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Carlo Tamburi, Enel Italia: “Rete digitale e pacchetti innovativi, le sfide 2015”

INTERVISTA A CARLO TAMBURI, capo Country Italia di Enel – “Il prossimo anno timida ripresa dei consumi elettrici: resta una forte sovraccapacità produttiva”- “Delle 23 centrali da chiudere solo il 3% è ancora attivo. Nei siti dismessi musei, centri direzionali, parchi: allo studio varie soluzioni” – “Mobilità elettrica, strada senza ritorno”.

Carlo Tamburi, Enel Italia: “Rete digitale e pacchetti innovativi, le sfide 2015”

Sarà ancora un anno di transizione per l’energia, ma non mancheranno gli spunti positivi e le novità. Nel 2015 proseguirà la rivoluzione delle rinnovabili e si farà sentire sempre più l’impatto della generazione distribuita, dei piccoli autoproduttori verdi o a gas. Il crollo del petrolio degli ultimi mesi del 2014 dovrebbe poi contribuire a ridurre, con un semestre di scarto, il costo delle bollette. E non mancheranno le sfide tecnologiche: per l’elettricità la più importante sarà proprio l’evoluzione sempre più digitale e avanzata della rete di distribuzione per adattarsi al nuovo mondo in cui produttori e consumatori si confondono e sovrappongono e i flussi elettrici salgono e scendono, in alta e bassa tensione, sfidando i vecchi modelli consolidati. Con la prospettiva, più probabilmente nel 2016, di nuovi e più moderni contatori 2.0 in grado di favorire servizi personalizzati per i consumatori.

 L’altro capitolo, non meno importante, resta quello dell’efficienza energetica: luci al led, lavatrici più evolute o condizionatori risparmiosi per ridurre lo spreco di energia. Qui la sfida è sui servizi innovativi integrati, sui pacchetti chiavi in mano. Di tutto questo parliamo con Carlo Tamburi, 55 anni, dodici passati all’Enel e prima ancora all’Iri e al ministero del Tesoro con Mario Draghi nella stagione delle privatizzazioni. Da pochi mesi è a capo della divisione Country Italia del gruppo elettrico nazionale.

Il crollo dei consumi elettrici è uno degli indicatori più evidenti della crisi economica. Cosa ci dobbiamo aspettare per il prossimo anno?

«Per il 2015 prevediamo una timida ripresa dei consumi di energia elettrica che dovrebbero attestarsi attorno ai 314 miliardi di kilowattora, in aumento dell’1% rispetto all’anno che sta per concludersi. Pur non trattandosi di una crescita particolarmente significativa speriamo si tratti di un segnale di inversione di tendenza che porti ad una stabile ripresa del sistema Paese».

L’Italia si trova di fronte ad una forte sovraccapacità produttiva. L’Enel chiuderà 23 impianti termoelettici per 11.000 Megawatt su 22.452 complessivi. Praticamente la metà.

«In Italia la capacità installata complessiva è arrivata a 126.000 Megawatt, incluse le fonti rinnovabili. Di questi, 36.728 sono in capo ad Enel. Quanti se ne utilizzano? Il sistema sarebbe in grado di produrre circa 500 miliardi di kilowattora, ma come abbiamo visto le stime indicano che ne consumeremo 314 il prossimo anno. La domanda alla punta è di circa 52-55 mila Megawatt per cui c’è una riserva di oltre 70 mila Megawatt. Sono cifre che parlano da sole».

 Si è parlato di Livorno, Genova, Bari e Porto Tolle ma anche di Montalto di Castro. Da dove comincerete?

«I 23 impianti che l’Enel ha in programma di chiudere sono diversi per tipologia – turbogas, olio-gas, carbone – e per localizzazione dentro o fuori le città. Non li abbiamo scoperti ieri. Solo il 3% è disponibile per la produzione, con autorizzazioni che scadono tra il 2017 e il 2019 e non saranno rinnovate. Tutto il resto è fermo. Il processo di chiusura sarà graduale, apriremo singoli tavoli con tutte le parti interessate per trovare soluzioni sostenibili e condivise, valorizzando i siti,  salvaguardando l’occupazione e se possibile, garantendo la vocazione industriale e produttiva. Altrimenti, con soluzioni di business alternative: musei, centri direzionali, parchi o concorsi di idee dal territorio. Siamo ancora in fase di studio».

La riorganizzazione varata dal vertice Enel ha portato alla nascita della divisione Italia. E’ la prima volta. Quali vantaggi porterà?

«L’Italia conta. Qui ha sede il quartier generale, qui abbiamo il 40-45% del fatturato, dell’Ebitda e degli occupati dell’intero gruppo. Da qui partono le linee di sviluppo sulla ricerca, sull’innovazione e sulla sostenibilità. Mettere tutte queste potenzialità a fattor comune darà molti vantaggi e farà emergere il valore del business locale: abbiamo la rete più digitalizzata ed evoluta al mondo con 30 milioni di contatori elettronici. Tutti punti di forza che possiamo esportare all’estero».

Dicevamo la rete: la sfida del digitale per governare i flussi di energia dall’alto verso il basso e viceversa. A che punto siamo?

«Siamo ad un punto già molto avanzato ma gran parte del lavoro per il futuro lo immaginiamo ancora sulla rete per renderla sempre più al servizio dell’evoluzione in corso. Non è una sfida da poco, data la rivoluzione delle rinnovabili e la quota crescente di produttori-consumatori. Ogni giorno centinaia di migliaia di piccoli impianti producono e mettono la loro energia in rete ma anche consumano e chiedono energia alla rete. I flussi sono bidirezionali e anche i fattori climatici giocano un ruolo. L’impossibilità di programmare l’utilizzo di gran parte delle fonti rinnovabili impone la presenza di una rete affidabile, agile e potente allo stesso tempo».

I nuovi contatori fanno parte di questi obiettivi?

«I primi contatori elettronici, installati dal 2000, saranno sostituiti con quelli di seconda generazione. Indicativamente a partire da 2016. L’evoluzione digitale va inevitabilmente a beneficio dei clienti finali. L’altro driver importante è quello dell’efficienza energetica. Ci muoveremo soprattutto su quattro binari: luci al led, pompe di calore, caldaie a condensazione, mobilità elettrica. La sfida sarà sui servizi integrati, i pacchetti chiavi in mano per i clienti: dalla valutazione alla realizzazione dell’intervento, comprese le pratiche fiscali e lo smaltimento, con rateizzazione e addebito in bolletta».

Parigi punta a installare 7 milioni di colonnine di ricarica per le auto elettriche entro il 2030, su 9.500 oggi esistenti. Un modello da imitare?

«Personalmente credo molto nel car sharing e nella mobilità elettrica in senso lato. Anche se sta crescendo più lentamente del previsto, la considero una strada senza ritorno. E non perché si debba imitare Parigi ma perché è un passaggio fondamentale per decongestionare il traffico, ridurre le emissioni nelle città e migliorare la qualità della vita: i veicoli elettrici sono silenziosi».

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