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BORSE OGGI 16 DICEMBRE – I mercati provano a ripartire dopo la tempesta ma la scure di Fed e Bce spaventa

Dopo la batosta delle banche centrali, le Borse cercano di rialzare la testa – Crolla Netflix che perde più dell’8 per cento

BORSE OGGI 16 DICEMBRE – I mercati provano a ripartire dopo la tempesta ma la scure di Fed e Bce spaventa

La quiete dopo la tempesta. Stamane i future segnalano una partenza in lieve rialzo, ma sul mare dei mercati galleggiano le vittime di una delle giornate più “nere” degli ultimi anni, scatenate dalle decisioni delle banche centrali.  Il bilancio è davvero pesante:

Milano cede il 3,45%, in Usa crolla Netflix -8,63%

Piazza Affari ha ceduto il 3,45% giovedì sera precipitando a 23.726 punto, maglia nera in Europa al termine di una seduta difficile per tutti, con perdite superiori al 3% da Francoforte a Parigi.

Non ha fatto meglio Wall Street, ieri di nuovo in profondo rosso: il Dow Jones -2,25% arretra di 764 punti, l’S&P 500 -2,49% scende sotto quota 3.900. Il Nasdaq perde il 3,23%. 

Più di tutti perde Netflix – 8,63%, pronta a rimborsare gli inserzionisti nel caso non vengano centrati i target di audience promessi. Segue Nvidia -4,09%, punita dal “reduce” di Hsbc, 

La frenata dei listini coincide con la brusca discesa della propensione al rischio segnalata dalla corsa al dollaro. La valuta Usa, trattata ieri mattina a 1,0737 sull’euro, dopo le parole di Lagarde ha guadagnato lo 0,55 a 1,0629. 

Schizza il rendimento del Btp decennale

Non meno tempestoso il mercato obbligazionario. Il Treasury Note a dieci anni stamattina è a 3,45%, da 3,50% della chiusura precedente. Molto più movimentata la seduta in Europa: come reazione alle parole di Christine Lagarde. Il movimento più rilevante è stato sul biennale tedesco, il cui rendimento è salito a 2,33%, il massimo dal 2008. Il BTP si è portato a 4,13%, +28 punti base rispetto ai livelli del giorno prima. Lo spread s’impenna a 207 punti, scatenando l’ira di Guido Crosetto: “non ho capito il regalo di Natale che Christine Lagarde ha voluto fare all’Italia”.

Non solo Bce. Denaro più caro a Londra e Berna

In realtà la presidente della Bce, che pure ha invitato l’Italia a sottoscrivere il Mes (un tabù per il centro destra, ma non solo), non ha voluto infierire sul Bel Paese indossando le vesti della “falchetta”, ma si è adeguata ad un movimento generale che ha coinvolto, al seguito della Fed, tutte le banche centrali: oltre alla Bce hanno alzato i tassi di mezzo punto Svizzera, Unione ed Inghilterra, di un quarto di punto la Norvegia. Con l’eccezione della Bank of England, tutti i banchieri hanno sottolineato che per ora l’inflazione non sta scendendo, perciò la stretta monetaria deve andare avanti. 

Meno Btp nei forzieri di Francoforte, come vogliono i falchi

La Bce ha anche messo le mani avanti: il costo del denaro, si legge nel comunicato, dovrà salire “significativamente” e si anticipa al marzo la partenza del quantitative tightening, ovvero, la riduzione del portafoglio ordinario dei titoli: il calo, legato al mancato reinvestimento di quel che scade, sarà di 15 miliardi al mese e non di 10 come sperato dall’Italia. Nel comunicato vengono poi riviste al ribasso le previsioni sul Pil del 2023 e del 2024, al rialzo quelle dell’inflazione, sempre relativamente ai prossimi due anni. Nel 2025 i prezzi al consumo saranno ancora sopra la soglia desiderata del 2%.

Non si è trattato di una decisione pacifica. Oltre un terzo dei componenti del Consiglio della Bce voleva un nuovo rialzo dei tassi d’interesse da 75 punti base: la decisione finale di applicare un rialzo di 50 punti base sarebbe arrivata dopo un dibattito, trovando un accordo sulla proposta del capo economista Philip Lane. Lo scrive la Bloomberg citando fonti vicine al dossier, secondo cui i governatori più ‘falchi’ avrebbero abbandonato le loro resistenze di fronte all’impegno della Bce a ulteriori rialzi da 50 punti base nei prossimi mesi.

Venti di recessione in Usa, ma la Fed tira dritto

Soffiano intanto dagli Usa i venti della recessione favorita dalla stretta monetaria. Le vendite al dettaglio però, hanno registrato il mese scorso un calo dello 0,6% anno su anno, dal +1,3% di ottobre. Sotto le aspettative l’indice manifatturiero della Fed di New York, sceso a -11,2 da 4,5%. Più debole del previsto anche l’indice della Fed di Filadelfia. La produzione industriale a novembre è scesa del -0,2% mese su mese. Ma la Fed non ci sente anche perché l’occupazione non accenna a calare: Le nuove richieste di sussidio di disoccupazione sono scese a 210.000 da 231.000 della settimana precedente,

Tokyo – 1,7%. L’economia frena più del previsto

La frenata è proseguita in Asia. Il Nikkei di Tokyo perde l’1,7% (-1m3% la settimana). L’attività manifatturiera giapponese si è contratta più del previsto a dicembre. L’indice Pmi è sceso a 48,8 da 49 del mese precedente

Poco sotto la parità Hang Seng di Hong KongCSI 300 di Shanghai e Shenzen poco sotto la parità: il primo chiude la settimana con un calo del -2,8%, il secondo del -1,5%.Kospi di Seul -0,5% (-1,5% la settimana). BSE Sensex di Mumbai -0,5% (-1% la settimana).

Scende il petrolio. Gas + 25% in Europa, stabile l’oro

La ripresa del dollaro ha provocato il ribasso del petrolio, con il Brent a 80,9 dollari (-0,4%). Il bilancio provvisorio della settimana è +6% e si confronta con il -11% di quella precedente. La possibile ripresa della Cina ha pesato di più che lo spauracchio della recessione.  

Il Gas trattato a New York perde il -4,80% anche se alcune aree degli Stati Uniti sono duramente colpiti dalle tempeste invernali. Gas Naturale europeo ieri +2,5% a 134 euro per mwh.

Risale l’oro ma resta sotto i 1.800 dollari (1.784 +0,8% in settimana). L’atteggiamento duro delle banche centrali ha raffreddato gli entusiasmi intorno ai metalli preziosi.

Il governo vuole Sparkle pubblica, il piano Fincantieri

 Primo esame del mercato sull’ingresso nel cda di Telecom Italia di Massimo Sarmi, destinato ad assumere la carica di presidente dell’ex incumbent mentre si moltiplicano le iniziative per una strategia di ripresa. La novità è il disgelo tra Vivendi e Cdp, i primi due azionisti. Il governo italiano vuole portare Sparkle, società di Telecom Italia attiva nel settore dei cavi sottomarini, sotto il controllo pubblico. 

Fincantieri ha approvato il piano industriale 2023-2027 che punta a un ritorno all’utile netto dal 2025 grazie alla focalizzazione sui tre core business del gruppo: navi da crociera, navi militari e navi specializzate offshore. Non ci sarà busogno di aumenti di capitale.

Leonardo: Il Senato USA approva un disegno di legge che prevede spese per la Difesa nel 2023 a 858 miliardi, +10% rispetto al 2022, BUY.

Unicredit. La Bce ha fissato il requisito patrimoniale minimo complessivo per il 2023 al 9,2% per il Cet1, in lieve rialzo rispetto al precedente target.

Intesa Sanpaolo. La Bce ha fissato un requisito patrimoniale minimo Cet1 da rispettare per il 2023 all’8,8% dopo la conclusione dello Srep.

Cresce l’attesa per il probabile lancio di un’Opa sul titolo Juventus da parte di Exor, anticipata dai forti rialzi degli ultimi giorni. 

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