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Conti correnti: paghiamo il giusto? Una ricerca della Banca d’Italia

Una ricerca appena pubblicata mette in luce importanti novità circa le spese di gestione dei conti correnti. Rispetto al 2010 la spesa si è ridotta di 15 euro l’anno. Ma ci sono ancora ampi margini per ridurre i costi: i risparmi maggiori si registrano infatti sui conti recenti, quelli di vecchia data invece sono penalizzati. La mobilità fattore-chiave per la concorrenza

Quanto ci costa un conto corrente in banca? E soprattutto, paghiamo il giusto? Una ricerca appena pubblicata dalla Banca d’Italia (nelle Note di Stabilità e Vigilanza, n.8), dà molti spunti per rispondere a queste domande. L’indagine si basa su 13.200 conti correnti in mano alle famiglie italiane, ha coinvolto 668 sportelli di 180 istituti di credito (compresa Poste italiane e i suoi servizi BancoPosta) ed è dedicata alla “Spesa di gestione dei conti correnti”,  offrendo interessanti spunti e importanti novità. Il primo dato che emerge dalla ricerca – condotta da due economisti di Via Nazionale, Napolitano e Scognamiglio – non impegna direttamente la Banca centrale ma fornisce comunque una base-dati molto significativa. Innanzitutto, emerge che rispetto al periodo 2010-2015, la spesa effettiva di gestione di un conto è diminuita da 85 a 77 euro. Si tratta in media del 3,4% l’anno. 

La spesa media di un conto corrente risente di numerosi fattori; generalmente è composta da una parte fissa, che si riferisce alle componenti che non variano in base all’utilizzo del conto (canone annuo, spese per le comunicazioni di bollo e imposte di bollo), e da una parte variabile, funzione invece del numero di operazioni compiute nel corso dell’anno e del loro costo (prelievi con carta di debito, domiciliazione utenze e bonifici). 

Entrambe le componenti hanno subito una diminuzione, in termini di costo, rispetto al 2010, anno della prima pubblicazione della suddetta ricerca, quando gestire un conto corrente “rappresentativo” costava 92 euro, rispetto ai 77 del 2015. Come si evince dalla fig.1, questa contrazione è dovuta in parte al calo degli oneri fissi – che costituiscono circa i due terzi della spesa complessiva di gestione – ed in parte a quello degli oneri variabili, specialmente quelli riferibili alle operazioni di scrittura ed ai prelievi di contante, nonostante un significativo aumento dell’operatività media della clientela.

Nonostante la spesa media di gestione sia diminuita, c’è però ancora un ampio margine di risparmio possibile. Lo dimostra il fatto che i conti più “giovani” sono più favorevoli ed economici per il cliente. 

Infatti, più recente è la data di accensione del conto, minore è l’importo della spesa. Per fare un esempio, nel 2015 la spesa di gestione di un conto aperto da non più di un anno è pari a 49 euro, circa 44 euro in meno rispetto ai conti aperti da più di 10 anni. Questa ampia differenza è così spiegata dai ricercatori di Bankitalia: una parte del divario è dovuta dalla diversa composizione dei servizi usati nelle due classi di conti, l’altra invece dipende dalle politiche commerciali degli operatori, aperti a formulare offerte vantaggiose quando si trovano a trattare con nuova clientela. 

Analizzando i dati forniti dalla ricerca, si può notare come per i contratti aperti da più di un anno la spesa di gestione è diminuita del 7,6% annuo nell’arco temporale 2010-2015, mentre per quanto riguarda i conti aperti da più di dieci anni, la diminuzione è stata molto più contenuta, pari all’1,9%. A parità di condizioni offerte al cliente, i divari si riducono: il tasso di diminuzione annua oscilla tra il 4,3% per i conti accesi da non più di un anno ed il 2,8% per i conti con età media superiore a 10 anni. 

Questa evidenza ci riporta a quanto detto sopra: i correntisti vanno incontro ad un risparmio sicuro in termini di convenienza ricercando offerte più vantaggiose, anche presso la stessa banca. 

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