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Borse in picchiata dopo la stretta di Trump sui dazi sulla Cina

L’inasprimento dei dazi sui prodotti cinesi anticipato da Trump mette ko le Borse – Piazza Affari perde l’1,6% e colpisce soprattutto Stm, Exor, Cnh e Pirelli – Terna e Snam si salvano

Borse in picchiata dopo la stretta di Trump sui dazi sulla Cina

L’escalation di tweet di Donald Trump manda ko le Borse internazionali e crea non poche turbolenze a Milano, dove il Ftse Mib ha chiuso in ribasso dell’1,63%. Nessuno, da Shanghai a New York, col passare delle ore e dei fusi orari, riesce a salvarsi dal Black Monday innescato dal presidente Usa che nella notte tra domenica e lunedì usa il suo social network preferito per minacciare l’aumento al 25% di dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi e l’imposizione nuove tariffe su ulteriori 325 miliardi di dollari di merci provenienti da Pechino.

Quando tutti pensavano che l’accordo tra i due colossi fosse ormai ad un passo, con la delegazione cinese pronta a partire per Washington allo scopo di firmare l’accordo definitivo, la guerra dei dazi torna a spaventare i mercati. In mattinata, Trump rincara addirittura la dose: “Gli Stati Uniti stanno perdendo, da molti anni, dai 600 agli 800 miliardi di dollari l’anno in commercio. Con la Cina perdiamo 500 miliardi di dollari, Scusate, ma non succederà più!”, twitta l’inquilino della Casa Bianca.

“Lo sfogo/la minaccia, indica a nostro avviso che i colloqui erano arrivati ad un punto morto. Ora l’attenzione si sposta alla visita della delegazione cinese a Washington mercoledì prossimo. Un’eventuale cancellazione/rinvio della visita indicherebbe problematiche effettive e allungamento nei tempi di un possibile accordo, mentre la sua conferma andrebbe nella direzione di una maggiore disponibilità negoziale dei cinesi”, tranquillizzano gli analisti di Mps Capital Services.

Nonostante siano in molti a vedere dietro i tweet di Trump un “bluff” volto più ad accelerare che a far saltare i negoziati, i mercati reagiscono male. Lo shock partito dai mercati asiatici (Shanghai -5,58%, Shenzhen -7,38%) contagia sin dai primi scambi le borse europee, che nel pomeriggio provano a limare le perdite di qualche decimale. Piazza Affari è la peggiore tra le borse europee e scende a quota 21.409 punti dai 21.763 della chiusura di venerdì. Ribassi prepotenti anche sugli altri listini: Francoforte -1,01%, Parigi -1,18%, Madrid -0,84%. Si salva Londra, ma solo perché la Borsa è chiusa per festività.

A Wall Street l’intonazione non cambia con i titoli tecnologici e industriali, i più esposti alla domanda cinese, in picchiata. Il Dow Jones e lo S&P 500 cedono rispettivamente lo 0,7% e lo 0,8%, mentre il Nasdaq perde lo 0,96%. Alle stelle il Cboe Volatility Index (Vix). L’indice che misura la “paura” degli investitori è schizzato del 23,54% dopo aver toccato un massimo di +44%, il maggior rialzo dell’ultimo anno.

Dopo aver sofferto per parecchie ore l’effetto Trump il petrolio limita i danni con il Wti americano in ribasso dello 0,06% a 61,9 dollari al barile e il Brent in rialzo dello 0,03 a 70,87 dollari. “L’intransigenza di Trump sui dazi nei confronti della Cina, del tutto inaspettata, ha spaventato gli investitori, che stanno cercando di contenere il proprio livello di rischio sul mercato”, spiega a Reuters Jasper Lawler di London Capital Group, che aggiunge: “L’idea che mesi di trattative possano essere messi a rischio da Trump ha sollevato preoccupazioni per la domanda di greggio in futuro”.

In leggero calo per l’euro sul dollaro con il cambio che arriva a 1,1195, mentre il timore dei dazi si ripercuote sullo yuan, che arriva a 6,7882 sul biglietto verde.

Le tensioni internazionali coinvolgono anche i titoli di Stato. Lo spread tra Btp e bund, dopo aver superato quota 260 punti, torna a normalizzarsi nel pomeriggio, chiudendo a 256 punti base. I tassi sul decennale salgono al 2,575%, mentre il rendimento del Bund a 10 anni torna allo 0,012%,

Spostandoci nuovamente sull’azionario a Piazza Affari rimangono a galla solo le utilities: Terna +0,41%, Snam +0,04%. Tutti in rosso gli altri 38 titoli del Ftse Mib con i tecnologici, il lusso e l’auto a pagare il prezzo più alto. Maglia nera per Stm, che crolla del 4,82%. Pesante la galassia Agnelli: Cnh -3,7, Exor -3,51%, Fca -2,2%, Ferrari, -1,17%. L’andamento dei titoli automobilistici italiani ricalca quello delle altre big europee: Bmw -2,2%, Volkswagen -1,66%, Peugeot -2,12%, Renault -2,32%. In Italia tonfo di Pirelli (-3,3%) e Brembo (-2,89%)

Male il lusso: Ferragamo -3,04%, Moncler -2,2%. In ribasso i big bancari: Unicredit (-3,27%), Intesa (-1,4%).

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