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Caro energia: i sindaci chiedono risorse per il 2023. Il buco dei Comuni nel 2022 salito a 600 milioni di euro

A causa del caro energia i bilanci comunali nel 2023 possono andare in rosso. Il governo aspetta l’Europa, ma perché non intervenire direttamente bloccando le tariffe? L’occasione della manovra finanziaria.

Caro energia: i sindaci chiedono risorse per il 2023. Il buco dei Comuni nel 2022 salito a 600 milioni di euro

Il caro energia mette in allarme i Sindaci che chiedono al governo un aiuto per affrontare con meno problemi il 2023. Il punto è che il rincaro dei prodotti energetici ha pesato (e molto) sui bilanci comunali.

L’Associazione dei comuni (Anci) ha inviato una lettera alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato in cui vengono elencate le necessità che hanno i Sindaci per riequilibrare la spesa. La voce energia, in sostanza, non è che una delle tante richieste che i primi cittadini rivendicano verso l’esecutivo. Si tratta una partita molto sostanziosa inclusa in un pacchetto per il nuovo anno, all’attenzione anche dell’opposizione, per quel che concerne il ruolo dell’Italia nel contesto europeo.

I servizi comunali nell’anno che si chiude hanno subito effetti pesanti sia dall’aumento del costo dell’energia che da altre prestazioni. Per l’energia, l’Anci lamenta un buco di circa 600 milioni di euro suddiviso tra i fondi messi a disposizione dal governo (990 milioni) e 1.600 milioni previsti nelle spese per il 2022.

Caro energia: le richieste dei sindaci per il 2023

I sindaci dicono di essere riusciti a tappare la falla del caro energia in autonomia ma per il 2023 la situazione dovrà cambiare. A questo scopo si chiede di attivare un tavolo di confronto, come è accaduto per l’emergenza Covid. Sul punto bisogna dare anche un segnale all’ambiente ed alla transizione con fonti non inquinanti. “L’identità italiana si fonda sui comuni, custodi delle mille specificità, e i sindaci oggi più di ieri sono in prima fila nell’impegno politico, svolgono il lavoro più difficile in ambito istituzionale”. Così ha detto la premier alla recente assemblea dell’Anci a Bergamo.

Senza replicare direttamente a Giorgia Meloni i sindaci hanno scelto di coinvolgere i parlamentari che potrebbero soddisfare le richieste nell’ambito della manovra finanziaria. Assieme all’energia nel pacchetto di richieste c’è la pace fiscale, i bonus ai dipendenti pubblici, le cartelle esattoriali, il trasporto pubblico, le emergenze ambientali. Fatta la somma, le richieste arrivano alla cifra di 1 miliardo di euro.

I sindaci non possono aspettare le decisioni dell’Ue

L’attenzione si sposta sugli emendamenti alla manovra che all’energia ha destinato 21 dei 35 miliardi di euro in totale. La premier a Bergamo aveva sottolineato che senza un aiuto della Commissione europea sarebbe stato difficile sostenere a lungo il caro bollette. Ma, secondo le ultime notizie arrivate da Bruxelles, la Commissione fino a marzo non dovrebbe prendere nessuna decisione. Cosa faranno, allora, i sindaci? Inaugureranno il nuovo anno aumentando le tasse ? La crisi di liquidità mette paura soprattutto ai cittadini che dovrebbero sopportare il peso di sanare le casse del proprio comune.

Il mercato dell’energia sarà mobile ancora per molto tempo, per cui è poco realistico attendere (eventuali) decisioni dell’Ue. Si può affrontare la questione “in casa” anticipando qualche risorsa ai Comuni (purché la impieghino bene), studiando proposte alternative per risparmiare, fissando un livello massimo di aumento delle bollette per il 2023 o altro. Tutto senza le proteste delle società energetiche e avendo a cuore l’interesse dei cittadini.

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