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Borsa e spread sotto pressione, banche sotto tiro

Dopo un avvio pesante, Milano è in rosso come gli altri listini europei e tenta di risalire la china – E’ il credito a pagare il conto più alto ma non si salvano nemmeno Poste e le utility –
Il differenziale Btp-Bund resta in zona 300 punti, mai così alto dal 2013 – Giù Fca dopo i dati di settore sulle vendite – Telecom Italia a 48 centesimi sotto il peso del 5G – Euro in calo

Borsa e spread sotto pressione, banche sotto tiro

La finanza italiana si tinge di profondo rosso di fronte al braccio di ferro tra Roma e l’Unione Europea sulla manovra. Il conflitto pesa anche sugli altri listini dell’Eurozona. Milano arretra dello 0,97% sopra i 20.300 punti. Parigi –0,9%, Madrid -1%. In terreno negativo Francoforte -0,67%, Londra – 0,5%.  

Si indebolisce anche l’euro, a 1,153 su dollaro, minimo delle ultime cinque settimane a 1,153.

Il Btp decennale soffre, il rendimento sale a 3,38%, livello che non si vedeva dall’aprile del 2014. In contemporanea si rafforza il Bund, per cui lo spread è salito oltre i 300 punti base, massimo dal luglio del 2013 per poi ritracciare a 296. Scende intanto a 194 punti base, il differenziale tra il Btp a 10 anni e quello a due anni, per effetto dell’aumento di 20 punti base di quest’ultimo, a 1,48%. 

Sale ai massimi dal 2011, oltre quota 190 punti base, anche lo spread nei confronti della carta spagnola.

A gettar benzina sul fuoco ci ha pensato il solito Claudio Borghi, l’esponente euroscettico della Lega, il quale ha ribadito la propria convinzione che l’Italia risolverebbe i propri problemi uscendo dalla valuta unica, mentre il vicepremier Di Maio ha ribadito che il governo non intende arretrare di un millimetro sui target di deficit.

Secondo l’agenzia di rating tedesca Scope, che sull’Italia ha un rating A-, l’obiettivo di deficit/pil al 2,4% per i prossimi tre anni annunciato dal governo italiano potrebbe rendere più ardua la sfida per la sostenibilità del debito e porre significativi rischi aggiuntivi sul merito di credito del Paese.

Il petrolio Brent stamattina è poco mosso, intorno a 85 dollari il barile, sui massimi degli ultimi quattro anni, ieri ha guadagnato il 2,7%. Le esportazioni di petrolio iracheno sono scese in settembre, secondo quanto riportato da Bloomberg, sui minimi degli ultimi due anni e mezzo, a 1,7 milioni di barili.

Perde colpi Saipem -2,45%. Stefano Cavacini è il nuovo direttore finanziario. Invariata Eni.

Le banche provano a recuperare dai minimi della mattinata (-3%). Banco Bpm in asta di volatilità ad un soffio da -5% recupera alle 12.45 a -1,337%. Forti escursioni di prezzo anche per i Big: Unicredit –1,6%, Intesa –1,9%. Monte Paschi -4,28%.

Fiat Chrysler -1,5%. Il mercato dell’auto in Italia cala del 25% nel mese di settembre, anche a causa di un anticipo degli acquisti legato alle nuove norme sulle emissioni, con il gruppo Fca in ribasso di oltre il 40%, secondo i dati diffusi dal ministero dei Trasporti.

Tim -1,98%. Al termine della tredicesima giornata di rilanci dell’asta per l’assegnazione delle frequenze per il 5G le offerte sono arrivate a 6,22 miliardi di euro. Mediaset -1%. Giù anche Poste Italiane (-3,11%) e Stm (-3,15%).

In controtendenza Banca Generali +1,2% e le utilities: A2a +0,78%, Snam +0,6%

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