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Borsa 21 novembre chiusura: Mps crolla e trascina giù le banche e il Ftse Mib, il Big Tech zavorra il Nasdaq

Dopo il collocamento del 25% sul mercato, Mps paga il fio e perde quasi l’8% spingendo in rosso tutte le banche potenzialmente interessate al risiko – Al Nasdaq è invece il Big Tech (Microsoft ma soprattutto Amazon) a pesare sull’indice – Boom della Borsa argentina dopo la vittoria di Milei

Borsa 21 novembre chiusura: Mps crolla e trascina giù le banche e il Ftse Mib, il Big Tech zavorra il Nasdaq

Si chiude una seduta di realizzi, oggi, sui mercati finanziari europei e il Ftse Mib di Milano, -1,31% (29.153 punti base), è il listino peggiore a causa del tonfo di Mps (-7,94%), che trascina con sé tutto il settore bancario. Le altre piazze sono moderatamente deboli a partire da Parigi – 0,24%, seguita da Londra -0,22%, Amsterdam -0,12% e Madrid -0,1%. Si distingue positivamente Francoforte +0,04%, al traino di Rheinmetall +3,74%, azienda tedesca di armamenti che prevede ricavi di 13-14 miliardi di euro nel 2026 e margini operativi superiori al 15%.

Sul fronte Bce si attendeva un discorso della presidente Christine Lagarde nel tardo pomeriggio.

Wall Street in rosso, in attesa di Nvidia e verbali Fed

L’umore europeo è leggermente peggiorato dopo l’avvio stonato di Wall Street, che continua a muoversi in calo a fine mattinata in vista dei verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve (alle 20, ora italiana), che verranno passati al setaccio dagli esperti alla ricerca di indicazioni sulle prossime mosse di politica monetaria. I fari degli investitori sono inoltre accesi sul settore tecnologico e in particolare su Nvidia (-1,6%) che questa sera pubblicherà la trimestrale. Le attese sul colosso dei chip per l’intelligenza artificiale sono talmente alte, che c’è da chiedersi come farà a superarle. Si soppeseranno inoltre le previsioni, nel timore che possano risentire delle crescenti restrizioni degli Stati Uniti sulle vendite dei suoi chip di fascia alta alla Cina.

In tema di intelligenza artificiale la storia più avvincente in questi giorni resta il “licenziamento” di Sam Altman da Open AI e il passaggio Microsoft (-1,56%), una partita che sembra ancora lontana dalla conclusione. Il titolo della creatura di Bill Gates, dopo aver aggiornato ieri l’ennesimo record, si muove oggi in ribasso con una perdita dell’1,56%.

Tra le altre trimestrali del giorno deludono quelle di alcuni retailer che gettano un’ombra sulla voglia di spendere dei consumatori americani.

Nelle Americhe abbaglia infine il boom della borsa di Buenos Aires (+21% in avvio sia sull’indice S&P Merval sia sul più ampio S&P Byma Argentina General), dopo l’elezione del nuovo presidente Javier Milei. La prova dei mercati era mancata ieri, poiché la borsa argentina era chiusa per festività, anche se un assaggio si era avuto sui titoli in dollari. Effetti dell’ascesa al potere del liberista di destra si vedono anche nel cambio dollaro peso (+1% 960,3 peso) negli scambi locali in criptovaluta, mentre domenica la quotazione aveva superato i mille peso per un dollaro (oltre tre volte superiore al cambio ufficiale, pari a circa 354 peso per un dollaro).

Balzo dell’oro

Sul mercato valutario è poco mosso l’euro-dollaro, in area 1,092, mentre a stupire sono i metalli, in particolare l’oro. Lo spot gold tratta oltre i 2000 dollari l’oncia (+1,14%), spinto dal calo dei rendimenti dei titoli di Stato americani su attese di politica monetaria più amichevole di quanto visto sin qui.

Sono in luce anche l’argento (Silver spot +2,01%) e il platino (+1,9%).

Intanto i rendimenti dei T-Bond continuano a restringersi e il decennale è poco oltre il 4,4%.

Dopo il recente recupero prende fiato il petrolio in attesa della riunione Opec+: Brent -0,4%, 81,97 dollari al barile; Wti -0,5%, 77,42 dollari al barile.

Piazza Affari zavorrata dalle banche

Sono le banche e blue chip peggiori del giorno, in un listino in ogni caso quasi tutto in rosso.

A dare il là è stata Monte dei Paschi di Siena, che chiude con un valore di 2,828 euro per azione, leggermente al di sotto dei 2,92 euro per azioni con cui il Tesoro ha messo in vendita il 25% delle quote in suo possesso, per un incasso di 920 milioni di euro. Attorno a questo bitz, reso noto ieri sera, si è scatenata una girandola di ipotesi, ma al momento il possibile Risiko bancario non sta attirando gli investitori. In scia al titolo della banca più antica del mondo arretra Banco Bpm, -4,02%, su cui pesa anche la retrocessione a Hold da Buy da parte di Deutsche Bank, che ha alzato però il prezzo obiettivo a 6,1 euro da 5,4 euro. Tra le peggiori anche Bper -3,87%.

La seduta è da dimenticare per Telecom, -3,36%, con il rosso che si è acceso sul settore in tutta Europa.

Tra i titoli oil la maggior debolezza colpisce Saipem -3,41%.

Male l’industria con Interpump -2,5%, Cnh -2,73%, Iveco -2,5%.

I pochi titoli che fanno piccoli passi avanti sono Recordati +0,58%, Nexi +0,49%, Terna +0,24%.

Spread poco mosso, dopo il via libera con riserva di Bruxelles alla manovra

È poco mosso il secondario, con lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata a 174 punti base e il titolo italiano che mantiene un rendimento al 4,3%, allineato alla chiusura di ieri.

Si segnala che oggi da Bruxelles è arrivato il via libera alla manovra del governo Meloni, seppur con qualche riserva, poiché i risparmi andrebbero utilizzati per ridurre il debito e non per nuove spese. La stessa osservazione è stata fatta anche alla Germania e all’Olanda, mentre il giudizio è stato più severo per la Francia.

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