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Borsa, tutti pazzi per Cerved dopo l’Opa di Castor

Balzo delle azioni che faticano a fare prezzo e poi rientrano in contrattazione in forte rialzo – L’operazione è finalizzata al delisting della società – A controllare l’offerente è la Ion Capital di Andrea Pignataro

Borsa, tutti pazzi per Cerved dopo l’Opa di Castor

Dopo aver faticato a lungo a entrare in contrattazione, a fine mattinata il titolo Cerved guadagna il 19,65%, a 9,59 euro. A innescare l’ondata di acquisti è stata l’Opa lanciata lunedì da Castor per cancellare la società dal listino. L’offerta volontaria totalitaria della holding controllata dalla Ion Capital di Andrea Pignataro – si legge in una nota – è di 9,50 euro per azione, e incorpora un premio del 34,9% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni alla data del 5 marzo 2021 e del 43% rispetto alla media aritmetica ponderata dei prezzi ufficiali registrati dalle azioni negli ultimi dodici mesi. L’Opa su Cerved arriva il giorno dopo quella su Isagro, l’azienda del segmento Star che lunedì ha raddoppiato il prezzo dopo l’opa che l’ha vista protagonista.

L’offerta è promossa tramite Castor, controllata da Castor Bidco Holdings, a sua volta interamente controllata da FermIon Investment Group, partecipata da Ion Capital Partners per l’85,75% e da Gic Private Limited, un fondo di investimento sovrano fondato dal governo di Singapore nel 1981, per il 10%. Il restante 4,25% è in mano a investitori istituzionali.

La somma offerta, spiega Equita, prevede un multiplo implicito 2022 EV/EBITDA di 10 volte e un rapporto prezzo/utile di 15,6 volte. Il tutto a condizione che l’offerente arrivi a detenere una partecipazione diretta e/o indiretta superiore al 90% di Cerved (condizione soglia). In ogni caso, anche se il delisting non fosse raggiunto automaticamente, Castor si riserva la possibilità di rinunciare alla condizione soglia e di ottenere l’addio a Piazza Affari attraverso la fusione fra le due società.

Il 7 marzo, inoltre, il Fondo Strategico Italiano ha sottoscritto un term sheet con ION per cui FSI si impegna a sottoscrivere, a fronte del versamento di un importo pari a 150 milioni, uno strumento finanziario che possa essere convertito in azioni del veicolo. “Riteniamo che la presenza di FSI nel capitale riduca la possibilità di rilievi in tema di Golden Power”, chiosa Equita.

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