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BORSE CHIUSURA 9 FEBBRAIO – Piazza Affari sempre in rally: Unicredit e Mps sugli scudi

La Borsa di Milano ancora una volta leader in Europa sulla scia delle banche e soprattutto di Unicredit dopo la pioggia di richieste del nuovo bond e del Monte dei Paschi che annusa le opportunità del consolidamento

BORSE CHIUSURA 9 FEBBRAIO – Piazza Affari sempre in rally: Unicredit e Mps sugli scudi

I pianeti favorevoli sembravano destinati ad allinearsi tutti quest’oggi, dopo il rally dei listini cinesi (sull’incremento delle previsioni di crescita da parte degli analisti), l’andamento sostenuto dei mercati europei (sulla spinta delle trimestrali) e l’avvio intonato di Wall Street, galvanizzata da Disney (+3%). Poi la borsa americana ha rallentato il passo e anche il Vecchio Continente ha tolto un po’ il piede dall’acceleratore. Alphabet, che ieri ha bruciato circa 100 miliardi di dollari di capitalizzazione, è nuovamente in calo ed è il titolo peggiore sullo S&P 500.

L’Europa brinda alle trimestrali, Piazza Affari è ancora la migliore

La chiusura è positiva, ma sotto i massimi di giornata, in Europa dove Piazza Affari persevera nel suo ruolo leader per consistenza dei rialzi e conduce in porto la quarta seduta consecutiva in progresso, +1,26% a 27.503 punti base (i massimi da circa un anno), con i titoli di banche e industria in vetta al listino.

I conti aziendali, soprattutto quelli di Siemens (+6,55%), spingono Francoforte +0,69%, mentre Crédit Agricole (+3,79%) favorisce Parigi +0,96%. AstraZeneca (+4,37%) si mette in luce a Londra +0,35%, ma Credit Suisse crolla del 14,73% a Zurigo (-0,47%), a causa della peggior perdita trimestrale dalla grande crisi finanziaria del 2008 e della previsione di una ulteriore e consistente perdita quest’anno, a causa di una vera e propria fuga di clienti.

Nel resto del continente è brillante Amsterdam +1,16%, mentre è cauta Madrid +0,19%.

L’inflazione rallenta in Germania

A dare tono ai mercati della zona euro ha contribuito anche il rallentamento dell’inflazione in Germania nel mese di gennaio: +8,7%, contro +8,9 previsto, il minimo da cinque mesi a questa parte. Secondo l’Ufficio federale di statistica l’indice dei prezzi al consumo tedesco è cresciuto dell’1% a livello mensile. 

I segnali di miglioramento, letti in chiave Bce, sono però bilanciati dalla decisione della Banca centrale svedese di alzare i tassi di 50 punti base, prevedendo poi ulteriori aumenti dei tassi.

In Gran Bretagna d’altra parte il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, osserva che sull’inflazione complessiva Londra ha voltato pagina, ma servono ulteriori prove che il processo in atto sia duraturo.

Oltreoceano l’annuncio di un taglio di 7 mila posti di lavoro da parte di Disney tonifica il titolo e, in certa misura, getta una luce diversa sul forte rapporto relativo all’occupazione visto recentemente, tanto più che nella settimana terminata il 4 di febbraio le richieste di disoccupazione sono salite a 196 mila, contro attese di 190mila. Se il lavoro, insieme all’inflazione, è la stella polare della Fed, questi segnali potrebbero favorire l’atteggiamento cauto che i mercati prediligono.

In questo contesto corre la corona svedese, che tratta in rialzo di oltre il 2% contro il dollaro e si apprezza anche contro l’euro, nonostante la Bce non abbia mostrato fin qui segni di cedimento nel suo orientamento severo di politica monetaria. La moneta unica è ben intonata contro il biglietto verde, per un cambio intorno a 1,075.

Sul fronte energetico mostra segni di cedimento il petrolio: il Brent tratta al momento in ribasso dell’1,8% a 83,56 dollari al barile; il greggio texano cede una percentuale analoga e prezza al momento intorno a 77 dollari al barile.

I future del gas naturale ad Amsterdam sono in rosso e ormai prossimi a 53 euro al Mwh.

Piazza Affari, con il vento in poppa

Piazza Affari, sotto un diluvio di trimestrali, continua a navigare con il vento in poppa. A guidare il listino oggi è Unicredit, che chiude con un guadagno del 4,13% con il collocamento di un gettonato bond che rende il 4,5% e dopo aver presentato recentemente i conti 2022, che hanno visto l’utile netto balzare ai massimi dal 2018.

Tra le blue chip del settore brillano Intesa, +1,42% e Mediobanca +1,52%, che oggi ha mostrato un bilancio con un record storico per ricavi e utile. Se la cava bene anche Bper, +0,98%, che aveva sbandato in avvio dopo i conti visti ieri e parzialmente deludenti.

Fuori dal paniere principale fa il pieno di acquisti Mps, +12,29 con risultati oltre le attese.

Sul Ftse Mib archiviano una seduta effervescente i titoli del settore auto: Stellantis +3,68%, Iveco +2,73%, Cnh +2,13%.

Bene Stm +2,09% e Buzzi +2% con i risultati trimestrali. Sempre tonica Leonardo +1,35%. Non approfitta del clima favorevole al rischio Diasorin -2,27%.

Saipem perde l’1,67%, dopo i cospicui guadagni del periodo, mentre Eni realizza un guadagno dell’1,3%.

Le prese di profitto penalizzano Telecom -1,57%, mentre Hera non convince (-1,4%) all’indomani della presentazione del piano industriale al 2026.

Scende lo spread

La seduta è favorevole anche alla carta italiana. Lo spread tra Btp decennale Bund di pari durata arretra a 173 punti base (-3,04%), con i rendimenti in ribasso rispettivamente al 4% e al 2,27%.

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