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Borse e volatilità, che fare? Cosa ci insegna il caso Dax

REPORT LUPOTTO&PARTNERS – Dopo il forte storno di agosto delle Borse in Usa e Europa, solo il FtseMib è ancora positivo rispetto a gennaio. Per le prossime decisioni da prendere è d’aiuto l’analisi tecnica sul Dax, l’indice di Francoforte: un ulteriore suo indebolimento è dato come probabile e trascinerebbe con sé gli altri listini. Ecco alcuni consigli

Borse e volatilità, che fare? Cosa ci insegna il caso Dax

Nel nostro lavoro ci capita di analizzare sia i dati fondamentali dei mercati sia di effettuare la cosiddetta analisi tecnica, che prescinde dalle valutazioni di bilancio, da considerazioni di contesto e di ciclo macroeco nomico, e si basa unicamente sulla serie storica dei prezzi. Alla base dell’analisi tecnica c’è la teoria che i prezzi incorporano tutto, sia le informazioni conosciute, sia anche le informazioni sconosciute ai più e frutto di insider trading.

Va detto che l’analisi tecnica è tutt’altro che una scelta esatta, è un’analisi di tipo probabilistico che, quando si verificano determinate configurazioni di prezzo di lungo o di breve termine, ci aiuta nel determinare l’evento che ha la più alta probabilità di verificarsi.

Già la scorsa settimana avevamo dato un’occhiata al DAX, l’indice total return dei principali 30 titoli tedeschi. Questa settimana il DAX ci ha dato alcuni segnali tecnici di lungo periodo che vale la pena approfondire. Se tracciamo una trendline che unisce i prezzi di chiusura settimanali da metà 2011, osserviamo anzitutto che per la prima volta la chiusura settimanale è avvenuta al disotto della trendline, seppure di poco, ed inoltre questa violazione avviene con una candela rossa, che cioè chiude venerdì ad un livello più basso di quello di apertura del lunedì.

Quando questo pattern si verifica, l’andamento più probabile è un rimbalzo verso la trendline o anche un poco sopra (per esempio verso quota 10.000 psicologicamente importante), per poi ridiscendere sotto i minimi di giovedì. Questo movimento trova giustificazione anche nell’andamento calante dell’indice, con massimi e minimi relativi decrescenti da aprile. Questo è l’andamento statisticamente più probabile, ma è tutt’altro che certo. La maggiore ragione di frustrazione dell’utilizzo dell’analisi tecnica è che il tasso di errore è elevato.

In un caso come questo, basandoci sui dati storici, le probabilità che le cose vadano come previsto sono dell’ordine del 65/70%. Le altre possibilità sono che l’indice trovi da qui lo spunto per una ripresa di un uptrend (caso poco probabile, 5 – 10%) oppure che l’indice trovi la forza di risalire fin verso 11.000/11.500 per poi tornare a testare la trendline (probabilità 25 – 30%). Anche se il tasso di errore è elevato, l’utilizzo sistematico comporta il prendere tante decisioni con probabilità superiore al 50% di corretteza, e ciò alla lunga è di beneficio.

L’obiezione. Qualcuno potrebbe obiettare che questa situazione di perforazione della trendline è dovuta in particolare allo scoppio del caso Volkswagen, e che non sarebbe successa senza quella notizia. Ma è proprio questa la forza dell’analisi tecnica, quella di limitarsi a prendere nota del movimento dei prezzi senza fare congetture.

Senza dubbio l’affare VW ha indebolito il listino tedesco, e l’analisi tecnica mette in evidenza che questa debolezza è arrivata in un momento critico. La criticità del DAX si inserisce in quadro di borse mondiali piuttosto deboli. Vediamo ad esempio l’S& P500 americano e il FTSEMIB italiano. 

Il forte storno di agosto ha portato l’indice USA ben sotto i livelli di inizio anno, la distanza dalle medie mobili suggerisce un possibile temporaneo recupero in area 2000 in un quadro comunque non positivo. Riportiamo anche il grafico e i dati del Margin Debt USA già inserito nel report macroeconomico di Settembre, a cui si aggiunge anche la lettura di Agosto che è stata resa nota recentemente e che nel report di Settembre era ancora mancante.

Il Margin Debt è l’ammontare del denaro preso a prestito dagli americani per investire. Quando questo indicatore inverte il suo andamento ciò è di solito negativo per l’azionario. Ciò è avvenuto sia nel mese di luglio sia nel mese di agosto.

L’indice italiano è ancora positivo rispetto a inizio anno, unica borsa occidentale con la Francia, ma il quadro tecnico con un imminente incrocio delle medie mobili al ribasso non è positivo affatto.

Le conseguenze. Alla luce di questo quadro poco positivo, un ulteriore indebolimento del DAX che l’analisi tecnica ci indica come probabile porterebbe al ribasso quasi tutte le altre borse. Di conseguenza ci asteniamo dal prendere nuove posizioni su azionario e per alcuni portafogli consideriamo l’ipotesi di vendere una parte di azionario diminuendone il peso.

Per la componente di portafoglio investita in certificati, questi hanno una loro logica di rischio/rendimento, vanno valutati a scadenza e quindi le posizioni non mutano. Le obbligazioni high-yield hanno una discreta correlazione con l’azionario, ma hanno il grosso vantaggio di pagare un’alta cedola e di diminuire la loro volatilità nel tempo con l’approssimarsi delle scadenze.

Per questo motivo possono essere mantenute in portafoglio e successivamente gradualmente incrementate, anche aspettando ancora qualche settimana. La diversificazione è d’obbligo e il sangue freddo pure, in quanto la volatilità è in costante aumento e la liquidità in diminuzione. Le obbligazioni governative EUR hanno mantenuto un buon valore e una stabilità di rendimenti grazie al QE di Draghi in corso.

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