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Coronavirus, sciopero metalmeccanici lombardi mercoledì

I rappresentanti dei lavoratori chiedono che il Governo estenda ulteriormente la lista delle attività da chiudere – Su posizione opposte Confindustria: “Perdiamo 100 miliardi al mese” – In agitazione anche i bancari, tessili e chimici

Coronavirus, sciopero metalmeccanici lombardi mercoledì

I sindacati hanno proclamato per mercoledì 25 marzo uno sciopero di otto ore dei metalmeccanici lombardi. La decisione, spiega il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, “è stata presa perché la Lombardia va considerata come una regione dove sono necessarie misure più restrittive” di quelle varate con l’ultimo decreto del governo, che secondo i rappresentanti dei lavoratori ha fatto rientrare troppe attività fra quelle considerate indispensabili e quindi da lasciare aperte. Poi però lo stesso Bentivogli ha precisato che si sta ancora discutendo sullo sciopero e sulle modalità di attuazione della protesta.

Secondo Francesca Re David, segretaria della Fiom, “è impossibile pensare di sconfiggere il virus se non si chiudono le attività produttive non essenziali”, perciò sono in corso già oggi iniziative di sciopero su tutto il territorio nazionale. Lo sciopero dei metalmeccanici, continua Re David, andrà avanti finché il governo non prenderà “le misure necessarie alla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori dell’industria. I sindacati non hanno il potere di chiudere le fabbriche: è il governo che deve intervenire. La Fiom sta facendo accordi con le imprese per le fermate e le riduzioni delle attività produttive con l’utilizzo della cassa integrazione. Chiediamo al governo che venga messa al centro la salute dei lavoratori”.

Su posizioni opposte il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: “Con questo decreto si pone una questione che dall’emergenza economica ci fa entrare nell’economia di guerra – ha detto il numero uno degli industriali intervenendo alla trasmissione Circo Massimo su Radio Capital – Il 70% del tessuto produttivo italiano chiuderà. Se il Pil è di 1800 miliardi all’anno vuol dire che produciamo 150 miliardi al mese: se chiudiamo il 70% delle attività vuol dire che perdiamo 100 miliardi ogni 30 giorni”.

Quanto alla possibilità di uno sciopero generale, “onestamente non riesco a capire su cosa”, continua Boccia, sottolineando che le chiusure previste dall’ultimo decreto del governo “sono addirittura più restrittive” di quello che lo stesso esecutivo aveva comunicato ai sindacati sabato scorso.

La protesta si estende anche ai dipendenti delle banche. I sindacati bancari Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin preparano la mobilitazione della categoria, a partire da domani, e minacciano lo sciopero.
    I segretari generali delle sigle bancarie, in una lettera spedita questa mattina all’Abi, a Federcasse, a tutte le banche, e, per conoscenza, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte denunciano come “i dipendenti del settore, tra i quali si registrano molti casi di positività al Coronavirus, non operano in condizioni di sicurezza”, senza mascherine, guanti e disinfettanti.

Sul piede di guerra anche i sindacati dei tessili e dei chimici

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