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Consultazioni, inizia la sfida di Bersani

Iniziano le consultazioni lampo dei leader politici con il Capo dello Stato: oggi Sel e Lista civica, domani Movimento 5 stelle, Pdl, Lega e Pd – Bersani chiederà il pieno mandato, ma Napolitano sempre più orientato a concedere un pre-incarico – Se il leader del Pd dovesse fallire, si andrà verso un governo di scopo retto da una personalità super partes.

Consultazioni, inizia la sfida di Bersani

Da oggi si fa sul serio. Prendono il via questa mattina le consultazioni dei leader politici con il Capo dello Stato per cercare di formare un nuovo governo. I primi a salire al Colle saranno i neo-presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini (Sel) e Piero Grasso (Pd). Nel pomeriggio sarà la volta dei partiti meno rappresentati in Parlamento, tra cui Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola e Scelta civica di Mario Monti. Domani invece toccherà ai big: Movimento 5 Stelle, Pdl, Lega Nord e Pd. L’ultimo a parlare con Giorgio Napolitano sarà proprio il leader dei democratici, Pier Luigi Bersani, che chiederà l’incarico con pieno mandato

Il segretario Pd punta creare un Esecutivo che riesca a trovare i voti necessari alla fiducia in Senato attingendo al bacino dei grillini (che però continuano a escludere la possibilità di sostenere qualsiasi governo composto dai partiti tradizionali) e forse anche a quello della Lega Nord (ma il Carroccio ha smentito le voci di contatti a latere con i democratici per un eventuale appoggio esterno).

Da parte sua, il Pdl sostiene ancora la necessità di un governo di larghe intese con il Pd, ma al tempo stesso – per bocca di Silvio Berlusconi – minaccia la rivolta di piazza se il centrosinistra farà in modo di consegnare anche il Quirinale a un proprio uomo, e non a un “moderato” (la procedura per l’elezione del nuovo Presidente dovrebbe iniziare il 20 aprile). 

Fin qui gli auspici dei partiti. Il Presidente della Repubblica, tuttavia, sembra più orientato a concedere un pre-incarico. Se così fosse, Bersani dovrebbe esplorare tutte le possibili alleanze che gli garantirebbero la maggioranza assoluta anche a Palazzo Madama (quella alla Camera è già in mano al Pd grazie allo smisurato premio di maggioranza previsto dal Porcellum) e riferire quindi al Capo dello Stato, il quale solo allora – verificata l’effettiva stabilità del nascituro governo – gli affiderebbe il pieno mandato.

Il voto di fiducia delle Camere arriverebbe quindi come atto finale di un lungo processo di gestazione. Il Capo dello Stato teme infatti che un iter più breve esporrebbe Bersani al fallimento, scalzando al tempo stesso stesso Monti da Palazzo Chigi, ancora occupato dal Professore per il disbrigo dell’ordinaria amministrazione. 

Se il tentativo del leader Pd non dovesse andare a buon fine, Napolitano giocherebbe probabilmente la carta del governo di scopo. Un esecutivo a termine, con pochi obiettivi prefissati (riforma elettorale in primis), affidato a una personalità super partes. Categoria da cui è ormai escluso Mario Monti.

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