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Cina, successo per la Banca dei testamenti

E’ nata a Pechino un’organizzazione no-profit, la China Will Bank, che assiste il cliente nella redazione del testamento.

Cina, successo per la Banca dei testamenti

I tribunali cinesi sono sommersi da cause di successione e il problema sta assumendo una dimensione preoccupante. Testamenti redatti in modo approssimativo, che presentano spesso ambiguità di interpretazione, lasciano in eredità cause lunghe e dispendiose, che vanno consumando proprio quei beni che si volevano preservare. 

La soluzione migliore, certo, sarebbe quella di mettersi nelle mani di un buon studio legale, ma non tutti possono permettersi i servizi di un bravo avvocato. In risposta a un problema che sta diventando sempre più rilevante, è nata a Pechino un’organizzazione no-profit, la China Will Bank, che assiste il cliente nella redazione del documento e provvede quindi a registrarlo e a conservarlo. 

La Banca dei testamenti, che conta attualmente due sedi ma è in procinto di passare a quattro, fornisce assistenza gratuita a persone di età superiore ai 60 anni. Prima di prendere appuntamento con uno dei funzionari – ma non è così semplice, le liste d’attesa contano decine di migliaia di iscritti –, chi vuole usufruire dei servizi è invitato a prendere visione dei numerosi modelli di testamento presenti sulla piattaforma dell’organizzazione per individuare il tipo di documento più consono alle proprie esigenze. 

Una volta che il cliente ha pronta una bozza, si reca, spesso insieme agli eredi, in uno degli uffici della China Will Bank, dove un funzionario lo aiuterà a stendere il documento in maniera corretta e controllerà la documentazione prodotta. Pechino, spiega Chen Kai, direttore della China Will Bank, ha tre milioni di residenti ultrasessantenni, che diventeranno quattro nel 2020, il 25% dell’intera popolazione residente. 

“Se soltanto il 10% degli anziani di Pechino volesse avvalersi dei nostri servizi” osserva Chen “il numero supererebbe di gran lunga la capacità di ricezione delle nostre sedi”. “È per questo” aggiunge “che abbiamo deciso di aprire altre due uffici in città, e crediamo che l’esperimento non sarà limitato alla sola Pechino”.


Allegati: China Daily

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