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Calcio, Europei: la guida squadra per squadra

Se è vero che l’Italia si presenta all’appuntamento con una squadra rimaneggiata, è altresì vero che Francia 2016 sarà l’Europeo delle stelle: da Pogba a Cristiano Ronaldo, da Ibra a Bale passando per Vardy, Hazard, Modric – L’analisi squadra per squadra.

Calcio, Europei: la guida squadra per squadra

Come alla vigilia di ogni grande manifestazione, man mano che ci si avvicina anche all’inizio di questi Europei sale l’attesa verso le stelle più famose, i giocatori che con ogni probabilità saranno i protagonisti principali e che dovranno trascinare con le loro giocate le rispettive nazionali. Vero che non sempre a determinare l’esito finale sono i giocatori più attesi, basti pensare a quanto sia stato decisivo uno come Fabio Grosso nel nostro trionfo mondiale del 2006, o rimanendo in ambito Europei, chi si ricorda di Charisteas, il “bomber” greco che nel 2004 con un gol in finale rese possibile la più grande sorpresa della storia di questa competizione? Di contro, a volte capita che quelli da cui ci si aspetta che facciano la differenza stecchino completamente l’appuntamento o comunque non lascino il segno (sintomatico l’esempio di Messi nei Mondiali finora disputati). Ma questa quindicesima edizione dei campionati europei (la prima allargata a ben 24 squadre), targata Francia 2016, si preannuncia come una delle più ricche di talento e di campioni degli ultimi anni, dalla rinnovata Francia padrona di casa alle solite corazzate Spagna e Germania, dalle outsider terribili Belgio e Croazia a superstar del calibro di Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Bale e Lewandowski, che partono con possibilità di vittoria finale vicine allo zero, ma pronti a stupire come fatto durante tutta la stagione con i rispettivi club.

Iniziamo dunque questa carrellata di stelle, che inizieranno ad essere protagoniste in campo da questo venerdì, con la partita inaugurale tra Francia e Romania, tutte con l’obiettivo di esserlo fino al prossimo 10 luglio, data della finalissima in programma allo Stade de France di Parigi.

Francia. Non si può non iniziare proprio dalla nazionale transalpina, con i Bleu che dopo qualche edizione tornano ad essere una delle favorite non solo per il fatto di giocare in casa, ma per un ricambio generazionale che negli ultimi anni ha fatto emergere veri e propri fenomeni del calcio europeo. Senza girarci troppo intorno questo deve essere l’Europeo di Paul Pogba, mister 80, 90, 100 milioni, con lo juventino (dovrebbe rimanere bianconero almeno anche nella prossima stagione) che con la sua tecnica sarà l’artista principale di un centrocampo fatto di piedi buoni e corsa, con i vari Matuidi, Kantè, Schnelderlin, Sissoko e Cabaye. Attenzione anche al genio e piede magico di Payet, quest’anno autore di gol da cineteca sia con il West Ham che in nazionale (guardare la punizione con cui ha deciso una delle ultime amichevoli contro il Camerun) e sarà interessante vedere quanto spazio avrà anche Coman, il giovane ex juventino che, un po’ a sorpresa, con la maglia del Bayern Monaco ha trovato spesso il campo, mostrando tutta la sua qualità. Davanti i fari saranno puntati su Antoine Griezmann, il venticinquenne messosi in mostra nella Real Sociedad e letteralmente esploso, soprattutto a livello realizzativo, negli ultimi due anni con la maglia dell’Atletico Madrid. Per lui in questa stagione 32 gol totali e la voglia di riscattarsi dopo la delusione della finale di Champions persa (con anche il rigore sbagliato nei tempi regolamentari, prima di presentarsi senza paura a battere e realizzare quello della lotteria finale). Con Giroud a fare la punta vecchio stampo, a completare il reparto offensivo ci saranno la potenza e velocità di Martial, il ventenne attaccante del Manchester United, pagato la scorsa estate più di 50 milioni di euro al Monaco e pronto ad affermarsi definitivamente. E pensare che davanti ci sarebbe dovuto essere anche Benzema, se non fosse stata presa la decisione, discutibile, di lasciarlo a casa in seguito a tutte le polemiche scaturite dalla scoperta di un ricatto a luci rosse nei confronti del compagno di nazionale Valbuena, anche lui non convocato.

Svizzera. Francia inserita in un girone non certo impegnativo, dove la seconda forza dovrebbe essere la Svizzera dello juventino (o forse ex) Lichtsteiner, capitano di una formazione dove i due nomi più importanti sono quelli dell’ex interista Shaqiri, ora allo Stoke City e che ha sempre fatto bene quando è impegnato con la propria nazionale, e Granit Xhaka, centrocampista ventitreenne che dalla prossima stagione sbarcherà anche lui in Premier League, visto che l’Arsenal è risucito ad assicurarselo sborsando una cifra superiore ai 40 milioni nelle casse del Borussia Monchengladbach. Da seguire anche il giovanissimo (classe 1997) Embolo, veloce e tecnico attaccante del Basilea, di origine camerunense, già notato da molti club importanti dopo le sue prime, positive apparizioni in Champions ed Europa League.

Romania e Albania. Completano il girone Romania e Albania, dove stelle non ce ne sono ma vecchie e nuove conoscenze della nostra Serie A sì. Nella formazione rumena troviamo il portiere viola Tatarusanu, il difensore del Napoli Chiriches, Torje, centrocampista offensivo che negli ultimi 4 anni ha girato in prestito varie squadre tra Spagna e Turchia ma è ancora di appartenenza dell’Udinese e Alibec, la punta protagonista con la primavera dell’Inter della vittoria del Torneo di Viareggio nel 2011 ( e 2 presenze anche in prima squadra). Nell’Albania Hysaj, reduce dal primo ottimo campionato nel Napoli, Memushaj, titolare inamovibile del Pescara che in proprio in questi giorni sta giocando i playoff per salire in A contro il Trapani, ma anche Ajeti del Frosinone e Basha del Como.

Inghilterra. Il girone B è quello dell’Inghilterra, una di quelle che troppe volte ha fallito clamorosamente ai grandi appuntamenti, ma che quest’anno si presenta con tutte le carte in regola per provare ad arrivare fino in fondo. A dire il vero, competitiva lo era anche ai Mindiali di due anni fa, quando però riuscì nell’impresa di essere eliminata insieme all’Italia in un girone in cui passarono Uruguay e Costa Rica, ma davanti non c’erano Jamie Vardy ed Harry Kane, 24 e 25 gol nell’ultima Premier, il primo eroe di Leicester (ma che proprio in questi giorni sta “tradendo” i suoi tifosi accettando la corte dell’Arsenal), il secondo quello che ha portato il Tottenham a crederci fino a tre giornate dalla fine. Difficile che giochino assieme (almeno dall’inizio) e bisogna vedere come si comporteranno alla loro prima grande manifestazione internazionale, ma per due che vivono per il gol come loro non sarà un problema (come hanno già fatto ampiamente vedere nelle ultime amichevoli di preparazione). Inghilterra che, nonostante l’assenza dello sfortunato Welbeck, si presenta con forse il reparto d’attacco più forte di tutto l’Europeo, sicuramente il più completo, visto che ha a disposizione anche Rooney, Sturridge, Sterling e il baby Rashford, 18 anni, passato in pochi mesi dalle giovanili del Manchester United a diventarne il titolare della prima squadra a suon di gol (e approfittando di qualche infortunio e cattivo rendimento di quelli davanti). Come con il club, subito esordio con gol anche in nazionale e un futuro assicurato (quanto dovremo aspettare perché venga fuori un Rashford anche dal settore giovanile di qualche nostra squadra?). Finita l’era dei Lampard e Gerrard, ora in mezzo al campo c’è spazio per la qualità e il dinamismo dei vari Wilshere, Lallana, Barkley e Alli.

Russia, Slovacchia e Galles. Alle spalle degli inglesi grande equilibrio e lotta (teoricamente per il secondo posto) tra la Russia, dove al momento il più pericoloso sembrerebbe l’attaccante dello Zenit, Artem Dzjuba, la Slovacchia degli “italiani” Hamsik, il leader, e Kucka, perni di un centrocampo dove figura anche Weiss, passato anche da Pescara, e il Galles di Gareth Bale, che ha appena concluso forse la sua miglior stagione con la maglia del Real. Bale che con la sua nazionale potrebbe avere anche qualche spazio in più rispetto a quando gioca con Ronaldo & company e risultare ancora più devastante. Nei gallesi a centrocampo poi la qualità non manca, con l’immensa classe di Aaron Ramsey, coadiuvato da Allen (Liverpool) e dal fresco campione d’Inghilterra King.

Germania. Il gruppo C dovrebbe essere di dominio assoluto della Germania, con Polonia e Ucraina (i due paesi ospitanti dell’ultima edizione quattro anni fa) a sfidarsi per il secondo posto e Irlanda del Nord assoluta cenerentola. Germania che abbonda di campioni in ogni parte del campo, ma che non avrà a disposizione una potenziale stella del torneo, Marco Reus, con il giocatore del Dortmund costretto a saltare per infortunio anche questo appuntamento, dopo il forfait agli ultimi Mondiali, poi vinti dai suoi compagni. Nazionale tedesca che presenta delle novità rispetto alle ultime grandi manifestazioni, ma che fonda ancora il suo reparto difensivo su Neuer tra i pali e Hummels (la prossima stagione quasi certamente compagni anche di club nel Bayern), mentre a centrocampo, con Schweinsteiger leggermente in fase calante, girerà tutto dai piedi di Kroos, Draxler (il sogno dello scorso mercato juventino) e Khedira (più qualche giovane interessante come Sanè dello Schalke). La vera forza dei tedeschi arriverà come sempre dalle sue mezzepunte Ozil, Muller, Schurrle e Gotze (assist-man e match winner della finale degli ultimi Mondiali) con quest’ultimo che dopo gli ultimi mesi quasi sempre relegato in panchina da Guardiola, avrà voglia di dimostrare al suo ex allenatore di essersi sbagliato a non fare affidamento su di lui. Tra le punte, ruolo lasciato un po’ vacante dopo l’addio di Klose, sono stati convocati due della vecchia guardia, Podolski e Mario Gomez, ora entrambi in Turchia, il primo al Galatasaray, il secondo, dopo i problemi di Firenze, tornato capocannoniere nel Besiktas vincitore del campionato.

Ucraina, Polonia e Irlanda del Nord. Nell’Ucraina il giocatore di spicco è Konopljanka, che poche settimane fa ha alzato l’Europa League con la maglia del Siviglia, mentre la Polonia da qualche anno a questa parte può contare su Robert Lewandowski, al momento probabilmente il numero “9” più forte al mondo con Luis Suarez. L’ex attaccante del Borussia, 42 gol in 51 gare ufficiali nel 2015/2016, contro la Germania si troverà di fronte tanti compagni di squadra del Bayern, mentre tra le fila della sua nazionale in attacco potrebbe essere aiutato da Milik, il 22enne su cui hanno messo gli occhi diversi club dopo i gol realizzati con l’Ajax, da sempre fucina di talenti, nelle ultime due stagioni. Nella Polonia in molti potranno concentrarsi anche su Zielinski, il giovane centrocampista offensivo dell’Udinese su cui c’è il forte interesse del Napoli dopo le belle giocate fatte vedere nell’ultimo campionato con la maglia dell’Empoli. Zielinski che non è il solo giocatore di Serie A impegnato agli Europei con  la Polonia, visto che la difesa sarà comandata dal granata Glik, mentre sulla trequarti sarà importante l’esperienza e il dinamismo di Blaszczykowski, arrivato la scorsa estate alla Fiorentina in prestito dal Borussia Dortmund. Nell’Irlanda del Nord l’elemento più famoso è Steven Davis, centrocampista del Southampton, ma nella rosa c’è anche l’attaccante Kyle Lafferty, uno dei tanti passati nel Palermo di Zamparini negli ultimi anni.

Spagna. Il gruppo D è probabilmente quello con il livello più alto, visto che insieme alla Spagna, come al solito una delle favorite alla vittoria finale, ci sono anche Croazia, Turchia e Repubblica Ceca. Le Furie Rosse, detentrici da due edizioni del trofeo ma reduci dal passo falso ai Mondiali in Brasile, anche questa volta si presentano con, sulla carta, la migliore rosa di tutte le pretendenti, con tanta qualità in ogni ruolo, e la lista degli esclusi dai 23 finali, fa paura. Isco, Saul, Juan Mata, Diego Costa, Fernando Torres, Callejon, Jesus Navas, Santi Cazorla, Borja Valero, Carvajal, non è infatti la lista di quelli partiti per la Francia, ma di quelli lasciati a casa, per vari motivi (la maggior parte tecnici e non per problemi fisici) da c.t. Del Bosque, tante vittime illustri e qualche scelta azzardata, con l’esito del campo che darà o meno ragione al selezionatore spagnolo. Difficili infatti da condividere le rinunce di molti dei nomi scritti in precedenza, soprattutto tra i centrocampisti, con Soriano del Villarreal e il canterano del Real Lucas Vazquez che alla fine sono stati preferiti a completare un reparto con i punti fermi Iniesta, Fabregas (nonostante la stagione in sottotono), Koke e Thiago Alcantara. Con le certezze Pedro e David Silva, davanti l’esclusione che ha fatto più rumore è stata quella di Diego Costa, mentre, grazie alle ottime prestazioni con Celta e Athletic Bilbao, sono stati premiati Nolito e Aduriz, forse nomi meno altisonanti ma dal rendimento sicuro. Ma alla fine, detto anche di una linea difensiva che può contare su Sergio Ramos (attualmente si può dire il numero uno al mondo nel suo ruolo), il “nemico” di club Piquè, Jordi Alba e Juanfran (ingiustamente decisivo in negativo nell’ultima finale di Champions), alla fine la stella più brillante potrebbe essere Alvaro Morata, diventato dopo le due stagioni in bianconero, da riserva del Real a uno dei giocatori più contesi dalle big nel prossimo mercato.

Croazia. La Croazia, tolte le classiche big, è senza dubbio la formazione più forte insieme (o subito dietro) al Belgio, con i primi 13/14 giocatori che se la possono giocare contro le avversarie più quotate e alcuni elementi di valore mondiale. Capitanati da Srna, i croati in mezzo al campo possono contare su due attualmente tra i migliori interpreti al mondo, Modric e Rakitic (durante la stagione divisi tra Real e Barça nella Liga), più il talento, finora non del tutto espresso, di Kovacic e Brozovic, uno dei migliori nell’Inter dell’ultima stagione insieme all’altro nerazzurro Perisic, quello che con le sue accelerazioni più di tutti è in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica. Tra i centrocampisti è stato convocato quello che è considerato il nuovo campioncino pronto a lasciare la Dinamo Zagabria (tra le opzioni si è parlato anche di qualche squadra italiana), ovvero Marko Pjaca, mentre davanti a fare gol ci penseranno altri due “italiani”, lo juventino Mandzukic e Kalinic, una delle sorprese dell’ultima Fiorentina. A completare il reparto d’attacco un altro già visto in Italia anche se in forma minore, Cop, ora al Malaga in prestito dal Cagliari, e Kramaric, un altro di cui si parlava benissimo, ma sembra essersi un po’ perso (a gennaio è passato dal Leicester all’Hoffenheim e quindi non ha partecipato fino in fondo all’impresa storica delle Foxes). Croazia che completa la sua colonia di “italiani” con Strinic, Badelj e soprattutto Vrsaljko, con questo Europeo che può diventare un’ulteriore vetrina per il terzino di spinta del Sassauolo.

Turchia e Repubblica Ceca. Nella Turchia gli elementi di punta sono Arda Turan, reduce da una stagione tutt’altro che da protagonista nel Barcellona ma leader indiscusso dei suoi, Sahin del Borussia Dortmund e Calhanoglu del Bayer Leverkusen, uno dei giovani più interessanti delle ultimi tre campionati in Bundesliga. Nella rosa dei 23 anche il terzino nuovo acquisto dell’Inter, Erkin, mentre a centrocampo non possono fare a meno dell’esperienza di Selòuk Inan, davanti ai gol deve pensarci Burak Yilmaz, da gennaio finito a giocare in Cina.Completa il gruppo la Repubblica Ceca, che arriva a questi Europei al termine di due anni in cui ha collezionato ottimi risultati, tra qualificazioni (ha chiuso prima nel girone con la Turchia e nel quale è stata eliminata l’Olanda) e amichevoli, ma la sua forza si basa tutta sul gruppo, visto che il simbolo è ancora il 36enne Tomas Rosicky, praticamente mai utilizzato nell’ultima stagione all’Arsenal, oltre al portierone Cech. La punta titolare sarà Lafata, che lo scorso marzo ha eliminato con il suo Sparta Praga la Lazio dall’Europa League, infliggendole un clamoroso 0-3 all’Olimpico.

Belgio. Il gruppo E è quello degli azzurri, ma la grande attesa è tutta per il Belgio, nazionale che chiamare outsider sarebbe riduttivo, e per Zlatan Ibrahimovic, all’ultima competizione con la maglia della Svezia. Ci sarebbe poi anche l’Irlanda. A livello individuale il Belgio si potrebbe azzardare a definire la nazionale con più talento in assoluto, una generazione con un potenziale enorme, ma non sempre espresso, nonostante il primo posto nel girone di qualificazione. Belgio che era atteso con grande interesse già agli ultimi Mondiali, dove arrivò fino ai quarti venendo eliminato dall’Argentina e lasciando la sensazione che potesse fare anche di più, ma adesso si presenta a questi Europei con due anni in più d’esperienza, qualche giovane più maturo e altri in rampa di lancio. La stella principale è il trequartista del Chelsea Eden Hazard, l’anno scorso eletto miglior giocatore della Premier, con lui a centrocampo un mix di tecnica, dinamismo e inserimenti, dove i vari Mertens (anche in nazionale usato più a gara in corso che dall’inizio), Fellaini, Ferreira Carrasco (che ha spaccato il secondo tempo dell’ultima finale di Champions) e Nainggolan sono tra i migliori interpreti in circolazione. A dare anche la giusta quantità ci penseranno, oltre al romanista tuttofare, Witsel e Dembelè, mentre un altro dalle cui piedi dipenderanno le sorti di questo fantastico gruppo è Kevin de Bruyne, acquistato la scorsa estate dal Manchester City per circa 74 milioni di euro dal Wolfsburg. Cifra forse eccessiva, ma, in una stagione negativa per il club inglese, il 24enne rosso di capelli ha comunque fatto vedere giocate da campione assoluto. Davanti a tutto questo bendidio a finalizzare il gioco si contenderanno una maglia da titolare Lukaku (25 reti quest’anno con l’Everton), Origi, cresciuto nella seconda parte di stagione col Liverpool, e Benteke, il più esperto, nonostante sia solo un classe 1990 (gli altri due sono ’93 e ’95), ma fermato negli ultimi mesi da qualche infortunio di troppo. Occhio anche a Batshuayi, 23enne attaccante del Marsiglia, messosi in mostra a suon di gol nell’ultima stagione nonostante i pessimi risultati del suo club e probabile pezzo pregiato del prossimo mercato (e già in gol contro l’Italia nell’amichevole di qualche mese fa). Nazionale belga che dovrà però fare a meno del suo capitano e leader Vincent Kompany, fuori causa per infortunio, ma rimangono attrezzati anche in difesa, con i vari Vertonghen, Vermaelen e Alderweireld davanti alla sicurezza Courtois (e Mignolet non è da meno). Tante possibilità di formazione quindi per il c.t Wilmots, che a questo giro ha dovuto lasciare a casa a centrocampo Chadli (Tottenham) e in attacco Mirallas (Everton), non ce l’ha fatta nemmeno Januzaj, la stellina del Manchester United che però ha vissuto un’ultima stagione anonima prima in prestito al Borussia Dortmund e poi di ritorno ai Red Devils e che nei mesi scorsi ha pensato anche di passare a giocare per la selezione del Kosovo, federazione di recente entrata nella famiglia della Fifa.

Svezia. Uno dei personaggi più attesi è come sempre Ibrahimovic, il genio, che il prossimo ottobre compierà 35 anni, ma che col passare degli anni sembra quasi migliorare, diventare sempre più forte e completo, reduce da una delle sue migliori stagioni, con 50 gol in 51 gare ufficiali con il PSG. Ibra che ha detto già addio al club francese e a breve annuncerà il nome della sua nuova squadra (indipendentemente dalle offerte economiche, per rendere perfetta la sua carriera, dopo le tre esperienze italiane, l’anno un po’ così a Barcellona e i quattro, probabilmente eccessivi, passati in Ligue 1, almeno un paio di stagioni nell’atmosfera della Premier League, dovrebbe essere vicino allo United, sono la cosa più giusta che dovrebbe fare). Il problema in nazionale è che si troverà ancora una volta da solo, dovrà fare tutto lui, con la consapevolezza che più di tanto avanti non potrà portare i suoi, perché le qualificazioni sono un conto, e le sue magie possono bastare, ma quando si arriva alla fase finale anche uno come lui, se non supportato, alla fine si deve arrendere. Un vero peccato che uno come lui non abbia mai avuto la possibilità di giocarsela seriamente anche con la propria nazionale, nella quale è venerato quasi come un Dio, ma è chiaro che con la maglia numero 10 sulle spalle del buon Ekdal (Zlatan ha scelto la 21), il palermitano Hiljemark ad inventare e Guidetti come principale alternativa offensiva, il destino sembra segnato anche questa volta.

Irlanda. Irlanda sempre rognosa da affrontare e con Shane Long reduce da due positive stagioni nell’attacco del Southampton, ma se il giocatore più rappresentativo è ancora l’inossidabile Robbie Keane, il prossimo 8 luglio 36 anni (gli ultimi quattro trascorsi tra le fila dei Los Angeles Galaxy), recordman di presenze (143) e reti (67) per il suo paese, è evidente che manchi più di qualcosa alla nazionale in passato allenata anche dal nostro Trapattoni.

Portogallo. L’ultimo raggruppamento è quello del Portogallo, o meglio quello di Cristiano Ronaldo, capitato insieme ad Austria, Islanda e Ungheria. CR7, 56 gol in 125 incontri con la maglia del suo paese (dove non mantiene le medie che registra con le squadre di club, dove ha più gol che presenze), in non perfette condizioni fisiche ha comunque deciso di rigore la sua terza Champions League e dopo una breve vacanza rigenerativa ad Ibiza è pronto per provare a portare il più avanti possibile i lusitani (cosa che lo aiuterebbe anche per riprendersi il Pallone d’Oro, ma bisogna vedere anche cosa combineranno Messi e Suarez in Copa America). Un po’ come per Ibra, vale lo stesso discorso per il portoghese, poche volte supportato a dovere dai suoi compagni nelle grandi manifestazioni (e la sensazione che il Portogallo abbia perso il treno giusto ormai 12 anni fa, con la finale persa in casa contro la Grecia). Nazionale portoghese che di qualità e bei giocatori ne ha comunque sempre avuti e questa volta, in mezzo al campo insieme al più esperto Moutinho, metterà in mostra il 22enne del Valencia Andrè Gomes (corteggiatissimo dalla Juvenuts) e il 18enne Renato Sanches, dal 1° luglio ufficialmente un nuovo giocatore del Bayern Monaco, che l’ha strappato al Benfica per una cifra che, compresi tutti i bonus, potrebbe avvicinarsi agli 80 milioni. Portogallo che davanti, oltre a Ronaldo, si affida ai dribbling di Nani, da un anno in forza al Fenerbahce, e all’imprevedibilità (spesso anche per se stesso) di Quaresma, anche lui in Turchia, al Besiktas. Rimane il problema storico della prima punta da tanti gol, questa volta ci provano con Eder del Lilla (ed ex Sporting Braga), ma con un girone abbordabilissimo e un Cristiano Ronaldo carico il Portogallo ha tutte le possibilità di fare una bella figura.

Austria. La seconda forza è l’Austria, una delle rivelazioni nel percorso di qualificazione, sia per il gioco espresso sia per la continuità di risultati. I due volti più noti sono Arnautovic, che da pazzo e un po’ superficiale ragazzo ai tempi dell’Inter del triplete, prima al Werder Brema e poi soprattutto allo Stoke City (quest’anno 11 gol, alcuni molto belli) è diventato un giocatore vero, e il polivalente Alaba. Ma la forza degli austriaci è il gruppo, nel quale altri nomi noti sono il terzino Fuchs, elemento fondamentale del Leicester dei miracoli, e il difensore centrale Dragovic, in forza alla Dinamo Kiev ma spesso nominato ad ogni finestra di mercato, mentre davanti i gol dovranno portarli Harnik (Stoccarda) e Janko (Basilea).

Islanda e Ungheria. Chiudiamo con la favola dell’Islanda e l’Ungheria, nella nazionale nordica il giocatore di riferimento è Sigurdsson, da quattro anni protagonista in Premier League tra Tottenham e Swansea, altro giocatore valido è Finnbogason, attaccante dell’Augsburg in Germania dopo aver fatto valanghe di gol tra il 2012 e il 2014 nel campionato olandese con l’Heerenveen. Nell’Ungheria invece il nome più noto (e più difficile da scrivere) è quello di Dzsudzsak, centrocampista offensivo del Bursaspor, ma di cui si parlava molto quand’era in forza al PSV fino al 2011. Ma queste due nazionali, per le quali ovviamente la vittoria è già esserci a questa fase finale, hanno anche due belle storie da raccontare, con i nordici che tra i loro 23 hanno anche Gudjohnsen, che a quasi 36 anni ha la possibilità di affrontare un evento del genere anche con la maglia del suo paese, dopo aver giocato dal 2000 al 2009 in squadre del calibro di Chelsea (54 gol con i Blues) e Barcellona, prima di girare una decina di club tra Europa e Cina e finire nel Molde in Norvegia. Ma il migliore di tutti è Gabor Kiraly, il portiere magiaro, con un passato tra Premier e Bundesliga, definito “l’ultimo romantico col pigiamone” per via di non aver mai abbandonato l’usanza di scendere in campo con i pantaloni grigi felpati della tuta, che con le sue parate è stato decisivo nel ritorno dell’Ungheria ad una fase finale di un Europeo 44 anni dopo l’ultima apparizione e che a 40 anni compiuti sarà a tutti gli effetti il nonno di questa edizione.

Italia. Non ci siamo dimenticati dell’Italia, ma trovare le stelle in questa Nazionale non è un’operazione facile, nonostante, davanti al blocco difensivo juventino, i buoni giocatori di qualità non manchino,come Candreva, Florenzi (sicuramente quello dal rendimento migliore da due anni a questa parte), El Shaarawy, Giaccherini, Bernardeschi e Insigne, tutti elementi in grado di saltare l’uomo e dal passo “europeo”. Certo di fenomeni dai settori giovanili ne escono pochi (e qui non si chiede mica un Iniesta all’anno) e i ko di Marchisio e Verratti sono pesantissimi, ma bisogna anche dire che uno con la tecnica di Giovinco (d’accordo che la Mls a volte sembra un torneo amatoriale) e uno funzionale come Bonaventura (uno dei migliori della nostra Serie A nonostante un Milan spesso imbarazzante) ci sarebbero stati benissimo in una Nazionale che potrebbe vedere titolari gente come De Rossi (ormai poco più dinamico di Totti), il buon Parolo e Thiago Motta con la numero 10.

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