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Brexit fa meno paura, ma banche in trincea per l’effetto Merkel

I mercati si stanno convincendo che Brexit non avrà effetti sistemici e avviano il recupero in tutto il mondo – Il duello tra Merkel e Renzi spinge però le banche sulle difensiva – Attesa per la fumata bianca in Unicredit – Riparte il petrolio – Tlc al top – La pubblicità sostiene Mediaset

Alla City l’effetto Brexit è già finito. Ieri sera l’indice Ftsie 100 si è fermato a quota 6.360, poco sopra i 6.338 punti della chiusura di giovedì 23, prima dell’esito del voto sull’uscita dall’Unione Europea. Certo, nel frattempo la sterlina si è svalutata. E i listini di Borsa raccontano solo una parte della realtà. La frattura politica, così come gli effetti negativi sull’economia reale rispondono a tempi e dinamiche diverse. Ma si è ormai fatta strada la convinzione che l’incendio è stato circoscritto e che la Brexit non avrà il sapore di una crisi sistemica. Restano però duelli all’ultimo sangue, come quello tra Italia e Germania sul bail-in e la sorte delle banche italiane. Ma la Brexit, in questo caso, c’entra poco.

CORRONO L’ASIA E WALL STREET, BOCCIATI IN USA SANTANDER E DB

Avanzano ancora i listini asiatici: Hong Kong +1,4%, Tokyo +0.9%. Ancor meglio Sidney (+1,8%), spinta dai titoli quotati anche a Londra. Un report di Fitch conferma che l’impatto della Brexit sull’Asia sarà modesto. I veri drivers della regione, si legge, sono l’andamento dell’economia cinese e l’orientamento della Fed sui tassi. Wall Street ha già cancellato più di metà dell’effetto Brexit. Gli indici Dow Jones e S&P 500 sono saliti ieri dell’1,6%, Nasdaq +1,2%.

Arrivano segnali contrastanti Usa. I consumi (spese personali) sono cresciuti a maggio dello 0,4% ma le vendite di abitazioni esistenti hanno registrato un calo del 3,7%: nessuno si aspetta più che la Fed alzi i tassi quest’anno. Il rendimento del decennale degli Stati Uniti scende di 1 punto base, all’1,45%.

Banco de Santander e Deutsche Bank non hanno superato per la seconda volta gli stressi test americane. Sale General Electric (+1,5%) dopo che la Financial Stability Oversight Council ha rilevato che le attività finanziarie del gruppo, nonostante le dimensioni ancora ragguardevoli, non sono più da considerare un potenziale rischio sistemico per il mercato finanziario.

VOLA L’EUROPA, MA A MILANO IL RIMBALZO RIESCE A METÀ

Dietro Londra (+3,58%) avanza Madrid (+3,45%). Chiudono in sensibile rialzo anche Parigi (+2,4%) e Francoforte (+1,6%). Finale in frenata a Milano, che ha chiuso a +2,21%, a 15.947 punti, dopo aver raggiunto un massimo a 16.019 punti.

Il dollaro si indebolisce su euro a 1,110 e la sterlina risale dal baratro: la valuta inglese è scambiata a 1,350 nei confronti del dollaro, da 1,334 della chiusura di ieri.

Si annuncia una giornata ricca di appuntamenti macro. In Italia saranno resi noti i dati dell’inflazione.

RIPARTE IL PETROLIO, LA RECESSIONE NON FA PIÙ PAURA

Dopo il dato sulla forte discesa delle scorte Usa di idrocarburi il petrolio ha accelerato al rialzo verso quota 50 dollari: il Brent è risalito del 2,5% a 49,8 dollari, il Wti avanza del 2,6% a 49,1 dollari.

Protagonisti del mercato azionario sono stati così i titoli dell’energia, che si sono mossi sotto la spinta del rialzo del greggio. Il settore energia è stato il migliore in Usa (+2,3%) e Europa è (Stoxx +4,4%). L’inglese Bp è salita del 4,5%, la francese Total ha guadagnato il 3,6%.  A Piazza Affari Eni ha guadagnato il 4,6%, Saipem +0,9%, Tenaris + 5,1%.

Non meno rilevante il contributo del settore utility: Snam (+4,7%) ha annunciato il nuovo piano industriale e lo spin-off della controllata Italgas, che sarà quotata a Piazza Affari entro fine 2016. Agli azionisti Snam sarà assegnata un’azione della nuova società ogni cinque azioni Snam possedute. Al termine dell’operazione, Snam manterrà una partecipazione del 13,5%, Cdp Reti avrà il 25,08% e Cdp Gas lo 0,97%. Enel ha guadagnato il 4,2%, Terna +3%, A2A +3,4%. 

BANCHE FRENATE DALL’ALTOLÀ DI ANGELA MERKEL

“Abbiamo definito certe regole comuni sulla risoluzione delle banche e sulla loro ricapitalizzazione, non possiamo cambiare tutto ogni due anni”. Al termine della riunione dei 27 capi di Stato e di Governo della Ue Angela Merkel ha bocciato così l’idea che l’Italia possa ottenere una finestra di deroga all’applicazione del bail-in, ovvero il coinvolgimento di investitori e depositanti nel salvataggio delle banche. “Le basi attuali su ricapitalizzazione e risoluzione – ha aggiunto il capo del governo tedesco – offrono possibilità per rispondere alle necessità degli Stati membri”. Come a dire che non c’è bisogno di andare a creare spazi ulteriori.

Immediata la replica di Matteo Renzi, che ha tolto dall’ordine del giorno europeo la questione della revisione delle regole perché “anche con quelle attuali siamo in grado di proteggere i risparmiatori”. E che poi la lanciato la stoccata: “Noi rispettiamo le regole, i tedeschi non lo fecero” in riferimento agli sforamenti del Patto di Stabilità di Berlino del 2003. L’Italia avrebbe chiesto alle autorità europee di poter mettere in campo nuove misure di sostegno, a partire da un fondo Atlante 2 sponsorizzato dalla Cassa Depositi e Prestiti.

UNICREDIT, OGGI LA SCELTA: IN CORSA VIOLA, PASSERA E MUSTIER

Non meno tempestiva la risposta dei mercati. Le banche si sono indebolite e alcune hanno chiuso in ribasso. Ubi Banca ha lasciato sul terreno il 5,2%, Monte Paschi -2,8%, Banco Popolare-3,2%, Pop.Milano-3,3%.Tra i soci pensionati si rafforza il fronte del ‘no’ alla fusione con il Banco Popolare: è sceso in campo, infatti, il “patto per la Bpm”, una delle organizzazioni più rappresentative tra gli ex dipndenti, contrario alla fusione nei termini attualmente previsti.

Unicredit ha ridotto nel pomeriggio il rialzo a +2,5% da +4%. Oggi il comitato nomine dovrebbe convergere su un solo candidato oppure restringere la ricerca a tre nomi: Fabrizio Viola, Corrado Passera e Jean Pierre Mustier, ex Unicredit. Intesa +1,4% (da +4%). In forte rialzo Mediobanca (+3,4%). Bene anche Generali (+2,4%), nonostante l’uscita dalla lista dei preferiti di Kepler Chevreux.

C’è attesa per l’accoglienza del mercato al business plan di Carige approvato ieri sera. Il piano strategico al 2020 prevede cessioni di Npl per circa 900 milioni entro fine anno e di un secondo portafoglio di analoghe dimensioni nella seconda metà del 2017. In programma anche la chiusura di 106 filiali e un taglio di 700 dipendenti.
 
TLC AL TOP: TELECOM +5%. ANCHE EQUITA FRENA FCA
 
Nel resto del listino continua il forte rialzo di Telecom Italia (+5,9%) insieme all’intero settore Tlc (Stoxx europeo di settore +4,2%). Poco mossi i titoli industriali e quelli del lusso. StM -0,3%, Leonardo invariata. Dopo Goldman Sachs e Mediobanca, anche Equita frena su Fiat Chrysler per i minori volumi di vendita post Brexit: il target price scende a 9,2 euro (buy).

Bank of America Merrill Lynch e Goldman Sachs hanno abbassato le loro stime sugli utili per azione nel lusso per tenere conto del maggior rischio di mercato post Brexit. Ferragamo -2,5%, Luxottica- 1,3%.

LA PUBBLICITÀ SPINGE MEDIASET, ANCHE AMAZON VUOLE BOMPIANI
 
Infine i media. In evidenza Mediaset (+4%): nel 2016, secondo quanto rilevato dall’Upa, la raccolta pubblicitaria crescerà del 3,14%. Mondadori + 0,44%: l’ad Ernesto Mauri ha dichiarato che il gruppo di Segrate è pronto a prendere una decisione sulla destinazione di Bompiani da cedere entro settembre su richiesta dell’Antitrust. “Abbiamo ricevuto nove manifestazioni di interesse da parte di tutti gli editori italiani – ha detto -, compresa La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, e due dall’estero da parte di Amazon e Harper Collins. Ora devono fare le offerte non vincolanti entro la prima settimana di luglio, poi faremo la nostra scelta e a settembre spero che sapremo almeno chi sarà il compratore”.

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