Condividi

Cina e India: ancora forte crescita ma aspettative frenano

Se in Cina la fiducia è trainata dalla dinamica di trasporti e servizi finanziari, in India nonostante le previsioni di moderata accelerazione i consumatori lamentano un peggioramento della situazione economica generale e del mercato del lavoro, mentre l’attenzione degli investitori ritorna sui deficit gemelli.

Cina e India: ancora forte crescita ma aspettative frenano

Secondo il Centro Studi di Intesa Sanpaolo, l PIL cinese nel corso del terzo trimestre 2017 ha registrato un aumento del 6,8%, mentre nei tre mesi successivi il rialzo, in base a quanto riferito dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, è del 6,9%.

Dal lato dell’offerta si sottolinea una dinamica ancora elevata del settore dei trasporti e un’accelerazione di quello dei servizi finanziari, mentre il settore immobiliare ha continuato a rallentare insieme a quello delle costruzioni. Ecco allora che gli analisti rivedono al rialzo la crescita economica relativa all’intero 2017 pari a 6,9%. In questo contesto gli ultimi dati a frequenza mensile hanno registrato un moderato rallentamento dell’attività tra agosto e novembre, con la performance del settore dei servizi e delle industrie legate alle nuove tecnologie che resta migliore rispetto a quella dell’industria pesante. La fiducia di imprese e consumatori ha continuato a salire, la prima trainata al rialzo dall’aumento dei profitti e del fatturato e la seconda sostenuta dal buon andamento del mercato del lavoro. 

 In questi mesi le Autorità hanno continuato ad emanare nuovi regolamenti per ridurre il rischio sistemico in diversi ambiti del settore finanziario bancario e non bancario. A metà novembre è stato costituito il Comitato per lo Sviluppo e la Stabilità Finanziaria, con un ruolo di coordinamento delle politiche monetarie, fiscali ed economiche, e un livello ministeriale superiore alle varie Autorità competenti e alla Banca CentraleIl controllo del rischio finanziario resterà dunque tra le più alte priorità dei regolatori anche nel 2018, insieme alla protezione ambientale e alla qualità della crescita, ossia al benessere dei cittadini e alla distribuzione della ricchezza. Ecco allora che, secondo gli analisti, l’obiettivo di crescita per il 2018 potrebbe quindi essere lievemente abbassato all’intervallo 6-6,5%. 

Il principale istituto bancario sembra aver adottato un orientamento della politica monetaria con un orizzonte a più lungo termine attraverso un maggior utilizzo delle operazioni di rifinanziamento a medio lungo termine e l’annuncio con tre mesi di anticipo di un taglio selettivo del tasso di riserva obbligatoria. Si ritiene che nel corso del 2018 la PBoC manterrà sostanzialmente invariata la stance di politica monetaria, fornendo un adeguato livello di liquidità al mercato ma mantenendo i tassi moderatamente più elevati rispetto allo scorso anno, in particolare sulle scadenze più lunghe. L’intento, ribadito dalle Autorità, di limitare il rialzo dei prezzi delle case e, più in generale, di contenere i rischi finanziari, prelude a tassi moderatamente più alti nei prossimi trimestri e a un rallentamento del credito che toglierà progressivamente sostegno agli investimenti. Gli analisti si aspettano che la tenuta degli investimenti in infrastrutture pubbliche e dei servizi, su cui il governo continua a puntare, non riesca a compensare del tutto la decelerazione degli investimenti nel settore immobiliare e manifatturiero. Ecco allora che si prospetta uno scenario di contenuto rallentamento della crescita economica a 6,4% nel corso di quest’anno e a 6,2% nel 2019. 

ANCHE IN INDIA PROSEGUE LA CRESCITA

 Allo stesso tempo, nel corso del terzo trimestre 2017 il PIL indiano è accelerato al 6,3%, quando la decelerazione dei consumi è stata compensata da una moderata ripresa degli investimenti e dall’accumulo di scorte, mentre l’export ha fornito un contributo negativo alla crescita. Dal lato dell’offerta si riscontra un rimbalzo del valore aggiunto del settore industriale, una frenata di quello agricolo e una crescita ancora elevata, seppur in lieve rallentamento, del settore dei servizi. I dati macroeconomici mensili hanno segnalato un ulteriore miglioramento nel settore manifatturiero e una situazione ancora buona ma meno rosea rispetto ai trimestri precedenti nel settore dei servizi. La fiducia dei consumatori, infatti, rimane nella zona di pessimismo (sotto 100) e sui minimi dall’inizio del 2014: i consumatori lamentano un peggioramento della situazione economica generale e del mercato del lavoro, anche se le intenzioni di spesa restano in aumento. L’inflazione dei prezzi al consumo è salita dal 3,3% in agosto a 4,9% di settembre, spinta al rialzo principalmente dall’aumento dei prezzi degli alimentari e di carburanti ed elettricità. Gli analisti si aspettano che l’inflazione si attesti in media a 3,3% nel 2017 e che aumenti a 5% nel 2018 rimanendo all’interno dell’intervallo target della banca centrale. 

Il saldo delle partite correnti è lievemente peggiorato nel corso del terzo trimestre (1,4%), a causa di una maggior deficit della bilancia commerciale determinato dal maggiore aumento delle importazioni rispetto alle esportazioni, in particolare di beni. L’andamento ancora debole degli ordini esteri e l’attesa ripresa della domanda interna insieme all’aumento del prezzo del petrolio potrebbero portare a un ulteriore contenuto aumento nei prossimi trimestri, riportando l’attenzione degli investitori sui “deficit gemelli”, ossia la correlazione tra il disavanzo pubblico e quello delle partite correnti. In questo contesto e con l’inflazione in aumento, gli analisti ritengono che la Banca Centrale manterrà i tassi fermi nel corso dei prossimi trimestri, con un possibile rialzo nella seconda metà di quest’anno, e con ulteriori riforme per favorire la trasmissione della politica monetaria ai tassi bancari. 

I rischi al ribasso sulla performance del settore agricolo e dei consumi inducono a mantenere le previsioni di crescita per l’anno 2017 a 6,4%, con uno scenario di moderata accelerazione della crescita del PIL a 7,2% nel corso di quest’anno e del 7,4% nel 2019 grazie al sostegno della politica fiscale e a una lenta ripresa degli investimenti favorita dagli effetti di lungo termine delle riforme implementate negli ultimi anni. 

Commenta