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Bruce Springsteen vende le sue canzoni alla Sony per mezzo miliardo

Si tratta della cifra più alta mai sborsata da una casa discografica per il catalogo di un cantante – Springsteen entra nel lungo elenco di artisti che decidono di vendere i diritti delle loro canzoni

Bruce Springsteen vende le sue canzoni alla Sony per mezzo miliardo

Bruce Springsteen, uno dei più celebri cantanti della storia del rock, ha venduto i diritti del suo sterminato catalogo musicale alla Sony per mezzo miliardo di dollari. L’affare, rivelato da Billboard e dal New York Times, non è ancora stato annunciato ufficialmente. Sia la casa discografica che lo staff della rockstar non hanno rilasciato dichiarazioni, ma se l’importo venisse confermato, si tratterebbe della cifra più alta mai sborsata da un’etichetta discografica per acquisire i brani e gli album di un’artista. 

L’operazione da 500 milioni di dollari riguarda 20 dischi registrati in studio, compresi il leggendario “Born in The U.S.A”, vincitore di 15 dischi di platino, e gli iconici  “The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle”, “The River”, “Nebraska”, “The Ghost of Tom Joad”. A questi si aggiungono 8 album dal vivo e altrettante raccolte. Si tratta dell’intera produzione di Springsteen dal suo debutto nel 1973 con “Greetings from Asbury Park, N.J.” ad oggi. 

Grazie a questo accordo, la Sony potrà gestire i diritti d’autore dell’intero repertorio del cantante del New Jersey, incassando i proventi derivanti dall’ascolto e dall’utilizzo delle sue canzoni. Parliamo di introiti potenzialmente enormi se si tiene conto della fama di Springsteen, del fatto che anche le singole riproduzioni in streaming vengono monetizzate e degli incassi derivanti dai brani utilizzati come colonne sonore di film o serie tv. Un esempio su tutti è “Street of Philadelphia”, canzone scritta da Springsteen nel  ‘93 per il film “Philadelphia”, premiata con l’Oscar per la miglior canzone e 4 Grammy Award. 

Bruce Springsteen è solo l’ultimo nome di un sempre più lungo elenco di grandi artisti che decidono di vendere la propria produzione alle case discografiche, godendosi i frutti di una lunga carriera. A fare da apripista è stato Bob Dylan che nel dicembre del 2020 ha venduto il suo catalogo musicale alla Universal Music (gruppo Vivendi) per circa 300 milioni di dollari. Un anno fa, l’accordo venne definito come l’affare musicale del secolo. Lo scorso settembre Warner music ha comprato i diritti del catalogo di David Bowie. La stessa sorte è toccata ai repertori di Paul Simon, Neil Young, Carole Bayer Sager e Tina Turner.

Questo tipo di operazioni sono diventate più frequenti durante la pandemia e affondano le loro radici nella ventennale crisi che l’industria discografica sta affrontando, dovuta al calo delle vendite dei dischi fisici e all’esplosione dello streaming e peggiorata  con il Covid-19 in virtù della sospensione dei grandi concerti dal vivo.

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