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BORSA CHIUSURA 23 NOVEMBRE: Petrolio in forte calo per l’effetto price cap e spread in discesa

L’indice Pmi europeo batte le attese, ma le Borse prendono fiato in vista dei verbali della Fed. Poco sopra i 180 punti il differenziale tra Btp e Bund, giù i rendimenti

BORSA CHIUSURA 23 NOVEMBRE: Petrolio in forte calo per l’effetto price cap e spread in discesa

I listini europei chiudono una seduta poco mossa, ma si confermano ai massimi da tre mesi, trovando qualche spunto di ottimismo nell’andamento di manifatturiero e servizi della zona euro e nell’avvio intonato di Wall Street, alle prese con dati macro in chiaroscuro da leggere in chiave Fed. In particolare, sale il Nasdaq (+1%), più sensibile al tema dei tassi d’interesse, mentre il rendimento del Treasury decennale appare in calo.

Il focus dei mercati resta infatti sulle banche centrali, in vista delle pubblicazioni dei verbali delle ultime riunioni di Fed (questa sera) e Bce (domani) che possano fornire spunti per una scommessa sulle prossime mosse. Il clima è attendista, tanto più che domani la borsa di New York sarà chiusa per la festa del Ringraziamento e venerdì resterà aperta solo mezza giornata.

Piazza Affari è piatta -0,04%, con i titoli dei vari settori in ordine sparso. Chiude in netto progresso invece il mercato secondario: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata scende a 180 punti base (-6,61%) e i tassi arretrano a +3,78% e +1,98%.

Nell’azionario europeo salgono Amsterdam +0,71%, Parigi +0,32%, Londra +0,19%; si fermano sui livelli di ieri Francoforte e Madrid.

Tra i singoli titoli si segnala il tonfo di Credit Suisse (-6,12% a Zurigo) che ha comunicato di aspettarsi una perdita fino a 1,5 mld di franchi svizzeri nel quarto trimestre.

Kering (+0,72% a Parigi) affronta con filosofia l’idea che se ne vada Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci. L’ipotesi è frutto di indiscrezioni stampa.

Petrolio in forte ribasso, scende il dollaro

Il petrolio prosegue la settimana sulle montagne russe e, dopo i guadagni di ieri, oggi va a picco, nonostante il calo delle scorte settimanali Usa superiori alle attese. Sullo sfondo restano le preoccupazioni per l’ondata di Covid in Cina, principale importatore di greggio.

Intanto i paesi del G7 continuano a lavorare all’introduzione di un tetto al prezzo dell’oro nero russo, che dovrebbe arrivare il 5 dicembre. Il price cap potrebbe essere fissato intorno ai 65-70 dollari al barile.

In questo contesto il contratto Wti, gennaio 2023, al momento perde il 4,5% e tratta a 77,30 dollari al barile; il contratto Brent, sempre gennaio 2023, perde il 4,2% e scivola a 84,70 dollari al barile.

Poco mosso il prezzo del gas, dopo un balzo in mattinata fino a 134 euro (per poi scendere intorno a 120 euro MWh) mentre Francia, Italia, Polonia, Spagna respingono con forza la proposta della Commissione europea di un tetto al prezzo del metano di 275 euro.

Sul mercato valutario, dopo un rally notturno, scende il dollaro. L’euro si apprezza dello 0,6% contro il biglietto verde per un cambio intorno a 1,036.

PMI migliori delle stime in Europa; l’eventuale recessione sarà meno grave

L’indice Pmi flash composito di S&P Global, considerato un buon indicatore della salute economica della zona euro, è salito a 47,8 a novembre dal mese precedente, oltre le attese degli economisti. Pur rimanendo quindi sotto la soglia di 50, che separa espansione e contrazione, l’indice smentisce le previsioni di un ulteriore peggioramento ed è coerente con un calo del pil nell’ultimo trimestre di poco più dello 0,2%. L’economista Chris Williamson spiega che c’è una “grave fase negativa del manifatturiero” e che “una recessione è probabile” ma “non così grave come si temeva”.

Piazza Affari in equilibrio tra Saipem e Tenaris

Due titoli petroliferi guidano e chiudono il Ftse Mib. Sono Saipem, che svetta sugli altri titoli con un balzo del 4,88%. SocGen ha promosso la società a “Buy” da “Sell”, con prezzo obiettivo a 2,08 euro, sottolineando come il gruppo abbia ridotto notevolmente il proprio indebitamento e come possa beneficiare di numerosi driver nel breve termine.

Sul fronte opposto Tenaris perde il 2,27% dopo il rally della vigilia. 

In mezzo Eni si apprezza di un ulteriore 0,48% e migliora i guadagni della vigilia. Barclays ha riavviato la copertura sul titolo con “Overweight” e prezzo obiettivo a 17,5 euro.

Nella top ten del giorno si mette in luce Cnh, +3,2%, favorita dai risultati della concorrente Deere & Co (+6,65% al Nasdaq), che ha registrato un utile trimestrale sopra le attese su ricavi forti.

Bene Amplifon +1,95% e Prysmian +2,27%.

Tra le banche si apprezza Bper, +1,12%, mentre arretrano Unicredit -1,58% e Intesa -0,74%.

Sono contestate anche le utility: Terna chiude con un guadagno dell’1,17%, mentre A2a cede l’1,92%. Il titolo ha recuperato nel corso della seduta, dopo un avvio in caduta libera fino a -6%, a seguito dell’aggiornamento del piano 2030 che prevede un approccio più prudente, con un taglio di 2 miliardi agli investimenti. L’ad, Renato Mazzoncini, durante la call con gli analisti, ha confermato la politica dei dividendi per l’anno in corso e nell’arco piano.

Nel settore delle utility la lettera ha colpito anche Hera -0,91% ed Enel -0,92%, quest’ultima nonostante i giudizi positivi incassati dopo la presentazione ieri del nuovo piano al 2025.

Ribassi per Stellantis -1,48% e Telecom -1,26%. Reuters, citando due fonti sindacali, riferisce la presidenza del consiglio ha convocato per lunedì 28 novembre i segretari delle principali organizzazioni sindacali per discutere della situazione dell’azienda.

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