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Cavazzuti: Basta azionisti politici occulti per le nomine pubbliche, Bologna si affida a tre Saggi

di Filippo Cavazzuti* – La nuova giunta del capoluogo emiliano ha rivoluzionato il metodo delle nomine pubbliche affidandolo al parere preventivo di tre Saggi (Renzo Costi, un’imprenditrice e un giurista del lavoro) – Può essere un esempio per tutta Italia: trasparenza e meritocrazia al posto delle pressioni e delle lottizzazioni partitocratiche.

Cavazzuti: Basta azionisti politici occulti per le nomine pubbliche, Bologna si affida a tre Saggi

La nuova Giunta di Bologna, dopo la degradazione della città dovuta alla scandalo del precedente sindaco ed al successivo commissariamento, ha adottato una procedura per le nomine pubbliche che riporti la città all’onore delle armi e che potrebbe essere di esempio per altre città. Procedura adottata nel tempo più opportuno per contrastare gli effetti del recente referendum. Non mi è parso dunque per nulla esagerato il titolo dato all’articolo di M. T. Scorzoni apparso su questo sito in data 9 giugno ( “Nomine pubbliche rivoluzione a Bologna”).

Il terreno di gioco. Il Comune di Bologna partecipa in 18 società di capitali, ognuna valutata “strettamente necessaria” per il perseguimento delle sue finalità istituzionali. Ciò al fine di rispettare la legge finanziaria 2008 che vieta anche agli enti locali di partecipare a società non “strettamente necessarie”. Nel 2008, i compensi agli amministratori e ai sindaci delle società partecipate sono costati alle stesse rispettivamente 4,280 e 0,927 milioni di euro. Nel caso di Hera Spa (società multiutility quotata) i compensi ai 16 consiglieri non operativi sono ammontati a 1,656 milioni di euro; nel caso di Enel ed Eni rispettivamente 0,832 e 1,009 milioni di euro.

A loro volta, le tre società più importanti (Hera , Aeroporto e Fiera) partecipano rispettivamente a 53, 6, e 20 società, con partecipazioni sia totalitarie, sia di maggioranza, di minoranza o di tipo uni personale. Nel complesso, sono quasi cento le società partecipate direttamente o indirettamente dal Comune di Bologna. E’ del tutto evidente che in assenza di regole di trasparenza, al pari di quanto avviene in tutti i Comuni che detengono partecipazioni, al momento delle nomine queste sono decise nelle stanze dei partiti, della Regione, della Provincia, delle associazioni di categoria, delle fondazioni bancarie e delle più diverse associazioni più o meno culturali (il cui intreccio costituisce un vero e proprio kamasutra politico e partitico).

Nel linguaggio politico, al momento opportuno “si apre un tavolo” per le nomine in cui i commensali procedono, come in alcuni concorsi universitari, al giro di tavolo: uno a me, uno a te e così via. Nella ripartizione dei posti disponibili avviene sovente che le “azioni si pesino e non si contino”, raramente che le “azioni si contino e non si pesino”, spesso che decidano “azionisti politici occulti”.

La procedura adottata il 21 giugno dalla Giunta di Bologna. Pur riconoscendo che non vi è nulla di scandaloso nel fatto che i soggetti prima citati tentino di occupare qualche poltrona con qualche sodale, la nuova procedura ambisce a portare alla luce del sole, e pertanto evitare, ciò che avveniva nel corso del kamasutra prima ricordato. Si soddisfa così l’antica massima in uso per la regolazione dei mercati finanziari e cioè che “il sole è il miglior antidoto all’insorgere di molte malattie”.

La procedura adottata è alquanto semplice. Il Comune deve preliminarmente dare adeguata e tempestiva pubblicità, sul suo sito web, delle posizioni da ricoprire per le nomine in scadenza. I soggetti, che dovrebbero essere orgogliosi di possedere le qualità morali e professionali per la gestione della cosa pubblica inviano, via web, ad un comitato di tre “Saggi” (non remunerati, nominati dal Sindaco e non dal Consiglio e neppure dalla Giunta), una manifestazione di disponibilità a ricoprire un incarico accompagnata dal proprio curriculum, che sarà messo in rete nell’apposito sito del Comune.

Si è eccepito, da alcuni, a questo riguardo che la pubblica dichiarazione di disponibilità accompagnata dal curriculum (eventualmente corredata da lettere di stimati referee), poiché messa in rete, potrebbe costituire un ostacolo insuperabile per i “migliori”: per mancanza di orgoglio? Ma nulla vieta che intervengano gli sponsor (persone fisiche o associazioni di categoria che siano, non vittime di pulsioni virginali: mi parrebbe assai strano) a procedere a pubbliche candidature attestando i meriti morali e professionali dei loro candidati, mettendo in rete nel portale del Comune il curriculum che ne confermi le qualità.

I “Saggi” (nelle persone ieri nominate: Maria Carla Schiavina, imprenditrice; Renzo Costi, giurista; Luigi Montuschi, giurista del lavoro) esaminato il materiale pubblicato nell’apposito sito di pubblico dominio e suggeriscono, in modo non vincolante, al Sindaco la candidatura più adeguata, assicurando che ogni singola proposta di nomina sia fondata su requisiti che garantiscano che l’azione dell’ente sia trasparente, efficace ed efficiente nel perseguimento degli obiettivi stabiliti dai piani strategici del Comune. Nel caso specifico si tratta di garantire che le decisioni delle società partecipate in materia urbanistica (come la Fiera Spa) siano coerenti con la politica urbanistica del Comune. Rimane nelle facoltà del Sindaco di accettare o no la proposta. Tutto qui. Alla luce del sole.

* Economista, docente dell’Università di Bologna, ex commissario Consob

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