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Borsa chiusura 6 novembre: frena il rally, Milano giù con Tim, Nexi e Diasorin

I listini europei prendono una pausa e Milano segue il trend. In caduta Tim sull’esito incerto della battaglia con Vivendi dopo le decisioni del board sulla vendita della rete. In rialzo Wall Street, a Dublino vola Ryanair

Borsa chiusura 6 novembre: frena il rally, Milano giù con Tim, Nexi e Diasorin

L’attività delle imprese della zona euro accelera al ribasso e pesa oggi sulle borse continentali che chiudono in leggero calo dopo il rally della scorsa ottava. Diversamente Wall Street si muove intonata dopo aver chiuso, venerdì scorso, la miglior settimana del 2023 nella convinzione che la Fed manterrà i tassi entro il livello attuale quest’anno. In settimana sono attesi i commenti di molti banchieri, primo tra gli altri il presidente della Fed Jerome Powell che parlerà nuovamente in pubblico; lo stesso farà la presidente della Bce Christine Lagarde.

A fine giornata Piazza Affari, che aveva resistito alcune ore oltre la parità, perde lo 0,29% e si ferma a 28.592 punti base, penalizzata  dagli sbandamenti di Telecom (-3,35%), che ha vissuto una giornata sull’ottovolante a seguito del via libera del cda all’offerta di Kkr sulla rete infrastrutturale e alle conseguenti azioni legali di Vivendi. 

Guardando alle altre borse europee: Francoforte cede lo 0,34%, Parigi lo 0,46%, Madrid -0,58%. Sono incolori Amsterdam e Londra.

A New York appaiono ben comprati i titoli tech e vola Ryanair (+4,46%) al Nasdaq dopo analoga impennata a Dublino a seguito di solidi risultati semestrali

Sul mercato valutario l’euro tratta in progresso sul dollaro in area 1,0745, con il dollaro frenato 

Nella crescente fiducia che i tassi americani non saliranno ulteriormente. Tra le materie prime rialza la testa il petrolio, dopo la conferma dei tagli alla produzione su base volontaria di Arabia Saudita e Russia fino alla fine dell’anno. Brent +1,31%, 86 dollari al barile; Wti +1,5%, 81,72 dollari a barile. 

Peggiora il clima economico in Eurolandia

Nel mese di ottobre l’indice finale composito della zona euro, comprensivo di manifattura e servizi, tocca il quarto mese in discesa passando a 46,5 da 47,2 di settembre, ben al di sotto del confine di 50 oltre il quale c’è espansione. Si tratta della lettura peggiore da novembre 2020. Il settore servizi scende al 47,8 dal 48,7.

Il clima non è migliore in Italia, dove gli indici stupiscono negativamente. L’attività terziaria scivola al 47,7 dal 49,9 del mese precedente, toccando il terzo mese consecutivo in contrazione. Le aziende monitorate collegano la riduzione dell’attività al calo del flusso di nuovi ordini e all’incertezza scaturita dalle tensioni geopolitiche. 

Salgono così le probabilità di una recessione nell’area della moneta unica.

Piazza Affari, riflettori su Telecom Italia

La blue chip al centro dell’attenzione oggi è stata Telecom Italia che, dopo un avvio brillante, ha cominciato a muoversi in alto e in basso all’impazzata per chiudere infine in calo. I timori del mercato sono indotti dalle annunciate azioni legali di Vivendi (che ha il 24% di Tim) contro la decisione del cda per la vendita della rete, anche se le case di investimento danno poche chance al socio francese di bloccare l’operazione. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti (con il governo che dovrebbe entrare nella partita con una quota del 15-20% della rete), osserva: “Abbiamo fatto un’offerta e il cda di Tim l’ha accettata. Adesso ovviamente gli azionisti hanno i loro diritti e li faranno valere nelle sedi opportune però il progetto è quello”. 

L’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, in una lettera ai dipendenti, sottolinea: “La decisione presa riscriverà il futuro dei servizi di telecomunicazione, perché pone le basi per abbattere il debito che grava sulla più grande azienda del settore e le impedisce di puntare con decisione al suo sviluppo e a mantenere la sua leadership nel mercato”. Nel frattempo il Cda ha convocato i sindacati per il prossimo 14 novembre.

L’offerta vincolante di Kkr valorizza la rete a 18,8 miliardi di euro, senza considerare eventuali incrementi legati al verificarsi di determinate condizioni che potrebbero aumentare il valore fino a 22 miliardi, si legge in una nota diffusa ieri sera da Tim. Il debito che pesa sul gruppo è di 31 miliardi circa.

Tra le blue chip negative del giorno spicca Diasorin, -3,81% dopo conti in linea con le attese e i guadagni della scorsa settimana. I realizzi mandano in rosso Nexi -2,78%. Arretrano Iveco -2,15% e Stellantis -1,98%.

Nella parte alta del listino svetta Tenaris +2,38%, che avvierà la prima tranche da 300 milioni di dollari del piano di acquisto di azioni proprie; inoltre Barclays ha alzato il target price da 21,50 a 22,50 euro.

Brilla Ferrari +1,04%, che si muove ormai oltre i 300 euro per azione (311,90 euro) aggiornando i massimi storici anche grazie al supporto che arriva da un report degli analisti di Barclays con una raccomandazione migliorata a “overweight” e prezzo obiettivo di 350 euro. Bene Bper +1,2% in attesa dei conti. Tra le banche si sono visti spunti anche su Intesa San Paolo +0,1%, su cui JP Morgan ha alzato il target price a 3,60 euro.

Sale lo spread

Seduta in rosso per la carta italiana, con lo spread in rialzo, ma senza grandi scossoni. Alla chiusura il differenziale tra il Btp 10 anni e il Bund di pari durata è di 183 punti base (+2,55%), con tassi rispettivamente al 4,57% e 2,73%.

Venerdì prossimo, alla chiusura dei mercati, Fitch aggiornerà il suo rating sul debito italiano.

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