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Btp Italia sfiora i 12 miliardi: chiuso collocamento istituzionali, ordini a 4,7 miliardi. Tasso all’1,6%

Si è chiusa la fase del collocamento del Btp Italia riservata agli investitori istituzionali: il doppio di ordini rispetto a quella di giugno. Attesa per il giudizio di Fitch sul rating sovrano dell’Italia

Btp Italia sfiora i 12 miliardi: chiuso collocamento istituzionali, ordini a 4,7 miliardi. Tasso all’1,6%

Chiude con una raccolta che sfiora i 12 miliardi di euro di controvalore la diciottesima edizione del Btp Italia. Il titolo indicizzato all’inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi), con godimento 22 novembre 2022 e scadenza 22 novembre 2028, ha registrato prenotazioni per 4,713 miliardi di euro dagli investitori istituzionali che sommati ai 7,281 miliardi del collocamento presso i piccoli risparmiatori ha portato l’ammontare complessivo del collocamento a 11,994 miliardi. Con un tasso cedolare reale annuo definitivo all’1,6%.

La precedente emissione del Btp Italia a giugno 2022 ottenne ordini totali per 9,44 miliardi di euro, di cui 7,26 miliardi dai piccoli risparmiatori e 2,17 miliardi (meno della metà dell’emissione attuale) dai grandi investitori.

Il periodo di collocamento era compreso tra lunedì 14 novembre 2022 e giovedì 17 novembre. Le prime tre giornate per i piccoli risparmiatori, l’ultima per gli operatori istituzionali.

Attesa per il giudizio di Fitch sull’Italia

Venerdì 18 novembre, a mercati europei chiusi, l’agenzia di rating Fitch si pronuncerà sul rating sovrano dell’Italia, attualmente BBB con un outlook stabile. Dopo aver lanciato l’ennesimo monito ad ottobre sui nostri conti, Fitch aveva sottolineato come lo spazio per cambiare il Pnrr sia “limitato” e dunque “l’approccio del prossimo Governo a qualsiasi potenziale rinegoziazione sarà importante sia per la crescita che per il sentiment del mercato”. Tanto più che il Governo Meloni dovrà fare i conti con un contesto difficile, in cui si dovrà adattare “a prospettive di tassi più alti e di crescita più debole”, che produrranno “entrate fiscali calanti” mentre le spese saranno messe sotto pressione dall’indicizzazione di quelle previdenziali e assistenziali (tra cui le pensioni) e dai sostegni per far fronte alla crisi energetica, con i bond governativi che a fine settembre hanno toccato i massimi da 9 anni. Ciò significa “che lo spazio fiscale per manovrare sarà molto limitato se si vuole che il rapporto debito pubblico e Pil continui a scendere”, ha evidenziato l’agenzia, che mette in guardia dal rischio di “avverse reazioni di mercato” nel caso di annuncio di “deficit più alti”.

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