Condividi

Coronavirus: a rischio contagio l’industria fieristica

Un’altra vittima del coronavirus: l’industria fieristica potrebbe subire un duro colpo difficile da incassare – Dalla crescita stimata negli ultimi anni si potrebbe assistere ad una forte battuta d’arresto nel 2020

Coronavirus: a rischio contagio l’industria fieristica

Il coronavirus si abbatte anche sul settore fieristico. In prossimità del meeting mondiale dell’industria fieristica, il Global Ceo Summit Congress, per la prima volta in Italia, il cui tema centrale sarà lo sviluppo del settore e l’innovazione tecnologica, un argomento che non può essere eluso è proprio quello del coronavirus. Nonostante la crescita esponenziale di questo settore negli ultimi anni, si potrebbe assistere ad un forte arresto per il 2020.

Il settore espositivo è un’industria con un forte impatto positivo sull’economia globale. Contribuisce anche allo sviluppo della ricerca, della conoscenza e aiuta a stimolare l’innovazione in molti settori. In base all’impatto sul Pil ha risvolti positivi anche a livello sociale.

Per questo motivo, secondo l’amministratore unico e direttore generale di Fiera Roma, Pietro Piccinetti, l’emergenza sanitaria potrebbe provocare danni all’industria fieristica mondiale.

Prima dello scoppio effettivo di questa emergenza, i membri del settore sembravano piuttosto ottimisti sul futuro. Non è possibile stimare, ad oggi, l’impatto che l’epidemia potrebbe avere sul turismo, ma comunque sarà, fiere ed esposizioni potrebbero subire il danno peggiore.

Se da un lato nel 2018 le fiere hanno generato un impatto economico pari a 275 miliardi di euro, contribuendo per 167,2 miliardi sul Pil mondiale, dall’altro con la crisi sanitaria che stiamo vivendo non è possibile fare speculazioni per l’anno corrente.

Eventi, fiere organizzate precedentemente all’emergenza coronavirus, sono state annullate o ridotte per prevenzione, gravando soprattutto sull’economia. L’organizzazione di una fiera richiede tempo, allestimento, pagamenti anticipati, ci sono fiere che vengono programmate con mesi di anticipo. Un enorme danno per tutti gli eventi che sono stati cancellati o posticipati, ma non solo per la Cina, anche per il nostro Paese, in cui sembra che l’isteria collettiva stia prendendo il sopravvento.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una vera e propria fobia del virus cinese. Episodi di discriminazione, ristoranti e negozi cinesi deserti, la paura del contagio più del contagio stesso. La popolazione, temendo di poter contrarre il virus, preferisce evitare grandi esposizioni, conseguenza dannosa per molti eventi attuali che hanno subito un drastico calo dei visitatori, in alcuni casi dell’80%, come per il Festival dei due mondi a Milano.

L’industria fieristica italiana, che stava attraversando una fase di rinascita, sempre più presente su scala globale, potrebbe subire gli effetti collaterali del coronavirus, dato che le fiere sono il principale strumento di promozione e di diffusione dell’immagine del nostro Paese nel mondo. Secondo i dati del rapporto “UFI WORLD MAP OF VENUS”, l’Italia è quarta nel mondo per spazi interni, dopo Usa, Cina e Germania.

“Si tratta di una delle eccellenze italiane – ha detto Piccinetti – abbiamo numeri importanti e bisogna considerare che il 50% dell’export dell’Italia passa dal nostro sistema fieristico e l’87% delle PMI riesce a internazionalizzarsi attraverso le fiere e gli eventi espositivi”.

Per non parlare delle potenzialità di Roma, la scelta del meeting nella Capitale costituisce una grande opportunità di crescita per l’Italia. L’evento che avrà luogo nei prossimi giorni ospiterà amministratori, delegati e presidenti dei più importanti enti organizzatori di fiere ed eventi del mondo. Questi 100 leader del settore espositivo constateranno come la Capitale possa essere una destinazione ideale per il mercato degli eventi, analizzando le migliori strategie, obiettivi e misure soprattutto in questo periodo di crisi.

In questo futuro imprevedibile, molti organizzatori ed enti fieristici stanno cercando di contenere le perdite e di adottare tutte le misure preventive possibili, dal disinfettante per le mani a una serie di squadre mediche pronte ad intervenire per far fronte a qualsiasi situazione, in modo da rassicurare i visitatori.

Secondo Mary Larkin, presidente UFI, le fiere possono essere anche un volano di risoluzione in tempo di crisi perché negli anni si è assistito ad una crescita del settore fieristico più dell’economia globale.

Pronostici sono difficili da fare. Alcuni economisti ritengono che ci vorranno sei mesi per una ripresa mondiale dell’economia, confrontando questo virus con quello del 2003, la Sars. Tuttavia, lo scenario mondiale ha subito un grande cambiamento dall’ultima epidemia, in quanto dal 2003 il peso dell’economia cinese rispetto a quella globale è cresciuto del 13%, per cui le conseguenze sarebbero decisamente peggiori.

Commenta