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Borse in trincea, la guerra affonda i mercati: il petrolio torna a volare, il rublo nella polvere

Le Borse pagano il prezzo della guerra e oggi si preparano a vivere un’altra giornata molto difficile – I future anticipano un ribasso del 3-4% per i listini europei

Borse in trincea, la guerra affonda i mercati: il petrolio torna a volare, il rublo nella polvere

Allacciate le cinture: la Borsa di guerra non è per i deboli di cuore. Kiev non si arrende, dopo quattro notti di aggressione. E l’Occidente, Europa in testa, aumenta la pressione contro Putin. Archiviata l’ipotesi di una guerra lampo, i mercati ne prendono atto. Anche se si è aperto un piccolo spiraglio: all’alba del quinto giorno di guerra, le delegazioni diplomatiche di Russia e Ucraina stanno per sedersi a un tavolo negoziale a Gomel, in Bielorussia. Dopo un iniziale rifiuto dell’ultimatum, Kiev ha accettato un incontro “senza condizioni preliminari” e con la garanzia, da parte di Minsk, dell’incolumità della propria delegazione.

Euro Stoxx -4%, Bp esce dal capitale di Rosneft

I future delle Borse europee anticipano una partenza in profondo rosso (-3/4% l’Euro Stoxx 50). L’euro tratta a 1,15 sul dollaro (-1%). Si disintegra il rublo: -28%, a 120 contro il dollaro, sotto il peso delle sanzioni approvate dall’Occidente.

Schizza all’insù il petrolio, di nuovo oltre i 102 dollari al barile. Bp ha annunciato l’uscita dal capitale di Rosneft, il colosso petrolifero russo di cui controlla il 20%. Il WTI è in rialzo del 6% a 96,3 dollari il barile. Oro +1%.

In rosso anche i future Usa, T-Bond a 1,89%

Meno forte, seppur pesante, l’impatto sulle altre piazze. I future sull’indice S&P cedono il 2,3%, tanto quanto guadagnato nella seduta di venerdì. A condizionare la Borsa Usa è anche l’attesa delle decisioni della Fed nella prossima riunione del 16 marzo. Treasury Note a dieci anni a 1,89%, -7 punti base.

Shanghai -0,4%, scontata la rielezione di Xi

Hong Kong (-1,6%) è ai minimi da un anno. Il Csi di Shanghai (-0,4%). Sulla guerra in corso, la Cina si mantiene a distanza: stanotte l’ambasciatore cinese all’Onu, Zhang Jun, ha detto: “supportiamo e incoraggiamo tutti gli sforzi diplomatici che portino ad una soluzione pacifica della crisi”.

È scontata la rielezione del presidente cinese per il suo terzo mandato durante l’annuale sessione plenaria del Congresso Nazionale del Popolo che comincerà sabato.

In pareggio il giapponese Nikkei. Le vendite al dettaglio a gennaio segnano un aumento dell’1,6% rispetto a un anno fa. La produzione industriale preliminare a gennaio cala dell’1,3%, trascinata in particolare dalla contrazione del settore auto.

L’Europa cancella Mosca dallo Swift, salvo per il gas

Gli operatori, al di là dei primi effetti delle misure, stanno misurando le conseguenze a lungo termine delle sanzioni imposte dall’Unione Europea: l’esclusione in modo selettivo (per evitare il blocco del gas) della Russia dallo Swift, il sistema interbancario dei pagamenti internazionali; il congelamento delle riserve estere della Banca centrale russa, quasi 650 miliardi di dollari che rappresentano un cuscinetto di valuta necessario per attutire l’effetto delle sanzioni. Bruxelles, per giunta, ha deciso per la prima volta di finanziare armi da inviare in Ucraina in risposta all’allerta del sistema difensivo nucleare russo e ha chiuso lo spazio aereo nei confronti di Mosca.

Possibile una giornata folle per il petrolio

Secondo Andrea Delitala di Pictet, i canali di diffusione della crisi sono tre:

  1. le relazioni commerciali, che avranno un impatto modesto;
  2. le relazioni finanziarie, altrettanto trascurabili, “considerato che i crediti verso la Russia delle banche della zona euro pesano per l’1% circa del Pil della regione”;
  3. al contrario, un rincaro del 40% del petrolio “porterebbe a una riduzione della crescita dell’area euro di mezzo punto percentuale”. Non solo. Altrettanto forte sarà l’impatto su altre materie prime: palladio, alluminio, nickel, grano e mais, che già negli ultimi giorni erano andati in fibrillazione.

Per il petrolio, anticipa Bloomberg, potrebbe essere una “giornata folle”. A metà settimana è prevista una riunione dell’Opec+ dalla quale, secondo Reuters, non ci si aspetta che il cartello acceleri il ritmo di aumento della produzione per fermare i rincari. Il presidente Biden sta valutando l’opzione di metter mano alle scorte Usa, ma secondo gli addetti ai lavori sono soprattutto le trattative con l’Iran sul nucleare che possono riequilibrare il mercato, riaprendo i rubinetti da un importante produttore.

Indici Pmi, inflazione italiana, parla Powell

La guerra in Ucraina fa passare in secondo piano il resto dell’agenda economica e geopolitica.

Martedì si riuniscono i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche centrali del G7; sarà presente anche il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni.

Mercoledì alla Camera sarà in audizione il governatore della Banca centrale americana, Jerome Powell; lo stesso giorno sarà pubblicato il Beige Book mensile della Fed e si riuniranno OPEC e OPEC+.

In settimana saranno pubblicati gli indici manufatturieri e servizi di Giappone, Cina, Eurozona, Spagna, Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Usa, i dati su inflazione e disoccupazione nell’Eurozona. I dati italiani attesi nei prossimi giorni riguardano invece l’inflazione preliminare di febbraio e il Pil 2021 (martedì), il tasso di disoccupazione a gennaio (giovedì) e i conti economici del quarto trimestre.

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