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Borsa, Ftse Mib: 9 marzo, il secondo peggior crollo di sempre

Zavorrata dal coronavirus e dalla guerra del petrolio, Piazza Affari chiude con un ribasso dell’11,17% sulla scia del panic selling, realizzando la seconda peggior seduta di sempre e annullando i guadagni dell’ultimo anno

Borsa, Ftse Mib: 9 marzo, il secondo peggior crollo di sempre

Fortunatamente di giornate così in Borsa se ne vedono poche, pochissime. A Piazza Affari perdite come quelle registrate in questo lunedì nero che più nero non si può si sono viste solo in momenti che hanno segnato in negativo la storia nazionale e globale: Brexit, Lehman Brothers, l’11 settembre, la crisi del debito. E da oggi anche l’emergenza coronavirus.

9 MARZO: LA BORSA CROLLA DELL’ 11%

Il Ftse Mib ha chiuso le contrattazioni con un ribasso dell’11,17% a 18.475 punti base, maglia nera a livello mondiale: il 9 marzo 2020 entra ufficialmente nella storia del listino come il secondo peggior crollo di sempre. Peggio di così Piazza Affari aveva fatto solo il 24 giugno 2016, quando il listino principale fu colpito, insieme a tutte le altre Borse europee, dal panic selling causato dalla vittoria del Leave al referendum sulla Brexit tenutosi il giorno prima. All’epoca il ribasso fu del 12,48% con 2 mila punti base andati in fumo.

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Stavolta alla base della tempesta perfetta scatenatasi sulla Borsa di Milano e, in minor misura, sugli altri listini troviamo la combinazione di due fattori killer che hanno scatenato il panic selling:

  • La guerra del petrolio tra Arabia Saudita e Russia che potrebbe avere conseguenze politico-economiche durissime per tutti. 

LA CRONACA DELLA GIORNATA

Già dalla fase di pre-apertura cosa sarebbe successo nell’arco della seduta è diventato chiaro a tutti. Milano ha faticato ad aprire, mentre nessuna delle blue chip riusciva a fare prezzo per eccesso di ribasso. Il rosso si è ampliato sempre di più nel corso della giornata, con il Ftse Mib che è arrivato a perde l’11,6% per poi chiudere a -11,17%. Una seduta che porta Piazza Affari indietro di oltre un anno, annullando il +28,3% messo a segno nel 2019: non a caso, per trovare un livello simile a quello odierno bisogna tornare al 3 gennaio 2019, quando il listino aveva toccato un minimo di 18.397 punti.

Il panic selling ha spinto alcuni esponenti della politica a chiedere addirittura la chiusura temporanea di Piazza Affari ricevendo un perentorio No dalla Consob, secondo cui per il momento non ci sarebbe evidenza “che gli andamenti della Borsa italiana siano riflesso di attacchi speculativi, salvo che non si voglia attribuire a questo termine la reazione degli operatori alle incertezze sul futuro generate dagli effetti del coronavirus sull’economia”.

GLI ALTRI RIBASSI RECORD

Come detto, la performance del 9 marzo si piazza al secondo posto tra le peggiori della storia (dopo quella del 24 giugno 2016), superando il crollo realizzato il 6 ottobre del 2008 (-8,24%) in seguito al fallimento di Lehman Brothers. Quarto posto per la seduta dell’11 settembre del 2001, quando nel giorno degli attentati alle Twin Towers e al Pentagono, Milano chiuse in ribasso del -7,79%. 

Tra gli altri tonfi celebri si segnalano il -7,14% segnato il 10 ottobre 2008 (piena crisi Lehman), e il -6,8% registrato il 1°novembre del 2011, periodo in cui l’Italia fu investita dalla crisi del debito sovrano che portò alle dimissioni dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

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