve periodo basta il sostegno della domanda, che il governo sta già facendo grazie alla politica monetaria della BCE e alla sospensione del patto di stabilità. Invece, i fondi della Next Generation EU servono alla crescita di medio periodo aumentando la produttività che in Italia ristagna da un quarto di secolo. In Italia la stagnazione della produttività dal 1995 ha portato all’insufficiente creazione di nuovi lavori con salari che hanno fatto scappare i giovani più preparati verso paesi più dinamici e frustrato le aspirazioni degli altri. Ricordo l’oggi ministro Daniele Franco dire anni fa che si stupiva ogni sera che la prima notizia del telegiornale non fosse lo stato penoso della produttività in Italia. 

Durante la pandemia la priorità è stata il sostegno delle famiglie e delle imprese. Senza dimenticare il sostegno della domanda, ora dobbiamo passare a interventi mirati per le imprese. Nel 2020 quasi non ci sono stati fallimenti.  Ma se continuasse così diverremmo il paese delle imprese zombie. 

Quale priorità del sostegno dello Stato per il dopo-pandemia? Mirare a ciò che fa crescere l’economia: l’innovazione e il creatore/utilizzatore dell’innovazione, il capitale umano. È questo che fa aumentare il cosiddetto capitale intangibile, strettamente correlato alla produttività. In altri termini, il motore della crescita è l’adozione del digitale, nuova tecnologia “general purpose” (per tutti gli usi, come l’elettricità a fine ‘800) ma solo se accompagnato da capacità manageriali di modificare processi e mansioni. E non va dimenticato che il circolo virtuoso s’innesta quando a parità di ore lavorate il prodotto aumenta, trovando la domanda necessaria. Non a prodotto costante con meno ore lavorate. 

Lo studio OCSE sul dinamismo delle imprese, presentato alla Conferenza internazionale di Villa Mondragone, mostra che la divaricazione tra le superstar (le imprese più produttive e con i maggiori profitti) e le meno produttive, (in maggioranza piccole o micro imprese) si è finora allargata e determina la bassa produttività dell’economia. Mentre aumenta il potere di mercato delle superstar che non hanno concorrenti.

Invece per la crescita abbiamo bisogno della diffusione dell’innovazione, di una capacità di contagio dell’innovazione alta come quella del COVID 19. Questa infezione d’innovazione avvantaggerà soprattutto le imprese piccole e medie, dove sono la stragrande maggioranza degli occupati e metà del prodotto.

Attenzione però, l’innovazione da sola non basta. La divaricazione tra imprese leader e le altre dipende tanto dalle tecnologie digitali quanto dall’investimento in capitale  intangibile: mentre le tecnologie digitali possono abbassare il costo d’entrata in un mercato, la necessità d’intangibili come software, database, R&S, prodotti della proprietà intellettuale (come i brevetti dei vaccini) e le capacità manageriali contribuiscono alla dinamica del Winner takes most (if not all). La distribuzione del valore delle 500 imprese USA a maggiore capitalizzazione pubblicato in un recente articolo del FT lo mostra con efficacia: 

Il lavoro dell’antitrust non sarà facile e anch’esso dovrà innovarsi. Come considerare infatti le piattaforme create dalle superstar tecnologiche che hanno permesso l’innovazione e la nascita di startup? Noi dobbiamo chiederci: come riprodurre per le piccole e medie imprese la complementarietà di tecnologie che caratterizza le superstar?

Poiché le proposte di policy devono essere specifiche per ciascun paese, per l’Italia lo studio (ISTAT, BdI e MiSE) dei risultati degli incentivi di Industria 4.0 e in particolare dell’iper-ammortamento, mostra che l’aumento di produttività è stato del 12% più un 3% dovuto allo staff specializzato (laureati).

L’iper-ammortamento inizialmente copriva solo il capitale tangibile, non le tecnologie complementari che compongono il capitale intangibile. Pertanto sono state le medie e grandi imprese a far registrare questi aumenti di produttività. L’abilità del management spiega i rendimenti differenti degli investimenti digitali tra le imprese. E spiega le differenze tra Nord e Sud. Per le imprese micro e piccole quello che fa la differenza è il manager capace. In questo caso riescono ad avere risultati persino migliori delle medie e grandi dall’adozione delle nuove tecnologie.

Nella crescita guidata dalla capacità degli imprenditori di adottare le nuove tecnologie, il ruolo dello Stato è immenso: per stabilizzare l’economia, modernizzare il sistema educativo, rendere le infrastrutture fisiche e digitali efficienti e sostenibili, finanziare R&S, incentivare la diffusione delle nuove tecnologie, garantire la concorrenza e la sicurezza sociale. In Italia, tutto ciò che è nel Piano di  Rilancio è necessario all’aumento della produttività. Dalle infrastrutture alla riforma di giustizia e PA.

Tra le urgenze: primo, inserire nei programmi scolastici l’insegnamento di coding e del trattamento digitale dei dati.  (Digitare rapidissimamente il titolo di una canzone NON è competenza digitale)  E incentivare la formazione continua del personale e degli insegnanti (vedi la catastrofe del recente concorso per l’insegnamento delle materie scientifiche) anche con sistemi d’intelligenza artificiale. Secondo, egualmente importante e più rapido da ottenere, è l’accesso alla banda larga ad alta velocità. Che insieme alla produttività può aumentare l’eguaglianza delle opportunità.

Infatti l’innovazione ha il suo lato oscuro: comporta quella che Schumpeter chiamò la Distruzione Creatrice.  Industrie obsolete e incapaci di rinnovarsi scompaiono facendo posto alle nuove imprese e a nuovi lavori con migliori prospettive. La transizione è penosa per le imprese che chiudono.  Non deve esserlo per le persone che ci lavorano SE funzionano le istituzioni di protezione del reddito e di riqualificazione secondo i bisogni della domanda di lavoro. 

Numerosi gli studi presentati sia a Venezia che a Roma sulle ineguaglianze create dall’automazione e dal teleworking durante la pandemia. Le conseguenze dell’automazione colpiscono soprattutto le donne meno istruite le cui mansioni sono sproporzionatamente di routine. I lockdown imposti durante la pandemia hanno avuto un impatto differenziato sull’attività economica e l’occupazione a seconda della possibilità di lavorare da remoto. E la capacità di lavorare da remoto dipende da un insieme di circostanze: accesso stabile a internet, il settore professionale, l’abilità a usare le tecnologie digitali. 

I lavoratori senza capacità di teleworking sono giovani, senza istruzione universitaria, con contratti non standard, occupati in imprese piccole e in basso alla distribuzione dei redditi. Anche senza attendere i dati ufficiali, questo suggerisce che la pandemia abbia aumentato la disuguaglianza.

Inoltre, anche per le professioni capaci di lavorare a distanza aumentando anche la produttività, la connessione a internet da casa è indispensabile: ma nel confronto tra paesi dell’indice di teleworkability & uso d’internet , l’Italia è più vicina al Messico che alla Grecia, anch’essa lontana dai paesi avanzati. Eppure, confrontando la teleworkability con le connessioni a banda larga delle imprese, mentre la Grecia resta accanto al Messico, l’Italia è nel gruppo dei paesi avanzati. La spiegazione di questa discrepanza sembrerebbe nelle inadeguate connessioni internet da casa che hanno pesato anche sulla didattica a distanza.  

Quasi 2 anni di stop all’insegnamento si stima avranno effetti negativi sul prodotto potenziale globale fino al 2080. 

Infine, da uno studio della Banca Mondiale risulta che dobbiamo migliorare la sostenibilità per il clima delle misure per la ripresa perché siano green o almeno neutrali, ma non brown! 

La partita è difficile, ma se imprenditori, sindacati e politici fanno il loro gioco in accordo con il governo si può vincere.

1) Conferenza Internazionale di Villa Mondragone, Lessons from Covid-19. A Stronger EU: Staying together in a new policy space, Roma;  Annual Conference of  the Global Productivity Forum,  OECD/G20 Venezia; Conferenza dell’International Schumpeter Society, LUISS Roma: Schumpeterian Perspectives on Radical Change: Robotics, Artificial Intelligence and Broad Societal Transformations”

2) A partire dalle microstime  di Fuchs-Schudeln et al (2020) il cambiamento nell’occupazione per gruppo di studenti è convertito da Fernald in % di riduzione dell’input di lavoro. 

3) Gli studi qui citati si possono trovare su sito Osservatorio Produttività e Benessere della Fondazione Economia Tor Vergata

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