Condividi

Cloud storage: all’inizio era DropBox, con BooleBox la sfida è sulla sicurezza

Al centro di tutte le dispute sulle soluzioni cloud per l’archiviazione dei file c’è la sicurezza. L’utenza aziendale, ma ormai anche quella privata, chiede ai fornitori di questo genere di servizi la certezza di non rischiare intrusioni e/o violazioni della privacy. BooleBox è una di queste soluzioni che propone la cifratura dei dati con chiavi personali non accessibili nemmeno dal provider

Cloud storage: all’inizio era DropBox, con BooleBox la sfida è sulla sicurezza

“Come per la maggior parte dei servizi online, un numero ridotto di nostri dipendenti deve poter accedere ai dati degli utenti per i motivi dichiarati nelle norme sulla privacy, ma questa è un’eccezione, non la regola. Applichiamo severi controlli sugli accessi ai dati per ragioni tecniche e di conformità alle norme, che vietano ai dipendenti l’accesso ai dati degli utenti tranne in queste rare circostanze. Inoltre, applichiamo numerose misure di sicurezza fisiche e logiche per proteggere le informazioni degli utenti dagli accessi non autorizzati” questo è quanto si legge nella sezione “Protezione e privacy” del centro assistenza di Dropbox, il cloud server per antonomasia.

Protezione e sicurezza sono i due concetti cardine nonché i punti di partenza dell’offerta di Boolebox. A differenza di molte altre soluzioni cloud, infatti, con BooleBox qualsiasi tipo di dato archiviato viene protetto con un ulteriore livello di protezione che utilizza chiavi di cifratura private, note solo al proprietario dei dati. Praticamente, neppure BooleBox è in grado di accedere alle informazioni custodite e protette dal legittimo proprietario. In questo modo, anche il furto delle credenziali o eventuali intercettazioni non metteranno a rischio i contenuti, in quanto nessuno potrà accedervi senza le opportune chiavi di sicurezza.

BooleBox può vantare uno “zero” nel conteggio di data breach registrati da quando è online (2014) e, solo questa informazione, lo rende una valida scelta nel panorama del cloud storage mondiale. Ma di quali e quanti servizi stiamo parlando? Il mercato del cloud storage è nato come duopolio tra Dropbox (fino a 2 TB di storage) e Google Drive (fino a 30 TB), anche se quest’ultimo è in realtà nato come sistema di conservazione degli allegati di posta molto voluminosi. Nel giro di pochi anni, dal 2012 in poi, è diventato un mercato saturo di offerte di tutti i tipi.

Il record, per quanto riguarda l’offerta – senza contare la capacità illimitata di soluzioni personali come ownCloud, da installare sul proprio server o su un server con spazio web illimitato – è quella di Qihoo 360 Yunpan, server cinese che offre fino a 50 TB di spazio. Sì, avete capito bene: 50 Terabyte, non è un errore. Sempre sull’ordine di grandezza del Terabyte, c’è Tencent Cloud (10 TB), quindi Yunio (base di 1 TB gratis), Cloud Mail, server russo che parte da 100 GB gratuiti per utente fino a 4 TB a pagamento, il famosissimo Mega, al centro di diverse dispute per la diffusione di software illegale (50 GB per tutti e fino a 4 TB a pagamento), ancora ci sono ADrive Personal Basic, Firedrive, Hubic, BitCasa, Copy, 4synch, Mediafire, Box Personal, pCloud, Sync.com, Yandex Disk, SpiderOak, Carbonite, SugarSync, tutti servizi nell’ordine delle decine di Gigabyte per i piani di partenza e che sfiorano 1 o 2 TB nelle versioni a pagamento (solo alcuni). Poi ci sono i blasonati OneDrive di Microsoft (che può arrivare fino a 2 TB di spazio anche gratuito, attivando diverse promozioni e che merita davvero una menzione particolare per la versatilità e compatibilità del servizio), iCloud di Apple, (in Italia fino a 2 TB), Cloud Drive di Amazon: da 5 GB (gratis) a 100 GB a seconda del piano scelto. Chiudono la lista iDrive (che in realtà spazia da un’offerta gratuita di 5 GB a 5 TB/illimitata per l’offerta a pagamento), Ubuntu One (5 GB), Mozy Home (2 GB espandibili senza limiti), TeamDrive (da 2 GB a 10 GB), e i vari servizi di Cloud Backup come: Tresorit, Box.com, JottaCloud, Zoolz, JustCloud. Tutto, ovviamente, senza contare le offerte del dark web, le piccole realtà con pochissima diffusione e le soluzioni dedicate esclusivamente alle aziende o quelle offerte dalle compagnie di telecomunicazioni ai propri clienti.

In questo scenario Boolebox ha il merito di non apparire affatto come l’ennesima proposta in un mare magnum di prodotti tutti uguali. BoobleBox, innanzitutto è sì un cloud storage, ma è anche un client di posta elettronica sul web, accessibile dalla stessa interfaccia che si utilizza per consultare la propria raccolta di file. Non c’è bisogno di nessuna configurazione per inviare, da subito, una email cifrata e con allegati presi dal proprio storage, anch’essi protetti dalla cifratura. La navigazione all’interno delle cartelle dal browser è molto rapida e non soffre dei ritardi di caricamento dei thumbnail di immagini e video. La grafica è minimalista, ma l’utenza aziendale – e non solo – apprezza questa semplicità in favore della velocità e della stabilità dell’applicazione. Le anteprime sono immediate (salvo file troppo pesanti) e le icone di condivisione e gestione dei file sono realizzate in maniera tale da intuirne facilmente la funzione.

Unica pecca è sicuramente l’impossibilità di importare ed esportare la rubrica o i messaggi di posta. C’è anche da dire però che questa operazione potrebbe essere vista come una breccia nel sistema sicuro di BooleBox che, avendo uno standard di sicurezza molto elevato, non è compatibile con i formati e le strutture degli altri sistemi di archiviazione riguardanti la posta elettronica. D’altro canto, chi volesse adeguarsi allo standard, non ha che l’imbarazzo della scelta: le applicazioni messe a disposizione per dialogare con il sistema di scambio email sicuro di BoobleBox prevedono piena operatività con la piattaforma di Microsoft (Outlook Encryptor) e quella di Google (GMail). L’integrazione è completata poi con l’interfaccia per l’utilizzo dei file creati con i programmi del pacchetto Office 365 di Microsoft.

BooleBox è un prodotto Made in Italy, frutto del lavoro di Valerio Pastore, Chief Software Architect della soluzione. Lo spazio disponibile arriva fino a 6 TB nel caso dell’offerta alle aziende, ma le chiavi personali sono sempre illimitate, indipendentemente dal piano scelto (tranne nella versione gratuita che sono limitate a 3). Una caratteristica davvero notevole e assolutamente insolita è quella dell’anti-cattura schermo. Si tratta di un sistema che consente di ridurre i rischi di appropriazione indebita dei contenuti messi in condivisione tramite cattura schermo da applicazioni print screen e video grabbing. La sincronizzazione dei file tra computer locali, cloud e mobile può avvenire in maniera automatica attraverso un pannello di sincronizzazione dedicato. Il backup conserva fino a 100 versioni precedenti ed esiste la possibilità di tenere traccia delle modifiche fatte dagli utenti anche in caso di multiaccesso. Non manca la gestione dei ruoli e degli utenti. I prezzi dei piani di abbonamento con le specifiche sono sulla pagina del produttore.

Commenta