Condividi

Argentina, elezioni: l’ultraliberista Milei eletto presidente. Svolta a destra, sconfitto il peronismo

L’Argentina svolta a destra con la vittoria dell’iperliberista Javier Milei che ha sconfitto al ballottaggio presidenziale il peronista moderato e ministro dell’Economia, Sergio Massa – Le ricette stravaganti di Milei allarmano i mercati e per l’Argentina si profila la via dell’isolamento internazionale

Argentina, elezioni: l’ultraliberista Milei eletto presidente. Svolta a destra, sconfitto il peronismo

Doveva essere una lotta all’ultimo voto, così dicevano i sondaggi della vigilia, e invece Javier Milei, 53 anni, ultraliberista, ha vinto abbastanza nettamente, conquistando quasi il 56% dei voti e sconfiggendo dunque nel ballottaggio delle elezioni presidenziali argentine il ministro dell’Economia del governo uscente, il peronista moderato Sergio Massa, che col 98% delle urne scrutinate chiude poco sopra il 44%. Per il peronismo questa è la quarta sconfitta da quando, circa 40 anni fa, l’Argentina è tornata ad essere una democrazia. L’ultima era stata nel 2015, quando vinse il liberale Mauricio Macri, ex governatore di Buenos Aires e presidente del Boca Juniors. Questa è però la prima volta in assoluto che vince un outsider come Milei, di estrema destra, “anarco-capitalista” al punto da proporre la chiusura della Banca centrale, la dollarizzazione dell’economia e la privatizzazione di tutte le aziende partecipate dallo Stato.

Con Milei l’Argentina sceglie la via dell’isolamento internazionale

Gli elettori argentini hanno deciso di dargli fiducia, scegliendo dunque la strada dell’isolamento internazionale: mentre Massa era stato l’equilibrista in grado di trattare con il Fondo Monetario e di contenere un’inflazione che pure è schizzata oltre il 140% su base annua, Milei vuole la rottura totale con tutti gli impegni internazionali, ad incominciare dal Mercosur, l’area di libero commercio del Sudamerica. Proprio per questo motivo il vicino Brasile, prima economia dell’area, aveva seguito con particolare attenzione la tornata elettorale argentina, al punto che Lula aveva sostenuto Massa e, ieri sera, ha fatto gli auguri al nuovo governo evitando però di nominare Milei. Non mancheranno le tensioni tra i due Paesi già a partire dai prossimi giorni, così come c’è da aspettarsi un atteggiamento isolazionista nei confronti dell’Unione europea e delle altre potenze globali, a cominciare dalla Cina che negli ultimi anni era diventata un partner sempre più strategico di Buenos Aires, fino ad includere di recente l’Argentina nei Brics, su pressione proprio del Brasile.

Sarà interessante vedere anche la reazione dei mercati, che avevano decisamente più fiducia in Massa, tant’è vero che subito dopo la vittoria di Milei alle primarie di agosto il cambio col dollaro è schizzato al record di sempre: oltre 350 pesos quello ufficiale, quasi 1.000 pesos quello parallelo, il cosiddetto blue. Una situazione ormai fuori controllo, che ha praticamente fermato l’economia reale nelle settimane precedenti al voto e reso quasi impossibile l’accesso al cambio alle fasce più povere, che ormai come è noto a molti rappresentano il 40% della popolazione. Anche la Borsa di Buenos Aires, dopo aver toccato il picco dell’anno a 815.000 punti un mese fa, ha ritracciato nelle settimane successive, fino a chiudere a 645.000 punti la seduta del venerdì precedente al voto.

Milei non potrà contare sulla maggioranza in Parlamento

Milei sarà dunque presidente dell’Argentina nei prossimi quattro anni, anche se non potrà contare sulla maggioranza in Parlamento. Il suo partito infatti, A Liberdade Avança, ha ottenuto al primo turno solo 38 deputati sui 257 totali, e 7 senatori su 72. Potrà in compenso ottenere l’appoggio delle altre forze di destra, ad incominciare dal partito dell’ex presidente Macri, ora guidato da Patricia Bullrich, ma la piena governabilità resta in dubbio. Soprattutto se si considera che le ricette di Milei sono alquanto stravaganti, se non brutali: oltre a quelle già citate, il nuovo presidente, che in passato ha insultato anche Papa Francesco e ha dato al presidente del Brasile (primo partner commerciale dell’Argentina) Lula del “comunista e corrotto”, vuole chiudere i ministeri della Cultura, delle Donne e della Scienza e Tecnologia, vuole privatizzare totalmente anche la sanità e la scuola e abolire i sussidi, che in Argentina aiutano i meno abbienti a utilizzare i mezzi pubblici praticamente gratis e coprono buona parte dei costi delle utenze di luce e gas.

Commenta