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Carlo Marx, 200 anni dopo è ancora attuale o no?

Duecento anni dopo la sua nascita, la grande stampa internazionale ha dedicato un inatteso tributo al pensiero di Carlo Marx: perchè le sue teorie, da cui nacque il comunismo, non fanno più paura o perchè si ritiene che una parte delle sue teorie sia ancora valida? Ecco che cosa ne pensa lo storico dell’economia Giulio Sapelli

Carlo Marx, 200 anni dopo è ancora attuale o no?

Ritorno a Marx? 

Per i 200 anni di Marx la grande stampa borghese ha dedicato un tributo inatteso al pensatore di Treviri. Time, Newsweek e persino Der Spiegel hanno messo Marx in copertina. In un sondaggio condotto dalla BBC, Marx è risultato al primo posto tra i più grandi pensatori moderni, sopravanzando perfino Albert Einstein, che si è piazzato secondo. 

Il New York Times ha scritto che Marx è il pensatore più influente della storia le cui analisi ci aiutano capire il nostro mondo, come ha dimostrato il recente ponderoso lavoro di Thomas Piketty, chiaramente in continuità con Marx. L’Economist, meno incline agli entusiasmi, ha invece scritto che, sebbene un libro su Marx dovrebbe recare come sottotitolo “a study in failure”, la sua resta una figura monumentale oggi più viva che mai. Ha poi aggiunto “Il collasso dell’ortodossia pietrificata del marxismo ha rivelato che Marx è molto più interessante di quanto ci hanno fatto credere i suoi interpreti”. Questo invito a tornare a Marx e alla sua analisi del capitale e dell’economia politica, andando oltre l’utilizzo politico delle sue teorie, avrebbe gratificato lo sfortunato filosofo francese Louis Althusser fatto a pezzi dai marxisti ortodossi del suo tempo.  

Il “Financial Times”, nel recensire una recentissima biografia di Marx (A World to Win: The Life and Works of Karl Marx, di Sven-Eric Liedman), ha scritto che oggi Marx è più rilevante che mai. Pure i tedeschi, molto tiepidi sul loro ingombrante connazionale, hanno accettato, non tanto per convinzione quanto per convenienza, una monumentale statua bronzea di Marx donata dalla Repubblica popolare cinese alla città di Treviri, impegnata in scambi più commerciali che culturali o ideologici con il grande paese sedicente comunista. 

Marx è attuale? 

Perché tutta questa grancassa su Marx? Forse perché non fa ormai più paura? O forse perché c’è davvero da imparare qualcosa dal pensiero di Marx per interpretare, se non per cambiare, il nostro mondo? Dopo la parentesi del Welfare State, inteso come risposta alla diffusione mondiale del comunismo nel secondo dopoguerra, il capitalismo sta tornando alle sue origini vittoriane, quelle che erano sotto gli occhi di Marx e che egli sezionava con la furia analitica che conosciamo; un metodo che ha ispirato una tradizione intellettuale e dato vita a un modello che si prefigge di impegnare il pensiero nella comprensione della realtà nel suo complesso. Proprio l’analisi dei meccanismi intrinseci e spontanei del capitalismo e delle sue conseguenze sulla società è l’aspetto del pensiero di Marx di maggiore attualità. 

Abbiamo chiesto a Giulio Sapelli, che ha scritto un libro dal titolo L’attualità di Marx, di spiegarci in che cosa consiste la modernità del lascito di Marx. Di seguito il suo contributo. Buona lettura! 

Marx, più presente che passato 

Il 12 maggio 2018 si sono svolte le elezioni in IRAQ e non ha destato l’attenzione che meritava il fatto che il Partito Comunista dell’IRAQ ha stretto un’alleanza elettorale con Moktada al-Sadr, grande ayatollah di una delle più seguite agnatiche sette sciite. Il Partito Comunista dell’Iraq, fondato nel 1934, ha resistito alle persecuzioni ba-hatiste e di Saddam Hussein e alla dura repressione seguita all’ invasione nord- americana dell’IRAQ nel 2003, per poi partecipare da protagonista alla vita politica irachena nell’ attuale periodo della ricostruzione. 

Quando mi hanno chiesto di scrivere un articolo per ricordare il due-centenario della nascita di Karl Marx non ho potuto non guardare al presente, piuttosto che al passato 

Karl Marx continua non solo a essere studiato nelle università, ma altresì riveste un ruolo non secondario (e certamente superiore a quanto superficialmente si crede e si è potuto credere sino all’inverarsi dell’attuale crisi del pensiero neo liberista) nella lotta politica mondiale. Certo: nulla di simile al ruolo culturale che Egli ebbe nell’ Ottocento e nel Novecento, quando molti dei movimenti politici dei lavoratori si svilupparono e alcune statualità si crearono (l’URSS, la più possente di tutte sino al suo crollo) manipolando, le classi politiche, il suo pensiero: in Russia e, dopo la seconda guerra mondiale, in Cina e nella penisola indocinese, in alcuni stati africani e nell’isola di Cuba. 

Quale che sia il giudizio che possiamo dare sulla legittimità teorica del riferimento al pensiero di Marx da parte delle classi dominanti degli stati che sorsero nel mondo dopo la rivoluzione russa del 1917 e che si rifecero e si rifanno al Suo pensiero, non si può non sottolineare che anche la manipolazione del pensiero di Karl Marx fa parte della sua fortuna, così come il “machiavellismo” fa parte della fortuna di Nicolò Machiavelli. 

L’approccio di Marx 

Ma vi è una sostanza storico-concreta nell’ inverarsi di tale fortuna. Il pensiero di Marx rimane, infatti, sulle orme di David Ricardo, il solo strumento teorico che si possiede per comprendere lo svolgersi dello sviluppo e delle crisi del capitalismo contemporaneo, al di là delle disquisizioni accademiche sul grado di verità del nucleo del suo pensiero, ossia la teoria del valore-lavoro, sviluppata sulle orme di Ricardo e rimasta incompiuta, come incompiuto è rimasto Il Capitale, così come ci insegna la imperitura lezione di Piero Sraffa. 

Marx traccia la linea di demarcazione tra una teoria della società capitalistica in cui si definisce come centrale la produzione e il lavoro nella creazione di asset materiali e immateriali e una teoria fondata invece sull’ipostatizzazione di una silhouette razionalistica del consumatore. La teoria di Marx consente oggi, sulla scorta della lezione di Rudol Hilferding e di Augusto Graziani, di comprendere il capitalismo finanziario e i suoi circuiti di valorizzazione di una merce, il denaro, che oggi le banche creano da se stesse, superando il monopolio statuale della creazione di moneta, attraverso l’endo-produzione dei cosiddetti “derivati”. 

La centralizzazione finanziaria si intreccia con la valorizzazione e la creazione di un profitto la cui caduta tendenziale (preconizzata da Marx) è oggi sotto gli occhi di tutti, creando quell’altrettanto endogeno indebitamento degli stati sovrani e delle tecnocrazie a sottrazione di sovranità dilaniate dalla crisi, come l’Unione Europea 

Un propulsore del pensiero critico 

Ma Marx è un pensatore di straordinaria attualità perché il Suo pensiero è non totalitaristicamente sussumibile sotto la gabbia d’ acciaio della dialettica hegeliana. Il Suo pensiero sul capitalismo può essere separato dal materialismo storico ed essere ancora attualissimo per comprendere la società e nel contempo ispirare le lotte rivoluzionarie in tutto il mondo, anche e soprattutto in quelle sempre più importati aree dello sviluppo capitalistico che hanno falsificato la banalità weberiana dello sviluppo del “capitale” possibile soltanto sotto le volte delle chiese protestanti. 

Nell’agone della lotta sociale, che continua a esistere, il marxismo continua a essere un potente fattore di sviluppo del pensiero critico e della resistenza allo sfruttamento dell’uomo sull’ uomo, sia per coloro che sono immersi nella secolarizzazione, sia per coloro che invece perseguono la tradizione delle fedi. 

Gli esempi di Emmanuel Mounier e di una larga parte del pensiero teologico ed escatologico ebraico, cattolico, protestante e islamico, lo dimostrano, come sa chiunque conosca l’ arte della comparazione antropologica di quelle culture che scorrono sotto i nostri occhi e che ci avvoltolano così pervasivamente che spesso non ne percepiamo la presenza. 

Come il pensiero di Karl Marx.

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