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Bund tedesco alla prova del voto e materie prime in volo

L’andamento dei titoli di Stato tedeschi al vaglio dei mercati dopo il voto in Germania – Sul prossimo Fiscal compact sarà probabilmente battaglia – Il petrolio sale a 80 dollari e le materie prime corrono

Bund tedesco alla prova del voto e materie prime in volo

Nev, l’auto elettrica controllata da Evergrande, si è ritirata dalla borsa di Shanghai. Nemmeno sei mesi fa il suo valore di mercato superava quello di Ford. Intanto, due governi locali hanno sequestrato i beni dell’immobiliare che non ha pagato gli interessi (83,5 milioni di dollari) scaduti la scorsa settimana. Ma l’ombra del default non spaventa più di tanto i mercati: le nuove immissioni di liquidità da parte della Baca centrale stanno a indicare che Pechino, pur propensa a dare una lezione alla speculazione, intende limitare i danni.

VINCE SCHOLZ, MA SUL FISCAL COMPACT SARÀ BATTAGLIA

Più incerta sembra la prima lettura dei risultati delle elezioni tedesche. Ci vorranno mesi, facile previsione, perché si formi sotto la probabile guida del socialdemocratico Olav Scholz un nuovo governo. Ma le certezze finiscono qui. Un ruolo di primo piano dei liberali potrebbe compromettere le speranze in una politica fiscale più morbida in vista della revisione del Fiscal Compact, mentre, con l’eccezione delle maggiori spese per l’ambiente, ben poco si sa sulle reali intenzioni riguardo all’integrazione europea o ai rapporti con Mosca e Pechino, ben più stretti di quanto vorrebbe Washington.

BUND A -0,22%, SALE IL RENDIMENTO DEL T-BOND

Il bund riparte stamane da -0,22% dopo il rialzo dei rendimenti della scorsa settimana, ma l’aumento è in linea con quello del Treasury Usa decennale, a 1,46%, ai massimi da luglio.

Stabile il cross euro/dollaro a 1,1719. I rendimenti più elevati sono il riflesso della ripresa delle economie, che si scontra però con i problemi della logistica e il boom delle commodities, specie gas naturale e prodotti agricoli.

Stamane il petrolio Brent sfiora la vetta degli 80 dollari, ai massimi da tre anni, mentre il Wti tratta a 74 dollari. Goldman Sachs ribadisce la sua previsione di 90 dollari entro la fine dell’anno.

SALGONO LE BORSE CINESI: PECHINO LIMITA I DANNI DI EVERGRANDE

In questo contesto la settimana dei listini asiatici si è aperta in rialzo, frenando però nelle ultime battute. L’indice Bloomberg Asia Pacific guadagna lo 0,3%. Il Nikkei di Tokyo e il Kospi di Seul sono sulla parità, sia il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen, sia l’Hang Seng di Hong Kong sono in rialzo dello 0,3%.

Ancora positivo il Sensex di Mumbai (+0,2%). I rialzi delle materie prime aiutano l’S&P ASX 200 di Sidney (+0,6%).

L’indice Bloomberg Commodity sale per il quarto giorno consecutivo, a 99.71: siamo a un passo dal massimo di lungo periodo toccato a metà mese a 100.01.

FUTURE USA IN RIALZO, OGGI PARLA LAGARDE

I future di Wall Street sono stamane in lieve rialzo, alla vigilia dell’avvio di una settimana importante: il Congresso deve trovare nel giro di qualche giorno l’accordo sul bilancio.

L’esito delle elezioni tedesche e gli sviluppi della crisi dell’immobiliare cinese rappresentano comunque i temi clou all’avvio dell’autunno, stagione per tradizione complicata per i mercati finanziari.

Un primo, parziale giudizio sul quadro post-elettorale potrebbe arrivare dai banchieri centrali. Oggi si terrà l’audizione della presidente della Bce, Christine Lagarde, al Parlamento europeo e, nei giorni successivi, al Forum Bce con gli interventi – oltre che di Lagarde e dei principali componenti del board – anche del governatore della Fed, Jerome Powell.

Oggi sapremo anche se la fiducia dei consumatori tedeschi è aumentata, come previsto, dopo la flessione superiore alle attese dello scorso mese.

INFLAZIONE E PMI, DUE APPUNTAMENTI PER L’EUROZONA

La rilevazione economica europea più rilevante della settimana riguarda l’andamento dell’inflazione. Il dato dell’Eurozona, in uscita venerdì, dovrebbe segnalare un nuovo tetto del 3,5%, ai massimi da 13 anni. Sotto la lente finiranno i prezzi dell’energia e la ricaduta sulle materie prime, soft commodities in testa.

Sempre venerdì usciranno gli indici Pmi manifatturieri di settembre di Eurozona, Italia, Francia, Germania e Stati Uniti, che dovrebbero chiarire quanto le crescenti preoccupazioni sulla variante Delta del Covid abbiano impattato sulla ripresa del settore industriale.

ARRIVA LA NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DEF

In Italia tiene banco la scrittura della Nota di aggiornamento al Def, la nuova cornice sui grandi numeri dell’economia entro la quale si scriverà, per metà ottobre, la legge di Bilancio. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha ribadito che quest’anno il Pil crescerà del 6% e che l’anno prossimo il ritmo sarà ancora sostenuto, intorno al +4%. Anche il debito e il deficit miglioreranno rispetto alle previsioni di aprile, fornendo al governo una decina di miliardi di margine per i primi interventi in agenda.

Quasi vuoto il calendario odierno di Piazza Affari: da segnalare solo l’avvio dell’aumento di capitale di Digital Magics. La settimana scorsa si è chiusa con un bilancio finale intorno al +1%.

Il calendario macro americano si apre con il confronto sul debito fiscale e sul piano di investimenti in infrastrutture da mille miliardi promesso da Joe Biden. Se non si giungerà a un compromesso entro il 30 settembre (la fine dell’anno fiscale), alcune funzioni del governo Usa saranno momentaneamente sospese.

USA, DUELLO SUL TETTO DEL DEBITO

Subito dopo sarà la volta del tetto del debito Usa. Se il limite massimo non sarà alzato, il Dipartimento del Tesoro americano potrebbe essere costretto a un default selettivo, verosimilmente verso fine ottobre.

In questa cornice, però, resiste la fiducia dei consumatori: le stime di consensus sul dato in uscita martedì segnalano un incremento a settembre, malgrado l’aumento dei casi di Covid-19. Il rialzo dei prezzi delle case dovrebbe mantenersi costante all’1,8% mese su mese, ma scendere dal 19,1% al 18,5% su base annua. Per venerdì si attendono le statistiche sulle prime richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli Usa, alla luce di dati molto deludenti sulla creazione di posti di lavoro ad agosto e della fine dei benefit straordinari il 6 settembre.

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