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Borsa, l’exploit di Carige e Stm non basta a salvare Piazza Affari

Piazza Affari parte bene ma poi si accoda all’onda ribassista dei maggiori listini – Boon di Carige in vista delle offerte per rilevarla – Molto bene anche Stm ma il Ftse Mib chiude in rosso

Borsa, l’exploit di Carige e Stm non basta a salvare Piazza Affari

Lavoro, inflazione, Omicron: intorno a questi temi ha ruotato l’ultima seduta della settimana dei listini europei, che hanno faticato a trovare una direzione, complici le varie notizie macroeconomiche provenienti dalla zona euro e dagli Usa, mentre i contagi da coronavirus continuano ad aumentare all’una all’altra sponda dell’Atlantico.

Piazza Affari limita i danni a -0,13% e arretra a 27.618 punti, nonostante la buona intonazione delle banche e il balzo di Stm, +3,66%, che ha stupito con i risultati preliminari del quarto trimestre 2021 superiori alle stime iniziali. Fuori dal Ftse Mib brilla Carige, +10,81%.

Le azioni di Stm guidano anche il Cac 40 di Parigi, che però perde lo 0,42%, appesantito dai cali di Essilorluxottica ed Hermes.

Sono in ritirata Francoforte -0,65% e Madrid -0,39%. In controtendenza Amsterdam +0,32% e Londra +0,33%.

A New York, dopo un avvio sottotono, l’andamento è misto per i tre indici principali. Il Dow Jones si muove sulla parità, mentre il Nasdaq cede circa lo 0,7%. 

BOND

Se l’azionario stenta, l’obbligazionario ancora soffre. Sono nuovamente in rialzo infatti i rendimenti dei titoli di Stato.

Il Treasury decennale Usa mostra un tasso dell’1,79% in rialzo di oltre il 3% rispetto alla chiusura di ieri.

Le vendite proseguono anche sui governativi della zona euro. Il tasso del Bund decennale si avvicina a zero e sale a -0,08%. Il Btp di pari durata però fa peggio, +1,3% e lo spread cresce a 140 punti base (+1,3%).

LAVORO USA

Ad alimentare questo atteggiamento degli investitori, mutato rispetto ai primi giorni della settimana, sono stati i verbali della Fed visti mercoledì e la conseguente attesa di rialzi dei tassi in tempi più rapidi, a partire da marzo.

Sempre in chiave Fed si aspettava oggi il rapporto sul lavoro negli Stati Uniti, che ha offerto un groviglio di dati dai quali estrarre il bandolo non è così facile.

In prima battuta si può dire che il rapporto delude: a dicembre i posti creati sono stati “solo” 199mila, contro attese quasi del doppio. Una batosta, se si considera che in gennaio sul rapporto peserà anche la contagiosissima variante Omicron.

La disoccupazione però è scesa più del previsto, dal 4,2% al 3,9%, il livello più basso dall’inizio della pandemia. I salari inoltre sono cresciuti dello 0,61%, contro attese di +0,4%, per +4,68% annuo. Si tratta dell’aumento maggiore in decenni, secondo MarketWatch.

Un quadro che fa esultare la Casa Bianca: per la consigliera economica Cecilia Rouse infatti il dato sull’occupazione di dicembre “riflette una ripresa economica piuttosto forte” in corso negli Stati Uniti. Ripresa che “andrà avanti, nonostante la variante Omicron”.

INFLAZIONE

Altri dati macro interessanti, sempre per tastare il polso alle banche centrali, sono arrivati invece dalla zona euro.

In particolare Eurostat stima per dicembre un’inflazione di +5%, in aumento dal 4,9% di novembre e oltre il doppio del target della Bce. A farsi sentire sono soprattutto i costi dell’energia, motivo di grande preoccupazione per la Banca Centrale Europea, secondo il capo economista Philip Lane. Lane si aspetta però un allentamento delle pressioni sul lato dell’offerta nei mercati del petrolio e del gas nel 2022.

Anche per quanto riguarda il livello dell’inflazione dell’area il banchiere circoscrive il problema: “Quest’anno sarà in calo, sarà al di sopra di dove vogliamo che sia nel lungo termine, ma questo periodo di tre anni – 2020, 2021, 2022 – è fondamentalmente parte di un ciclo pandemico dell’inflazione, quindi in questo senso non dovrebbe essere paragonato con l’andamento storico”.

Da segnalare infine il calo della produzione industriale in Germania e in Francia

nel mese di novembre. 

La produzione dell’industria tedesca ha registrato un calo dello 0,2% mensile, secondo le indicazioni dell’ufficio federale di statistica, Destatis, mentre su base annua la flessione è stata del 2,4% e rispetto a febbraio 2020, mese precedente alle prime restrizioni prese in Germania a causa della pandemia, il calo è del 7%.

TUTTI PAZZI PER CARIGE

Per quanto riguarda l’andamento dei vari titoli di Piazza Affari la storia che occupa maggiormente la scienza resta quella di Carige, che da Cenerentola vive ora la sua stagione da principessa con ben tre pretendenti. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), che detiene l’80% della banca, a seguito di un salvataggio finanziato dal settore nel 2019, terminerà lunedì la revisione delle offerte non vincolanti giunte sul suo tavolo: quella di Bper (-0,16%), quella di Crédit Agricole e anche quella del fondo statunitense Cerberus.

Guarda con interesse al risiko in corso anche Banco Bpm, +2,39%. Inoltre nel settore creditizio archiviano una buona seduta Intesa +0,76% e Unicredit +0,69%. 

Nel listino principale si distingue inoltre il risparmio gestito: Banca Mediolanum +1,84% e Azimut +1,22%. Petroliferi sempre sugli scudi a partire da Eni +1,11%.

Sono pesanti invece le vendite su Nexi -3,07%; Iveco -2,92%; Moncler -2,48%; Campari -2,86%; Ferrai -1,79%.

EURO E PETROLIO

Sul mercato dei cambi l’euro recupera posizioni contro il dollaro con il cambio intorno a 1,134.

Prosegue la fuga dal bitcoin, che arretra anche oggi del 3% circa e tratta a 41.630 dollari. 

Tra le materie prime perde smalto il petrolio: Brent -0,17%, 81,85 dollari al barile; Wti -0,51%; 79,05 dollari al barile.

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