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Conte chiude a Renzi, si appella ai “costruttori” e promette il proporzionale

La Camera vota la fiducia a Conte con l’astensione dei renziani – Il Presidente del Consiglio ha attaccato Iv (“grave irresponsabilità”) e per andare avanti ha chiesto aiuto delle altre forze europeiste a anti-sovraniste – Polverini vota per Conte e lascia Forza Italia

Conte chiude a Renzi, si appella ai “costruttori” e promette il proporzionale

Dopo una seduta fiume, la Camera ha votato la fiducia al Premier Giuseppe Conte con 321 voti a favore, 259 contrari e 27 astenuti (Italia Viva). Il presidente del Consiglio ha ottenuto 6 voti in più della maggioranza assoluta, fissata a 315. Tra i transfughi figura Renata Polverini, ex Governatrice del Lazio, che ha votato la fiducia a Con te lasciando Forza Italia. Ma il vero test della fiducia al Governo è oggi al Senato.

Nei suo discorso pronunciato a Montecitorio, Conte ha fatto capire di non aver nessuna intenzione di tornare indietro. Nell’intervento di lunedì mattina, il Premier ha confermato di non voler ricucire l’alleanza con Italia Viva, che la settimana scorsa ha aperto la crisi di governo. Il Premier si è appellato al Parlamento, chiedendo il supporto di tutte le forze europeiste e anti-sovraniste, a cui ha promesso anche una riforma elettorale proporzionale. “Non si può cancellare quello che è accaduto – ha detto Conte – Non si può recuperare quel clima di fiducia che è imprescindibile per lavorare insieme nell’interesse del Paese. Adesso si volta pagina”.

L’ATTACCO A RENZI

L’attacco al partito di Matteo Renzi è stato più esplicito del previsto: “C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? – ha chiesto il Premier – No. I ministri e gli alleati di governo sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo e manifestato ogni disponibilità per evitare che questa crisi, ormai latente, potesse esplodere, nonostante i continui rilanci concentrati, peraltro non casualmente, sui temi più divisivi per le forze di maggioranza”, tra cui Conte ha annoverato il Mes sanitario.

A questo punto, secondo Conte, la crisi “deve trovare qui, in Parlamento, il proprio chiarimento. È una crisi che avviene in una fase cruciale del nostro Paese, quando ancora la pandemia è in pieno corso. Tante famiglie stanno soffrendo per la perdita dei propri cari. Confesso di sentire un certo disagio. Sono qui non per annunciare nuove misure di sostegno a cittadini e imprese, ma per provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma devo dire io stesso non ravviso alcun plausibile fondamento”.

RECOVERY PLAN E DECRETO RISTORI

Il Presidente del Consiglio ha quindi passato in rassegna i prossimi impegni che il governo è chiamato ad affrontare. “Dobbiamo completare il recovery plan: quando riceveremo le osservazioni del Parlamento e delle parti sociali saremo in grado di arrivare alla stesura definitiva, che peraltro poi sottoporremo di nuovo al Parlamento”. Conte ha parlato anche della necessità di un provvedimento a parte per creare una struttura in grado di monitorare e agevolare l’attuazione degli investimenti del Recovery plan.

“Dobbiamo lavorare con la massima urgenza per varare il nuovo decreto ristori”, ha aggiunto. Quanto alle riforme ancora da mettere in cantiere, Conte ha parlato di “razionalizzare il sistema degli ammortizzatori sociali e le politiche attive per il lavoro”, di “rafforzare l’assistenza sanitaria domiciliare e la medicina territoriale”, di aumentare gli investimenti nella ricerca e nella decarbonizzazione.

LA RIFORMA FISCALE E QUELLA ELETTORALE

I capitoli più importanti sono però altri due: “La riforma fiscale, su cui è stata già avviata una prima discussione al fine di razionalizzare il quadro normativo esistente”; e “una riforma elettorale di tipo proporzionale” che si accompagni a riforme istituzionali volte a correggere la forma di governo, il procedimento legislativo (per “ridurre il ricorso alla decretazione di urgenza”) e il Titolo V della Costituzione, in particolare per quanto riguarda la ripartizione dei compiti fra Stato e regioni.

L’APPELLO AL PARLAMENTO

“Per fare tutto questo servono un governo e forze parlamentari volenterose – ha detto ancora Conte – Servono donne e uomini capaci di rifuggire gli egoismi, di scacciare la tentazione di guarda all’utile personale. Servono persone disponibili a mantenere elevata la dignità della politica. Questo governo intende perseguire un progetto politico ben deciso: chi ha la volontà di farsi costruttore insieme a noi, sappia che questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva”.

L’appello, però, non è indiscriminato. Conte ha posto dei paletti: “Questa alleanza sarà chiamata ad esprimere un’imprescindibile vocazione europeista e una chiara scelta di campo contro derive nazionaliste e le logiche sovraniste. Sarebbe un arricchimento per questa maggioranza poter ottenere il contributo delle forze politiche che si riconoscono nelle tradizioni liberale, popolare e socialista. Chiedo un appoggio limpido e trasparente. Aiutateci a ripartire con la massima celerità. Aiutateci a rimarginare la ferita che la crisi in atto ha prodotto, in modo da lasciarci alle spalle il più presto possibile il grave gesto di irresponsabilità che ci ha precipitato in questa situazione”. Per ora, però, Forza Italia, Udc, +Europa e Azione di Calenda hanno respinto le profferte del premier.

PATTO DI LEGISLATURA, AGRICOLTURA E INTELLIGENCE

Conte ha poi annunciato che nei prossimi giorni sottoporrà alle forze di maggioranza una bozza di patto di legislatura. Infine, “non intendo mantenere la delega all’Agricoltura, se non lo stretto necessario – ha concluso – E mi avvarrò della facoltà di designare una persona delegata di mia fiducia per seguire l’intelligence”.

(Ultimo aggiornamento: ore 21:08 del 18 gennaio).

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