L’inflazione Usa rallenta meno del previsto ed eclissa l’ottimismo degli investitori sulle prossime azioni della Fed. Così i mercati europei frenano nel pomeriggio, chiudendo contrastati, mentre la volatilità è forte a Wall Street (DJ -1,1%), ora in rosso dopo aver cambiato più volte segno nelle prime ore di scambi.
In Europa Madrid è la piazza migliore con un progresso dello 0,61%, seguono Milano +0,22%, Parigi +0,07%, Amsterdam +0,04% e Londra, +0,04%. La giornata è no per Francoforte, unica in lieve calo: -0,1%.
Piazza Affari in rialzo e spread in calo
Piazza Affari è dunque tra le migliori e sale a 27.498 punti base, rimpolpata dal rimbalzo di Saipem (+1,8%) e dagli acquisti su Tenaris (+2,11%), Unicredit (+1,32%), Pirelli (+1,14%). Telecom passa in positivo nell’ultima parte della seduta, a 0,48%, nel giorno del cda sui conti e in attesa di novità sulla rete. Le prese di profitto pesano invece su Iveco Group -2,37%, dopo il pieno di acquisti fatto recentemente a seguito dell’andamento 2022 e delle previsioni 2023 migliori del previsto. Realizzi anche su Amplifon -1,05%. I ribassi sono modesti per A2a -0,87% e Prysmian -0,62%. Ferrari perde lo 0,16%, dopo il via libera definitivo del parlamento europeo all’accordo sullo stop ai veicoli inquinanti, non potranno essere più venduti dal 2035. Il cavallino rampante e Lamborghini avranno però un anno in più per allinearsi. Nel settore Stellantis si apprezza dello 0,44%.
Qualche indecisione si è registrata anche nell’obbligazionario, ma il finale è in verde per la carta italiana: lo spread chiude a 169 punti base e il rendimento del Btp decennale è indicato in crescita a +4,1%, ma il Bund fa peggio, +2,41%.
Secondo Bankitalia il differenziale tra i titoli nostrani e quelli tedeschi è ancora troppo alto: “sebbene la prudente azione bilancio di quest’anno abbia contribuito a contenere lo spread, esso rimane inaccettabilmente elevato” ha detto Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento economia e statistica di via Nazionale, in audizione alla camera sulla riforma della governance in Ue. “Lo spread oltre a incidere negativamente sui conti dello Stato, si traduce in un costo aggiuntivo e in uno svantaggio concorrenziale per le imprese italiane che emettono debito sul mercato”.
I prezzi al consumo Usa rallentano, ma non quanto stimato
A scatenare la volatilità è il dato sui prezzi al consumo Usa, in rallentamento, ma non quanto sperato. L’indice è aumentato dello 0,5% a gennaio, dopo +0,1% a dicembre. Il dato annuale è salito del 6,4% (contro attese di 6,2%), segnando l’incremento più basso da ottobre 2021 (+6,5% a dicembre).
I dubbi sull’azione futura della Fed non sono quindi fugati e tutti gli scenari sono ancora possibili. “È più o meno come ci si aspettava -commenta con Bloomberg il presidente della Fed di Richmond Thomas Barkin – l’inflazione si sta normalizzando ma sta scendendo lentamente. Penso che ci sarà molta più inerzia, molta più persistenza di quanto forse tutti vorremmo”.
Inoltre, la colomba più bianca del Fomc, la vicepresidente della Fed Lael Brainard, passerà ad altro incarico, per la nomina a capo del National Economic Council, che ha il compito di coordinare la politica economica del governo
Secondo Reuters la Federal Reserve alzerà i tassi di interesse almeno altre due volte nei prossimi mesi, potrebbe farlo ancora secondo la maggioranza degli economisti intervistati, mentre lo sperato taglio entro fine anno potrebbe restare una pia illusione.
Domani sono attesi i dati sui prezzi alla produzione del mese scorso.
Euro-Dollaro senza bussola, petrolio in calo
Non trova pace il dollaro prima in calo, poi mi rialzo, poi piatto. In questi minuti il cambio con l’euro è praticamente incolore intorno a 1,071.
Perde qualche colpo lo yen contro il biglietto verde, mentre si prendono le misure con un’altra notizia di grande peso nella seduta odierna e cioè la nomina di Kazuo Ueda nel ruolo di candidato alla guida della Banca del Giappone (Boj), al posto dell’attuale governatore Haruhiko Kuroda, il cui mandato scade all’inizio di aprile.
Tra le materie prime il petrolio è in calo, ma il rosso si sta fecondo meno acceso. Da un lato pesa il fatto che il governo statunitense ha detto che rilascerà altro greggio dalla Strategic Petroleum Reserve, mentre le esportazioni di greggio sono riprese in un porto chiave della Turchia; dall’alto l’Opec ha diffuso dati che mostrano come la domanda globale di petrolio a fine 2022 abbia superato i livelli pre-pandemia. Per il 2023 si prevede una crescita record della domanda grazie al rimbalzo dell’economia in Cina.
Al momento i future appaiono in ribasso: Brent -1,22%, 85,55 dollari al barile; Wti -1,61%, 78,85 dollari al barile.