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Covid-19 ha bruciato risorse superiori al Pil della Germania

Nel Focus Bnl del 4 settembre, l’economista Simona Costagli calcola le ripercussioni economiche del Covid-19 – In fumo 4,4 trilioni di dollari – Usa in forte difficoltà, rimbalzo incerto per la Cina

Covid-19 ha bruciato risorse superiori al Pil della Germania

La pandemia di Covid-19 dal punto di vista sanitario non è stata la più grave vissuta al livello planetario. Tenendo in considerazione il numero di morti provocate, al primo posto si piazza l’influenza spagnola (con 30-100 milioni di vittime stimate), al secondo posto l’influenza asiatica (1-2 milioni). Al 6 settembre i morti per coronavirus, secondo i dati della John Hopkins University, sono stati 889.456. La classifica si ribalta però in termini di ripercussioni economiche: Sar Cov 2 “è destinato a detenere un primato negativo che non ha eguali nella storia”, con un impatto sul Pil mondiale pari a circa 4,4 trilioni di dollari, l’equivalente del PIL della Germania. A certificarlo è l’economista Simona Costagli nel “Focus Bnl” dal titolo “Il virus cambia il peso dei giganti” pubblicato il 4 settembre.

LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DEL COVID 19

Secondo le stime contenute nel report e basate sui dati del Fondo monetario internazionale, nel 2020 il Pil mondiale si ridurrà del 4,9%, scendendo di -4,4 trilioni rispetto a quello del 2019. In confronto alle stime dello scorso ottobre, quando il Covid-19 non si era ancora abbattuto sul pianeta e le previsioni erano tutte in rialzo, il Pil mondiale sarà di 8,1 trilioni di dollari più basso. Considerando che nel 2019 il Pil nominale della Germania si è attestato a quota 4 trilioni, è “come se si fosse perso più dell’intero Pil annuale tedesco”, sottolinea Costagli. “Più in dettaglio, 2,6 trilioni di mancata crescita sarebbero dovuti al calo del Pil negli Stati Uniti (che a fine anno dovrebbe registrare un -8% secondo le ultime stime del FMI), e circa uno alla debolissima crescita cinese, che quest’anno non dovrebbe superare l’1%”, evidenzia il report.

I due colossi hanno un peso sul prodotto interno lordo pari al 39% del totale, un valore che negli ultimi decenni è salito soprattutto grazie alla Cina che ha accresciuto il suo peso dal 4% del 2001 al 15,6% del 2019. Negli stessi 18 anni, gli Usa hanno invece registrato un ribasso di 8 punti percentuali. Cosa accadrà a causa del Covid? Che la forbice continuerà a ridursi, con gli Stati Uniti che nel 2020 scivoleranno sotto la soglia del 23%, minimo mai registrato da quando il Fmi ha cominciato a pubblicare i dati (1980), mentre la Cina salirà dell’1,4% a quota 17% del PIL mondiale in dollari correnti, massimo storico nonostante la crescita risicata. 

IL VACCINO ANTI-COVID-19 DETERMINERÀ GLI EQUILIBRI MONDIALI

L’equilibrio economico, commerciale e politico dell’era post-Covid sarà dunque fortemente condizionato dal modo in cui i singoli Paesi, e soprattutto i due precedentemente citati, sapranno affrontare e reagire alla pandemia. In questo contesto a giocare un ruolo rilevante saranno un vaccino o un’eventuale cura per il Covid-19. Chi riuscirà ad arrivare per primo avrà un vantaggio competitivo notevole. 

“Un vaccino efficace permetterebbe la ripresa di interi settori produttivi, potrebbe condizionare il risultato di un’elezione, accrescere l’influenza economica e politica verso paesi terzi”, sottolinea Costagli. Non a caso, le risorse economiche e scientifiche messe in campo non hanno precedenti. Lo scorso luglio erano allo studio 150 vaccini, di cui 6 allo stadio finale. “Per avere un’idea della scala dello sforzo profuso nella ricerca di una soluzione medica all’epidemia, basti pensare che in pochi mesi si sono raggiunti risultati che nel caso dell’epatite B (la malattia per cui c’è stato il maggior numero di vaccini candidati) sono stati necessari decenni”, si legge nel report.

USA VS CINA

Scendendo nei dettagli di quanto sta succedendo negli Stati Uniti, le misure di contenimento imposte per rallentare i contagi hanno provocato il più forte rallentamento mai registrato dal 1947. Nel solo II trimestre il PIL americano è sceso del 31,7% rispetto al trimestre precedente. Non solo, tra gennaio e giugno il saldo commerciale con la Cina si è ridotto a 131,6 miliardi di dollari dai 166,8 del I semestre del 2019. “Il risultato è frutto solo del rallentamento dell’economia americana e non dell’accordo firmato il 15 gennaio 2020: si stima che nella prima metà dell’anno la Cina avrebbe effettuato solo il 23% degli acquisti previsti dall’accordo per il 2020”, spiega il Focus Bnl.

In Cina l’andamento sembra essere molto diverso. L’epidemia è scoppiata prima che negli altri Paesi ed è dunque stata controllata prima. La tempistica differente ha permesso all’economia di rimbalzare nel secondo trimestre, salendo del 3,2% anno su anno e dell’11,5% rispetto al trimestre precedente. Al rialzo hanno contribuito sopratutto gli aiuti fiscali stabiliti dal Governo, che ha varato misure di sostegno pari a 8,5 trilioni di yuan, cifra pari a circa l’8% del Pil stimato per il 2020.

“Nonostante il forte rimbalzo, le incognite relative alla solidità della ripresa cinese sono numerose”. A pesare saranno anche l’esito delle elezioni presidenziali, che potrebbero nuovamente modificare i rapporti di forza tra i due Paesi (soprattutto in caso di vittoria di Joe Biden) e l’evoluzione della pandemia. 

Durante un discorso tenuto alla fine di agosto, il presidente Xi Jiping ha parlato di “rischi e sfide che il paese deve prepararsi a fronteggiare” e di “turbolenti cambiamenti”, elencando una serie di incertezze tra cui figurano, oltre alla pandemia di Covid-19, “la crescita del protezionismo e dell’unilateralismo (difetti che la Cina attribuisce agli Stati Uniti), e la recessione economica globale”, conclude il report. 

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