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Borsa ultime notizie: Europa in rialzo. Futures Usa ben impostati attendono dati e spunti da Fed. A Piazza Affari spiccano Prysmian, Leonardo e Stellantis

Le Borse europee, pur con forte volatilità, sono in rialzo. A Piazza Affati brillano Prysmian (+7%), ma anche Leonardo e Stellantis. Cede Tim. Petrolio e oro tranquilli. I futures Usa prevedono un rialzo anche dall’altro lato dell’Atlantico

Borsa ultime notizie: Europa in rialzo. Futures Usa ben impostati attendono dati e spunti da Fed. A Piazza Affari spiccano Prysmian, Leonardo e Stellantis

Le Borse europee proseguono la mattinata in rialzo (+0,9% il Ftse Mib, +0,9% il Dax, +0,5% il Cac 40) nonostante i timori per l’escalation della guerra in Medio Oriente che semmai si possono intravvedere nella forte volatilità, ai massimi di 5 mesi. Fa eccezione Londra che scivola dello 0,5%. Contro le attese, non ci sono cali sul petrolio, mentre l’oro, nel suo ruolo di bene rifugio, non sale. Intanto i futures sugli indici Usa sono in rialzo e si continua a guardare alla Fed e ai bilanci.

“I timori di un conflitto regionale molto più ampio in Medio Oriente hanno influenzato solo in parte il clima di fiducia dei mercati” spiega Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia. Le piazze azionarie europee sono sostenute “sulla scia del fatto che la risposta iraniana, dopo l’attacco israeliano all’ambasciata di Teheran a Damasco, è stata contenuta. Crediamo che l’eventuale risposta di Israele possa coinvolgere solo i proxy iraniani (Hezbollah), ma non un’escalation del conflitto con un attacco diretto a Teheran”,. Intanto l’Iran ha invocato all’Onu il proprio diritto di autodifesa.

“Sebbene gli Stati Uniti abbiano dichiarato che non prenderanno parte ad una controffensiva contro l’Iran”, dice ancora Diodovich, “l’indice di volatilità rimane vicino ai massimi di cinque mesi, riflettendo un certo nervosismo del mercato. Eventuali ulteriori aumenti del prezzo del petrolio potrebbero aumentare le pressioni inflazionistiche, complicando gli sforzi delle banche centrali per controllare l’aumento dei prezzi al consumo”.

Stabile l’oro, scende il petrolio

Nessun apprezzamento per l’oro nel suo ruolo di bene rifugio, che resta a 2.369 dollari l’oncia (-0,2%). Mentre i prezzi del petrolio scivolano di oltre l’1%, con il Brent a 89 dollari al barile e Wti a 84 dollari, dopo i massimi registrati nel weekend, poiché il rischio di ritorsioni iraniane era già stato scontato la scorsa settimana, soprattutto venerdì. I timori che l’attacco dell’Iran a Israele potesse infiammare i prezzi del petrolio portandoli verso quota 100 dollari al barile al momento si stanno rivelando infondati.

Sicuramente, il fattore geopolitico pesa molto sull’andamento del greggio, poiché le tensioni in Medioriente rischiano di avere impatti sull’offerta di petrolio del cartello. Se anche l’Iran dovesse avere problemi produttivi, questi andrebbero ad aggiungersi alle ripercussioni degli attacchi Houthi alle petroliere nel Mar Rosso ed ai danneggiamenti alle infrastrutture petrolifere russe, con un effetto disastroso sul mercato petrolifero. E tutto questo mentre l’Opec Plus prosegue il piano di tagli all’offerta deciso da un anno a questa parte. D’altro canto, gli Usa hanno ampie riserve strategiche da poter impiegare in caso di shock dal lato dell’offerta, mentre lo stesso cartello Opec ha almeno 5 milioni di capacità residua non utilizzata, in gran parte in capo a Riyad. L’Iran è il terzo maggior produttore dell’Opec: su una produzione complessiva di 26,6 milioni di barili al giorno a marzo 2024, l’Iran ha apportato un contributo di quasi 3,2 milioni di barili, dietro l’Iraq che ne produce 4,2 milioni e l’Arabia Saudita che contribuisce con poco più di 9 milioni di barili al giorno.

Dallo scorso anno, l’Opec, con l’aggiunta di alcuni membri esterni come la Russia, a formare il cosiddetto cartello Opec Plus, ha adottato una rigida pianificazione dell’offerta e fissato le quote produttive in modo da limitare eccessive oscillazioni del prezzo del greggio. Tale accordo definito Declaration of Cooperation fissa i livelli produttivi dei Paesi che hanno aderito, interni ed esterni all’Opec, rivedendo periodicamente la quota produttiva di ciascun membro. La crescita della domanda è stimata quest’anno a 2,2 milioni di barili, in risposta alla ripresa dell’economia, indicata al 2,8-2,9%. La crescita degli Stati Uniti, in realtà, potrebbe ora venir condizionata dalla Fed e dalla sua politica di “tassi più alti più a lungo”, mentre la crescita dell’Europa potrebbe venir ravvivata nel secondo semestre da una Bce più accomodante e da un taglio dei tassi atteso per il mese di giugno. Quanto alla Cina, la grande economia asiatica sembra ormai attestata sulla strada della ripresa economica.

“Se i prezzi dovessero aumentare in modo significativo sulla scia delle perdite di offerta, si potrebbe immaginare che il gruppo dei produttori cerchi di utilizzare parte della capacità inutilizzata sul mercato. L’Opec non vorrà vedere i prezzi salire troppo dato il rischio di shock della domanda “, sottolinea Ing, che conferma una previsione di prezzo del Brent a 87 dollari. Per Saxo è probabile che il coinvolgimento dell’Iran “spinga ancora al rialzo i prezzi del greggio”, ma il recente rally potrebbe sgonfiarsi “se verrà evitata un’ulteriore escalation”. Gli analisti di Citi, i prezzi attuali fra 85 e 90 dollari sono il risultato delle tensioni prolungate in Medioriente, che una de-escalation potrebbe riportare sui 70 dollari, mentre in caso di amento delle tensioni, le quotazioni potrebbero facilmente raggiungere i 100 dollari al barile.

Usa: resta l’attenzione per la Fed e la stagione degli utili statunitensi

A parte la situazione bellica, rimango all’attenzione dei mercati la pubblicazione dei dati economici statunitensi, comprese le vendite al dettaglio e i commenti dei funzionari della Federal Reserve.

I futures degli indici azionari Usa sono in rialzo, dopo che Wall Street ha visto un pesante sell-off sulla scia di utili deludenti di alcune grandi banche statunitensi la scorsa settimana e l’escalation delle tensioni in Medio Oriente. In tarda mattinata i futures sul Dow scambiano in rialzo dello 0,21%, quelli sull’S&P dello 0,41%, e i futures sul Nasdaq 100 dello 0,48%. Tutti e tre i principali indici sono scesi di oltre l’1% nella seduta precedente, registrando perdite settimanali dopo che i risultati delle principali banche statunitensi non sono stati molto positivi.

Con la stagione degli utili del primo trimestre in pieno svolgimento, gli investitori attendono i numeri di Charles Schwab e della banca d’affari Goldman Sachs prima della campana di apertura. Sono attesi anche i commenti del presidente della Fed di Dallas Lorie Logan e della presidente della Fed di San Francisco Mary Daly. Domani è previsto invece l’intervento del presidente della Federal Reserve Jerome Powell.

Inoltre, i dati sulle vendite al dettaglio di marzo, previsti per le 14,30, potrebbero essere fondamentali per valutare la situazione dei consumatori statunitensi nell’attuale contesto di tassi di interesse elevati.

I titoli azionari statunitensi scambiano in ribasso ultimamente, in quanto gli investitori hanno rivalutato le aspettative sull’entità del taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nel corso dell’anno. Secondo i dati di Lseg, i trader prevedono solo 42 punti base di tagli quest’anno, rispetto ai 150 punti base di inizio anno. I trader del mercato monetario vedono ora una probabilità superiore al 50% che la banca centrale dia il via al suo ciclo di allentamento a luglio, secondo lo strumento FedWatch del Cme.

Negli scambi premarket, Apple cede lo 0,85% dopo che i dati della società di ricerca Idc hanno mostrato che le spedizioni di smartphone dell’azienda sono calate di circa il 10% nel primo trimestre del 2024.

Salesforce perde il 2,49% dopo che una fonte ha detto a Reuters che l’azienda produttrice di software è in trattative avanzate per l’acquisizione di Informatica.Telecom Italia debole a Piazza Affari, mentre e’ scattato il conto alla rovescia per l’assemblea dei soci che si terra’ il prossimo 23 aprile. I titoli arretrano dello 0,8%%, attestandosi a 0,226 euro.

A Piazza Affari brillano Prysmian, Leonardo e Stellantis

Per tutta la mattinata è Prysmian che ha sorretto l’intero azionario italiano con un rally senza sosta che l’ha portata a metà giornata a guadagnare il 7%. Il movimento è legato all’annuncio della fusione del gruppo dei cavi con la statunitense Encore Wire per un controvalore di circa 3,9 miliardi di euro.
Leonardo sale dell’1,81% dopo la notizia di aver sottoscritto un accordo con RFIper realizzare un progetto condiviso nell’ambito della Military Mobility, un’iniziativa Ue finalizzata ad aumentare le capacita’ infrastrutturali e digitali esistenti, per assicurare la movimentazione di risorse militari, all’interno e all’esterno dell’Europa, anche con breve preavviso e su larga scala, garantendo capacita’ di trasporto sicure, sostenibili e resilienti. Sale anche Stellantis, del 2,79%, in attesa dell’assemblea degli azionisti domani. Telecom Italia invece è debole a Piazza Affari, mentre è scattato il conto alla rovescia per l’assemblea dei soci che si terrà il prossimo 23 aprile. I titoli arretrano dello 0,8%%, attestandosi a 0,226 euro.

A Piazza Affari il FTSE MIB sale dello 0,91%, FTSE Italia All-Share Index +0,81%, FTSE Italia Mid Cap + 0,40%, FTSE Italia STAR +0,34%. Spread a 137 punti base in calo dell’1,46%.

Il debito italiano ancora in aumento

Il debito pubblico è aumentato ancora nel mese di febbraio, raggiungendo un livello di 2.872,4 miliardi di euro, con una crescita di altri 22,9 miliardi rispetto al mese precedente. E’ quanto emerge dalle ultime statistiche di Bankitalia su “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”.

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