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Borse senza pace: pesano ancora Cina e petrolio

Ancora una pioggia di vendite sui listini europei, zavorrati dai timori per l’andamento dell’economia cinese e dall’ennesimo calo del petrolio – Penalizzati i titoli energetici e le materie prime – Tonfo di Cnh dopo il giudizio di Credit Suisse – Confermata l’inflazione in frenata nel 2015

Borse senza pace: pesano ancora Cina e petrolio

Ancora turbolenze da Pechino. La Borsa di Shanghai ha registrato un nuovo scossone con un calo del 3,55% in scia ai timori per l’economia cinese e in attesa della pubblicazione dei dati sul Pil in calendario la prossima settimana. La Borsa di Shenzhen, seconda piazza cinese, ha chiuso in flessione del 3,40%.

Alle spalle ormai il rally di ieri di Wall Street, l’Europa ha iniziato la seduta volatile per poi peggiorare in mattinata con il calo del petrolio. Il Brent è sceso sotto la soglia dei 30 dollari al barile, mentre il Wti cede il 4,36%, a 30,71 dollari. Penalizzati gli energetici e le materie prime, che zavorrano i listini del Vecchio Continente. Londra cede l’1,32 dollari, Parigi l’1,53% dove Renault perde il 2,79% mentre il Governo di Parigi ha smentito frodi sulle emissioni, Francoforte l’1,39%. Ancora peggio fa però il Ftse Mib, che cede attorno ai due punti percentuali.

In fondo al paniere delle blue chip c’è Cnh (-4,73%), sospesa al ribasso dopo la corrente di vendite che l’ha colpita fin dalle prime battute della seduta, in scia alla notizia dell’avvio della copertura da parte del Credit Suisse con giudizio Underperform e target price a 5,40 euro per azione. Male anche Finmeccanica (-3,71%), Bper (-3,6%), Tenaris (-3,56%) e Tod’s (-3,26%). Sul Ftse Mib solo Italcementi riesce a strappare un timido rialzo a +0,20%.

Il calo del petrolio si fa vedere anche sui dati macroeconomici dell’inflazione. In Italia l’Istat ha confermato che nel 2015 l’inflazione è rallentata a +0,1% da +0,2% del 2014. A novembre l’indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali è diminuito dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4,7% nei confronti di novembre 2014. Gran parte della riduzione dei prezzi all’importazione dipende dalle dinamiche del comparto energetico, al netto del quale l’indice registra una flessione dello 0,1% rispetto al mese precedente, mentre rimane invariato in termini tendenziali.

Sul fronte macroeconomico il surplus del commercio dei beni della zona euro a novembre è stato di 23,6 miliardi rispetto a 20,1 miliardi di un anno prima. A novembre le esportazioni di merci nel resto del mondo sono state 173,5 miliardi di euro, in aumento del 6% rispetto a novembre 2014. Le importazioni sono arrivate a149,9 miliardi, +5% rispetto a novembre 2014.

Ora il mercato guarda ai dati in arrivo oltreoceano. Negli Usa è attesa una raffica di dati macro: l’indice dei prezzi alla produzione di dicembre, le vendite al dettaglio sempre di dicembre, l’indice Empire State Manufacturing di gennaio, l’impiego della capacità produttiva e la produzione industriale di dicembre, l’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di gennaio (preliminare) e le scorte delle imprese di novembre.

Sul fronte delle banche centrali, alle 15 è atteso l’intervento del governatore Dudley della Fed e anche il Bollettino economico trimestrale della Banca d’Italia.

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