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Borse, Francoforte “gela” Milano e tutta l’Europa

Le piazze finanziarie del Vecchio continente si sgonfiano nel pomeriggio, anche se Milano riesce a limitare i danni (-0,25%) – All’origine dell’ondata dei ribassi voci secondo cui la Germania avrebbe perso la tripla A per il debito sovrano, poi smentite – A Piazza Affari, comunque, resistono Fiat e diversi titoli bancari

RUMORS DALLA GERMANIA GELANO LE BORSE
SOLO PIAZZA AFFARI LIMITA I DANNI (-0,25%)

Le Borse europee si sgonfiano improvvisamente nel pomeriggio. A ribaltare l’andamento della seduta, dopo una mattina quasi euforica, non sono, una volta tanto, le notizie in arrivo da Wall Street bensì il crollo di Francoforte che cede l’1,71%. Segno meno anche per Londra che perde l’1,44% male anche Parigi che cede lo 0,65%, Madrid perde lo 0,84%. Milano limita i danni a -0,25%. L’indice tedesco ha perso il 4% in soli 15 minuti. Il motivo? Secondo alcuni rumor la Germania avrebbe perso la tripla A per il suo debito sovrano, eventualità smentita a mercati chiusi: Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch confermano quel rating. Altre voci che hanno contribuito a deprimere il mercato tedesco: le indiscrezioni secondo cui la Germania si appresterebbe a estendere il divieto di vendite allo scoperto, oggi in vigore per i titoli finanziari su tutte le azioni dell’indice Dax. La proroga, in effetti, è stata effettuata a mercati chiusi. Per vanificare il provvedimento, alcuni investitori (in particolare le case d’affari americane) avrebbero colto l’occasione per aprire posizioni short ora, prima che arrivi il divieto. In realtà, le indiscrezioni sono state puntualmente smentite: un portavoce della Consob tedesca dice di non essere a conoscenza del piano. Il ministero delle Finanze della Germania ha dichiarato che non sta preparando un divieto generale agli short-selling. Ma la vicenda è esemplare delle tensioni che attraversano di questi tempi i mercati, in balìa, tra l’altro di autorità politica e regolamentari troppo deboli per imporsi alla speculazione. A Milano l’inversione di tendenza ha colpito in maniera massiccia i valori dell’energia: Eni -1,19, Enel -1,71 e Saipem- 1,44%. Resistono in terreno positivo Fiat +1,42 ed Exor +1,71, ma non Fiat Industrial-0,91% . In terreno positivo, invece, sia Intesa +1,61% che Unicredit +1,68% ma non Bpm (-3,1%) mentre è ancora in corso il cda sulla semestrale.

AVVIO CONTRASTATO ANCHE PER WALL STREET
PESA L’ADDIO DI JOBS, BUFFET RISVEGLIA BOFA

Segno meno anche per Wall Street con Dow Jones e Nasdaq che arretra dell’1%. Dati contrastati sul fronte macroeconomico. Le nuove richieste di disoccupazione settimanali sono salite a 417mila dalle 408mila della settimana precedente e rispetto ad attese di 405mil. Le richieste continue sono scese a 3,64 milioni, meno delle previsioni che le attendevano a 3,70 milioni. Gli investitori, negli Usa come nel Vecchio Continente, attendono di capire se la Fed avvierà o meno un nuovo programma di acquisto di titoli di Stato, sulla falsa riga del “Quantitative Easing 2” dell’anno scorso. L’appuntamento è per domani con l’intervento di Ben Bernanke al meeting di Jackson Hole, da cui dovrebbe annunciare nuove misure di sostegno all’economia Usa, in fase di frenata. La prospettiva di un aiuto da parte dell’istituto centrale Usa ha galvanizzato nei giorni scorsi gli operatori, tornati ad acquistare dopo le pesanti perdite delle settimane scorse: nelle ultime tre sedute gli indici americani hanno guadagnato circa il 5%. In particolare, Bank of America sale del 23% sulla notizia che Berkshire Hathaway, la società d’investimento dietro al quale c’è Warren Buffett, investirà 5 miliardi di dollari nella banca Le buone notizie sono offuscate da quelle provenienti da Cupertino, il quartier generale della Apple, dopo che il fondatore Steve Jobs ha annunciato le sue dimissioni dalla carica di ad per motivi di salute. Resterà presidente, ma il ruolo operativo passa al numero due Tim Cook. Nel preborsa il titolo Apple perde il 4%, dopo essere sceso ieri nell’after hours del 7%. Il titolo pesa il 9% dell’indice Nasdaq. Non aiutano, infine, le parole del portavoce del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui la crescita globale appare più debole e disomogenea , con le prospettive che si sono deteriorate.

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