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Borse a due velocità: l’Europa spera nella tregua Russia-Ucraina, Wall Street tiene d’occhio la Fed

Mercati a due dimensioni: le Borse europee puntano tutto sul disgelo tra Russia e Ucraina, mentre Wall Street è concentrata sui tassi della Fed – Cala il petrolio, volano i T-Bond

Borse a due velocità: l’Europa spera nella tregua Russia-Ucraina, Wall Street tiene d’occhio la Fed

Petrolio in calo, rendimenti delle obbligazioni alle stelle. Non sorprende che i mercati si preparino con un rialzo alle decisioni della Fed sulla prossima salita dei tassi. Più difficile interpretare la discesa del greggio: può essere la reazione alle nuove difficoltà della Cina, alle prese con il ritorno del Covid-19. Oppure un segnale di schiarita nelle varie trattative per fermare la tragedia ucraina. Ma non è facile decifrare gli sviluppi della situazione, a partire dall’esito del confronto romano tra il consigliere alla Sicurezza nazionale Usa, Jacob Sullivan, e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese, Yang Jiechi. Sull’incontro ha pesato lo scoop del Financial Times secondo cui Washington dà per certo che Pechino sia pronta ad aiutare Mosca con l’invio di armi: la notizia è stata smentita con veemenza dalla Cina. Ma il fatto che l’incontro sia durato sette ore e prometta di avere un seguito favorisce una lettura ottimistica: Pechino sta preparando il terreno per una discesa in campo con un ruolo negoziale di primo piano sull’Ucraina. Washington, dal canto suo, incassa la sostanziale adesione alla sua linea degli europei.

Hong Kong giù del 3%. Csi 300 -2,4%

In Asia Pacifico sale quasi soltanto il Nikkei di Tokyo (+0,7%). È scontato che la Bank of Japan, che si riunirà venerdì, non seguirà la stretta della Fed e della Bank of England, con evidenti riflessi sulla valuta: il cross dollaro-yen è sui massimi dal 2016, a 118,3.

I dati macroeconomici cinesi diffusi stanotte hanno battuto le attese e hanno provocato un momentaneo recupero del mercato azionario, ma nel finale di seduta l’indice CSI 300 dei listini segna un calo del 2,4%. Hang Seng di Hong Kong -3,1%. L’indice tecnologico non accenna a reagire dopo le perdite di lunedì, le più massicce dal 2008.

Il mercato guarda agli ultimi dati sul contagio: 5.200 nuovi casi ieri, nuovo record. A febbraio, nonostante i lockdown, la produzione industriale è salita del 7,5%. Il Kospi di Seul perde lo 0,6%. S&P ASX200 di Sidney -0,7%. Mumbai sulla parità, mentre la rupia indiana si apprezza su dollaro.

Future di Wall Street in rialzo. Apple -2,7%

I future di Wall Street sono in rialzo stamane di circa mezzo punto percentuale. Ieri il rialzo dei tassi di mercato ha steso i tech del Nasdaq (-2%). Sulla parità il Dow Jones, nonostante i ribassi nel settore energy.

Tra i titoli peggiori Apple (-2,7%): sono chiusi per la pandemia gli stabilimenti Foxconn di Shenzhen dove si produce l’iPhone.

Da segnalare il colpo di mano del senatore Joe Manchin, il democratico decisivo per la maggioranza di Biden al Congresso. Manchin, sostenuto dalla lobby del carbone, ha dichiarato che non voterà a favore della nomina di Sarah Bloom Raskin alla Fed, che dovrebbe guidare la task force ambientale della Banca centrale.

Il decennale Usa al 2,15%, petrolio sotto i 100 dollari

Le attese di una stretta monetaria stanno spingendo giù anche le obbligazioni: il Treasury Note a dieci anni è sui massimi da oltre due anni e mezzo a 2,15%, dieci punti base in più di ieri. Bank of America si aspetta un primo rialzo di 25 punti base domani, con la presentazione del piano di riduzione del bilancio della Federal Reserve: nel corso dell’anno arriveranno altri quattro incrementi del costo del denaro, quattro nel 2023 e uno nel 2024.

Il petrolio WTI stamattina perde di nuovo quasi il 5%, a 97 dollari il barile dopo il calo del 5,8% di ieri. Il greggio del Texas ha perso un quinto del suo valore nel giro di una settimana. L’aumento del rendimento delle obbligazioni penalizza l’oro, in calo dell’1% a 1.932 dollari. Euro in apprezzamento a 1,098.

Gentiloni: “Non realistica” una crescita del Pil Ue al 4%

I danni sono e saranno rilevanti, ma è un “po’ presto” per avere stime serie. Senz’altro, dice il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, “non è più realistica” la previsione di una crescita del Pil dell’Unione Europea del 4% avanzata prima dell’aggressione all’Ucraina. Ma la combinazione dei vari effetti, dalla crisi di fiducia di imprese e consumatori alla durata dell’emergenza, consigliano di “rinviare a metà maggio una valutazione basata su una qualche certezza in più”. Si spiega così sia la cautela adottata dalla Bce sia i silenzi di Bruxelles sull’adozione degli eventuali eurobond per programmi specifici su difesa ed energia ancora da precisare. Per ora, in attesa che scenda in campo la Fed, conta il pressing europeo sulle sanzioni, arrivate al quarto pacchetto.

Russia a rischio default: domani la prima tappa

Prima di muoversi è il caso di conoscere le contromisure di Putin. Mercoledì, quando scadranno due rate di bond russi (117 milioni in tutto) si vedrà se Mosca intende mettere in pratica la minaccia di rimborsare il debito in rubli invece che in dollari, come ha minacciato il ministro delle Finanze in risposta al blocco di buona parte delle riserve di Mosca.

Btp: scende lo spread, sale il rendimento

Sotto il peso di questa minaccia e la prospettiva, sempre mercoledì, del primo rialzo dei tassi Usa dal 2018, perdono colpi i Btp. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si attesta a 158 punti base, mentre il tasso del decennale vale 1,96%, massimo dal 22 febbraio, da 1,89%.

Oltre ai colloqui di Kiev con Mosca, il mercato prezza in anticipo le decisioni delle banche centrali: il vertice della Fed di mercoledì sera, quello della Boe di giovedì e le decisioni della Bank of Japan di venerdì. In un marcato rialzo dei tassi della zona euro, oltre al rendimento del Bund decennale, arrampicatosi fino a 0,38%, al massimo dal 16 febbraio, quello del decennale irlandese si è spinto oltre la soglia dell’1% per la prima volta dal gennaio 2019.

Milano corre, Francoforte di più

Piazza Affari, al traino dell’ottimismo generale, chiude la prima seduta settimanale con un rialzo dell’1,67%, arrivando a quota 23.426 punti. Meglio di tutti Francoforte, che archivia la seduta segnando +2,3%. In corsa anche Parigi (+1,9%) e Madrid (+1,2%), mentre fuori dalla Ue Londra, dove s’intensifica la caccia al Tesoro degli oligarchi, ha guadagnato lo 0,6%.

Sugli scudi il settore auto, che guadagna il 4,7%. Volkswagen +6,7%: l’elettrico rende di più. Guadagna il settore bancario (+2,8%), in calo il lusso dopo l’embargo delle vendite a Mosca.

Tim, piace il disco verde a KKR

Leader del rialzo a Milano è stata Tim (+4,9%), dopo un lungo cda domenicale in cui è stato deliberato all’unanimità di dare mandato al presidente e all’amministratore delegato di avviare un’interlocuzione con Kkr, formale e ulteriore rispetto a quelle già intraprese informalmente nei mesi scorsi dai consulenti. Secondo Banca Akros, “aumentano le probabilità (di recente piuttosto basse) che l’offerta sarà alla fine finalizzata”.

Banche e auto alla riscossa

Allungano le banche, pesantemente colpite dai ribassi della scorsa settimana. Fra le big, molto toniche Intesa Sanpaolo (+3,7%) e Unicredit (+3,3%). Ancora meglio Mediobanca e Banca Bper, entrambe +4,1%.

Corre anche l’auto con Iveco (+4,27%) e Stellantis (+3,73%). Acquisti poi su Interpump (+4,4%) e nel comparto dei titoli sanitari: Diasorin +3,6%, Recordati +2,9% e Amplifon +2%.

Una pausa per Leonardo e gli energetici

Perdono colpi i titoli più apprezzati la scorsa settimana, a partire da Leonardo (-1,6%), vittima di realizzi dopo la recente corsa dovuta ai risultati del 2021 e al contesto geopolitico che porta un aumento delle spese militari. Gli analisti di Intesa Sanpaolo hanno confermato la raccomandazione “Add” con un nuovo prezzo obiettivo a 10,7 euro da 8,2 euro.

La flessione del petrolio mette il freno ai titoli del settore energia. Tenaris chiude il listino in perdita del 2,5%, seguito da Saipem (-0,8%) ed Eni (-0,4%). Chiude in rosso Saras (-1,82%).

Viene meno pure l’appeal sulle utility: A2a lascia sul terreno l’1,11%, Snam -1,03%.

Mfe sale in Germania: in vista la fusione con Mediaset Espana

Da segnalare Mfe (+1,39%) e Mfeb (+4,54%) i due titoli ex Mediaset. Oggi il cda della società approverà il delisting di Mediaset Espana, sospesa dalle contrattazioni della Borsa di Madrid. Gli analisti di Intesa Sanpaolo scrivono che “uno scenario di questo tipo riporterebbe in auge il progetto di una fusione fra le attività italiane e spagnole, abbandonato a giugno 2020 per l’opposizione di Vivendi. Sulla base dell’ultima chiusura di Mediaset Espana (5 euro), il flottante vale 694 milioni. Non escludiamo che, nel caso di un’offerta, Mfe possa incentivare la conversione delle azioni con un dividendo speciale e/o con un buyback”.

Intanto, l’ex Mediaset è salita al 25% in ProsiebenSat, la società tedesca che continua a rifiutare l’invito ad entrare nel network europeo del Biscione.

Champions più vicina, Juventus +5,4%

Forte la Juventus (+5,4%) dopo aver consolidato la posizione nella corsa alla Champions League.

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