E’ stato rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale per quadri e impiegati agricoli. Il precedente contratto era scaduto il 31 dicembre del 2015: il nuovo accordo, che riguarda 20.000 lavoratori e 7.000 aziende, è stato siglato ieri sera in Confagricoltura, a Palazzo della Valle a Roma e avrà una durata di due anni dall’1-1-2017 al 31-12-2018. Lo ha firmato anche Coldiretti.
“Siamo soddisfatti – sottolinea il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – perché, nonostante il momento di crisi, siamo riusciti a venire incontro alle esigenze dei quadri e degli impiegati, i più stretti collaboratori dell’imprenditore. E’ stato riconosciuto un aumento retributivo pari al 2,5%. Per quanto riguarda la parte normativa sono state introdotte importanti novità in materia di flessibilità dell’orario di lavoro e di lavoro straordinario”.
Dal punto di vista economico, spiega Roberto Caponi, responsabile dell’area sindacale di Confagricoltura, “su una retribuzione media di 1600 euro, l’aumento è di 40 euro e scatterà a partire dal 1° gennaio di quest’anno”. Per quanto riguarda la flessibilità, invece, è stato aumentato da 75 a 85 ore il tetto annuo per l’orario multiperiodale (è prevista dal contratto un’elasticità legata al diverso impegno richiesto a seconda delle stagioni). Quanto allo straordinario, il limiti sono aumentati da 12 a 18 ore settimanali.
Novità anche per il welfare: il nuovo contratto riconosce un aumento di 50 euro l’anno, per ogni dipendente, al Fondo Sanitario per migliorare le prestazioni.
“Le parti hanno mostrato soddisfazione per un accordo giunto al termine di una lunga trattativa – commenta Confagricoltura – e che sembra aver consentito di trovare un punto di equilibrio anche all’interno di un quadro economico complessivo non semplice”.
Anche per il Tessile-abbigliamento e moda è stato raggiunta l’intesa tra Confidustria- Sistema moda Italia e i sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil per il rinnovo del contratto 31 marzo 2016-31 dicembre 2019 (oltre 420.000 i lavoratori interessati, impiegati in circa 40.000 imprese), scaduto quasi un anno fa.
In estrema sintesi, precisa il comunicato sindacale, l’intesa prevede un aumento complessivo pari a 90 euro (minimi e welfare contrattuale). L’aumento sui minimi salariali è di 70 euro (4°liv.), suddiviso in tre tranche: dal 1 aprile 2017, 25 euro; dal 1 luglio 2018, 25 euro; dal 1 luglio 2019, 20 euro.
Sul versante del welfare contrattuale, a far data dal 1 gennaio 2018 viene istituito il Fondo integrativo sanitario di settore, prevedendo 12 euro per tutti i lavoratori, interamente a carico delle imprese. Previsto inoltre un incremento (+ 8 euro) per il Fondo pensionistico complementare “Previmoda”, sempre a totale carico delle imprese. Aumentato anche l’elemento perequativo che passa dagli attuali 200 euro a 300 euro per tutte quelle imprese che non effettuano la contrattazione di secondo livello.
“Abbiamo superato – dicono soddisfatti i segretari generali Filctem, Femca, Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani – quelle pregiudiziali inizialmente poste da una verifica ex-post, dove il salario non sarebbe stato più definito dal contratto nazionale, trovando una soluzione condivisa tra le parti e ripristinando quel clima di buone relazioni industriali solido, partecipativo, che ha contraddistinto il settore in tutti questi anni. Ora il reddito di migliaia di lavoratrici e lavoratori e il loro welfare contrattuale è salvaguardato, dopo anni che la crisi lo aveva falcidiato. Un settore – ricordano i tre leader sindacali – che solo negli ultimi cinque anni ha perso oltre 100.000 posti di lavoro”.
Interessanti le novità sotto il profilo delle normative, a partire dai congedi parentali con la possibilità di frazionabilità in ore dei permessi; prevista l’istituzione di 30 giorni di aspettativa non retribuita per le adozioni internazionali; istituito il delegato aziendale per la formazione continua.
Un novità infine anche sulle politiche industriali del settore è rappresentata dall’istituzione di un Osservatorio congiunto sulle politiche di ricollocazione aziendale (“reshoring”).
L’ipotesi di accordo stipulata – fanno sapere i sindacati – sarà unitariamente e immediatamente sottoposta all’approvazione delle assemblee dei lavoratori.