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Calcio, business e fallimenti: la storia di Vieri e Brocchi è l’ultima di una lunga serie di flop

Il buco nell’acqua (14 milioni di euro) della premiata ditta Brocchi-Bobo Vieri è l’ultimo di una lunga serie di fallimenti eccellenti in campo finanziario e industriale di star del calcio: da Baggio a Costacurta, da Seba Rossi a Carrera fino a Mancini, Donadoni, Tassotti, Galli e tanti altri

Calcio, business e fallimenti: la storia di Vieri e Brocchi è l’ultima di una lunga serie di flop

In principio furono bar, tabaccherie, piccoli negozi di vario genere, al massimo case. Fino alla metà degli anni ’80, il calciatore medio a fine carriera investiva così i suoi soldi. Molti proseguivano l’attività calcistica, reinventandosi allenatori o opinionisti nei (pochi) programmi sportivi dell’epoca. Qualcuno invece, finiva addirittura col vivere grazie alle nuove attività, certo non redditizie come la precedente ma comunque di tutto rispetto. Gli anni ’90 però, hanno cambiato il calcio e, fatalmente, i calciatori. Stipendi molto più alti (fino all’eccesso) hanno trasformato i giocatori di pallone in veri e propri imprenditori, capaci di investire ingenti somme di denaro in qualsiasi cosa.

Il problema però, è che molti di loro non avevano (e non hanno tutt’ora) idea di cosa significhi fare l’imprenditore. E così in questi anni abbiamo assistito agli investimenti più disparati: catene d’abbigliamento e ristoranti (Vieri, Brocchi, Maldini, Cannavaro, Gattuso e Zanetti, tanto per citare i più famosi), società immobiliari (ancora Cannavaro e Vieri, oltre a Del Piero), discoteche (Abbiati, Brocchi e Gattuso), pescherie (ancora Gattuso) fino a prodotti farmaceutici (Cannavaro), coltivazioni di cereali (Del Piero), trapunte e piumini (Buffon) e fantomatiche miniere di marmo nero peruviano (Baggio!!!).

Come sono andati questi investimenti? Per usare un eufemismo, diciamo non tanto bene, salvo qualche caso. 

BFC&co, UN FALLIMENTO DA 14 MILIONI DI EURO.
L’ENNESIMO BUCO NELL’ACQUA DELLA PREMIATA DITTA BROCCHI – VIERI.

L’ultimo fallimento, in ordine di tempo, è quello della BFC&co, una società di commercio all’ingrosso che per qualche anno ha tentato di vendere prodotti di ogni tipo: dagli utensili da cucina agli articoli da giardino, passando dai materiali per il fitness a lampade, elettroutensili e oggetti casalinghi vari. Protagonisti della vicenda due calciatori – amici, Cristian Brocchi e Christian Vieri. L’idea era di importare i prodotti a basso costo dall’estero per poi farli fruttare in Italia, ma le cose non sono andate esattemente così.

“Il calo dei consumi ha reso impossibile la continuità aziendale” recita la relazione alla situazione patrimoniale del 2009, come dimostrano i 10 milioni di debiti (6 con le banche) registrati nell’ultimo bilancio. In poche parole, fallimento, di cui dovrà rispondere al Tribunale fallimentare l’amministratore unico Fabio Arcuri, già in affari con Brocchi e Vieri nella Baci&Abbracci. Ma se Arcuri piange, di certo Cristian e Bobo non ridono: titolari del 50% delle quote (25% a testa), questa storia costerà molto anche a loro. I due poi, non sono nuovi alle delusioni imprenditoriali. In passato, toccò alla Pbc Credit & Finance finire in liquidazione. Che sia il caso di lasciar perdere?

BAGGIO, COSTACURTA, ROSSI E CARRERA I TRUFFATI ECCELLENTI.
MA ANCHE MANCINI, DONADONI, TASSOTTI E GALLI….

Ma se Brocchi e Vieri hanno dovuto fare i conti con il fallimento, a qualcuno in passato è andata anche peggio. Perché un conto è se un’azienda non va bene, un altro è se finisci vittima di un raggiro finanziario. All’inizio degli anni ’90, l’allora “Divin codino” Roberto Baggio, fu letteralmente preso in giro da una banda di truffatori senza scrupoli. L’ex pallone d’oro, in compagnia di Alessandro Costacurta, Massimo Carrera, Sebastiano Rossi e tanti altri nomi del mondo del calcio, investì quasi 7 miliardi di vecchie lire nella Imisa, una società che aveva acquistato i diritti per l’estrazione del marmo nero in una fantomatica miniera di Los Dos Paisanos, in Perù. Una truffa colossale, visto che secondo gli inquirenti dell’epoca il giro di miliardi raccolto fu enorme (83!). I soldi venivano tutti spediti alla New Bank Limited di Saint Vincent e Grenadines (Caraibi), un istituto di credito off – shore non autorizzato a operare in territorio italiano. La miniera ovviamente non c’era, e la presa in giro fu talmente clamorosa da “costringere” Baggio a non rivendicare neanche i soldi persi.

Truffe meno clamorose, ma comunque importanti, hanno colpito anche Roberto Mancini, Roberto Donadoni, Mauro Tassotti e Giovanni Galli. L’attuale tecnico del Manchester City, perse 1,4 miliardi delle vecchie lire (con lui anche Michelangelo Rampulla, che se la cavò con “soli” 20 milioni di lire) nel crak della Cofiri, una finanziaria di Tarquinia, che un giorno sparì misteriosamente.

Disavventura simile anche per Tassotti, Donadoni e Galli, che investirono i loro soldi in una finanziaria (500 milioni di lire il primo, 1 miliardo gli altri due) che da un giorno all’altro chiuse i battenti. Le cronache raccontano che la moglie di Galli svenne per lo shock dopo che un avvocato, chiamato a gestire il fallimento del gruppo, avvisò i tre che i loro soldi erano pressoché polverizzati.

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