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Commercio internazionale: l’impatto Covid sarà duraturo

La pandemia ha duramente colpito il commercio internazionale così come ha accelerato quello illecito in molte regioni del mondo. Philip Morris: “Serve maggiore cooperazione tra settore pubblico e privato”

Commercio internazionale: l’impatto Covid sarà duraturo

Gli effetti della pandemia sulla produzione e sul commercio internazionale saranno duraturi. La chiusura delle frontiere, la sospensione di diverse attività commerciali e le diverse misure restrittive per arginare la diffusione del virus hanno avuto un impatto significativo sulle aziende, interrompendo e, inevitabilmente, danneggiando le catene di approvvigionamento in tutte le regioni. È quando emerso nella tavola rotonda virtuale “Building up supply chain’s resiliency in a post pandemic Mediterranean: regional trade, digitalization and technological innovation”, durante la settima edizione della Conferenza Rome Med-Mediterranean Dialogues.

Il commercio internazionale subirà trasformazioni significative nei prossimi anni, costruire la resilienza delle catene di approvvigionamento significa “rafforzare il mercato regionale, l’integrazione economica e investire nella digitalizzazione e nell’innovazione tecnologica”. La rivoluzione digitale è importante anche per combattere il traffico illecito, poiché migliora la tracciabilità e l’autenticazione, oltre a contribuire alla prevenzione di frodi e contraffazioni, garantendo così la sicurezza dei prodotti e delle catene di approvvigionamento.

La regione del Mediterraneo – un crocevia altamente strategico per il commercio globale – richiede un migliore coordinamento nel campo dell’innovazione tecnologica così da mitigare le minacce e le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento che offrirebbero un’opportunità per rafforzare il commercio regionale.

Per quanto riguarda la sicurezza nel Mediterraneo, Manlio Di Stefano, Sottosegretario agli affari esteri italiano ha sottolineato la necessità di non lasciare indietro le persone ed evitare che la criminalità organizzata approfitti del momento delicato per proliferare.

“L’epidemia di Covid-19 ha aumentato l’importanza delle catene di approvvigionamento, nel bacino del Mediterraneo, come in altre regioni del mondo, spingendo i governi ad intraprendere azioni per accelerare la digitalizzazione e per adattarsi in modo più efficiente e resiliente agli effetti del cambiamento climatico, il governo algerino ha messo in atto diverse misure per rilanciare l’economia digitale e le startup tecnologiche e ha lanciato un ambizioso programma per l’economia della conoscenza”, ha sottolineato Yacine El Mahdi Oualid, Ministro algerino per la knowledge economy e le startups.

Marcello Minenna, direttore agenzia italiana delle dogane, ha ricordato come non solo la domanda, ma anche l’offerta è stata investita dalla pandemia. E che tra i fattori determinanti c’è il distanziamento sociale, l’assottigliamento delle scorte per via della progressiva adozione della logica del just-in-time, la progressiva concentrazione geografica nella produzione di numerosi beni, la circostanza che i problemi di fornitura hanno interessato industrie upstream, l’accumulazione precauzionale che ha accentuato la scarsità di molti beni.

Serve dunque un cambio di paradigma “nella costruzione delle supply chain – anche per governare le spinte inflattive -passando dal criterio dell’efficienza a quello della resilienza. Questo passaggio può trovare nella tecnologia un importante alleato”, ha concluso Minenna.

Secondo Hafed Belhadj, Chief procurement officer, Philip Morris international: “Il commercio illecito rimane un grande problema data la sua capacità di adattamento: la pandemia lo dimostrato con le reti criminali che stabiliscono operazioni illegali in zone scarsamente monitorate e creano disordini sui commerci legittimi, destabilizzando i Paesi di tutto il mondo. “Proprio per questo motivo la collaborazione è un fattore fondamentale per il successo contro il commercio illecito. È necessario continuare a compiere passi in avanti verso una reale collaborazione tra settore pubblico e privato”.

Sul tema è intervenuta anche Blanca Moreno Dodson, direttrice del Center for Mediterranean Integration: “La regione ha bisogno di una maggiore cooperazione Sud-Sud e Nord-Sud, per la promozione dei flussi di investimento regionali per finanziare progetti comuni e consentire trasferimenti di tecnologia e know-how più rapidi, su una scala più ampia di quanto realizzato finora”.

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