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Bossi non cede sulle pensioni, ma forse la crisi non gli conviene

Alla vigilia della scadenza dell’ultimatum Ue, Berlusconi è stretto tra la Lega, che dice no a interventi strutturali sulle pensioni di anzianità, prevedendo elezioni anticipate, Napolitano e la Ue, che gli chiedono di tradurre subito gli impegni presi in fatti – Si affaccia l’ipotesi che il premier mandi a Bruxelles solo una lettera di intenti.

Bossi non cede sulle pensioni, ma forse la crisi non gli conviene

“Se la Lega insiste la crisi è inevitabile”. L’affermazione, fatta al termine di una mattinata scandita dagli incontri, senza risultato, tra Berlusconi e la delegazione della Lega, non è di un rappresentante puro e duro dell’antiberlusconismo militante, bensì di un politico di grande accortezza ed esperienza, come l’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini, oggi nelle fila del Centro-destra. E del resto, per tutta la mattinata, è stato un susseguirsi di “niet” da parte di Bossi, dalle pensioni ai condoni.

E certamente non è un caso che il capo del Carroccio ieri non si sia neanche recato a palazzo Grazioli con la delegazione del suo partito, preferendo restare a Montecitorio in attesa di proposte. Ha invece fatto una serie di dichiarazioni tese a dimostrare quanto ristretti fossero ormai i margini di trattativa per evitare una crisi di governo. Fin dalla mattina, infatti, Bossi ha parlato di “momento drammatico e di rischio crisi”, aggiungendo che la Lega sulle pensioni non era disposta a cedere, che di condoni non si parlava neanche e che un governo tecnico, anche se presieduto da Gianni Letta, non rientrava nelle cose possibili, mentre invece, in caso di crisi, sarebbero inevitabili le elezioni anticipate.

Come si vede gli spazi di movimento di Berlusconi sono abbastanza stretti. Perché da un lato ci sono i no di Bossi, dall’altro le pressioni del capo dello Stato e dell’Europa. Perché il presidente Napolitano ha incalzato il presidente del Consiglio, osservando che “è ora che trovino precisa definizione le decisioni annunciate da Berlusconi”. Le quali, è bene ricordarlo, facevano riferimento a riforme strutturali, a cominciare dalle pensioni. Quanto all’Europa, è arrivato un sollecito pressante con l’affermazione che in sede Ue si attendono entro domani gli impegni italiani messi per iscritto. Ed è proprio una trattativa fatta sotto la pressione di Francia e Germania che la Lega vuole evitare.

Tant’è che Bossi definisce “una fucilata a Berlusconi” la lettera della Bce, e aggiunge che lui piaceri alla Germania non ne vuole fare. Vedremo tra poco se la Lega che si è riunita con Bossi, dopo i colloqui infruttuosi di palazzo Grazioli, darà ancora qualche spazio a Berlusconi. Il quale altrimenti potrebbe cercare di mandare a Bruxelles una lettera di intenti, nella quale però non ci potranno essere né provvedimenti presi dal Consiglio dei ministri, né puntuali e stringenti risposte per quanto riguarda le riforme strutturali.

E in questo caso anche il viaggio di domani nella capitale belga rischia di essere per il cavaliere un ennesimo calvario. Infine una domanda sulla strategia della Lega. Ma davvero, per il Carroccio, quella delle elezioni anticipate è una soluzione appetibile? Certo, Bossi si presenterebbe come quello che ha salvato le pensioni di anzianità del Nord, poi rilancerebbe la secessione, magari, questa volta, contro la Ue. Ma alla fine, visto il sistema elettorale, dovrebbe allearsi con la Pdl. Ipotesi difficile da praticare se Bossi si assumerà la responsabilità della crisi.

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