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Borsa 2017, Piazza Affari alla riscossa almeno fino a primavera

Sotto la spinta dell’euforia americana e della debolezza dell’euro, Piazza Affari ha tutte le premesse per recuperare rispetto al ribasso dell’anno scorso almeno fino a primavera ma attenzione alle elezioni, ai tassi, al petrolio e alle battaglie societarie – Bene banche, export ed energia – Per i Btp meglio le scadenze corte

Una partenza positiva, favorita dal buon andamento dell’economia, come emerge dagli ultimi dati Istat e dalla ripresa degli impieghi nell’eurozona. Un trend che potrebbe durare fino alla primavera, sotto la spinta dell’euforia Usa, se le promesse di Donald Trump si tradurranno in immediati stimoli fiscali, e della debolezza dell’euro, a vantaggio dell’industria europea. Ma non sarà un tragitto lineare, una navigazione a zig zag, tra le insidie in arrivo dalle banche e le incognite di un anno elettorale che potrebbe risultare decisivo per il futuro steso della comunità dell’euro.

L’ANNO DELLE CONTRADDIZIONI

Difficile, in questa congiuntura, fare previsioni oltre il primo semestre del 2017, “l’anno delle contraddizioni” come lo definisce Gregorio de Felice chief economist di Intesa Sanpaolo: “E’ una contraddizione – spiega – che Trump voglia accelerare la crescita degli Usa, già oggi l’economia migliore, vicina al pieno impiego. E’ una contraddizione che l’Europa, che dovrebbe emanciparsi dalla politica dell’austerità, non lo possa fare, perché condizionata dalle prossime elezioni”. Infine, “c’è la contraddizione tedesca: la Germania vanta un surplus di bilancio che però non intende destinare ad investimenti che sarebbe preziosi per l’Eurozona”. In questi contesti, continua il banchiere, “la Borsa italiana presenta discreti margini di crescita, anche perché depressa nei confronti degli altri mercati europei, a loro volta deboli rispetto agli Usa”.

La locomotiva americana sembra destinata a tirare la corsa, viste le promesse del neo presidente in materia di investimenti, sgravi fiscali e altre agevolazioni per il business. Non è detto però che il movimento decolli fin dalla prossima settimana. “A partire dal 10 gennaio – suggerisce Alessandro Fugnoli di Kairos – avremo i risultati trimestrali ed è difficile pensare che il dollaro forte non abbia fatto qualche vittima tra gli esportatori americani”. Al contrario, i campioni del made in Italy avranno liete sorprese in arrivo con i prossimi bilanci.

OCCHIO ALLA POLITICA. MA SENZA TRARRE CONCLUSIONI SBAGLIATE

Proviamo ad andare più in là dei report della società finanziarie che fioccano in questi giorni e che, tra poche settimane, saranno del tutto dimenticate. Le previsioni, si sa, sono fatte per essere smentite, come ha dimostrato con dovizia di esempi il 2016, l’anno delle sorprese politiche, dei sondaggi sbagliati e degli oracoli sbagliati dei guru. Ma dagli errori si può trarre un’indicazione preziosa. Innanzitutto, prendiamo atto di due novità: a) gli appuntamenti elettorali sono sempre più imprevedibili. Per più ragioni. Le disparità sociali amplificate dagli effetti collaterali delle politiche di allentamento monetario messe in atto per contrastare gli effetti della recessione degli scorsi anni e i movimenti populisti che ne sono derivati hanno stravolto le tradizionali dinamiche del voto. Probabilmente anche i cambiamenti demografici possono essere annoverati tra i motivi che stanno cambiando lo scenario politico del nostro paese così come del nostro continente. b) I mercati stanno diventando sempre più rapidi nel metabolizzare i risultati, attesi o meno, che scaturiscono dagli eventi politici. Le Borse hanno impiegato pochi giorni per digerire il Brexit, poche ore per le elezioni americane. E pochissimi minuti sono stati sufficienti per ribaltare le possibili conseguenze del referendum italiano.

Andrà così anche nel 2017, anno che prevede numerose scadenza elettorali, dalla Francia alla Germania fino al possibile voto anticipato italiano? E’ assai probabile, è il parere di Intermonte advisory, per cui è necessario aver presente che i mercati sono ormai diventati molto rapidi nella capacità di adattarsi alle situazioni. Anche perché “il mercato è fatto di prodotti che tendono a sfuggire alle logiche tradizionali: Etf smart beta o settoriali, futures, opzioni e strumenti derivati che possono impattare sui movimenti in maniera estremamente significativa”.

TASSI E PETROLIO, LE DUE BUSSOLE PER DECIDERE

Insomma, non sorprendiamoci se nel 2017 fioccheranno nuove sorprese che la saggezza tradizionale delle Borse stenteranno a capire (e a sfruttare). Meglio focalizzarsi su altri segnali, primi fra tutti la tenuta dell’accordo sul petrolio e il trend al rialzo dei tassi. Nel 2016 è andata in crisi la regola dei “tassi negativi per sempre” che sembrava potesse essere il mantra dei mercati per un periodo ancora molto prolungato. Anche il rimbalzo del petrolio è avvenuto ben prima che si parlasse di tagli alla produzione che si sono concretizzati solo alla fine dell’anno. Si è di fatto esaurito un movimento pluriennale di contrazione dei prezzi delle materie prime denominate in dollari che era stato innescato/enfatizzato dal periodo recessivo successivo alla crisi economica del 2008 e soprattutto dalle politiche monetarie a partire dal 2014. L’impatto sui titoli del settore energia e petrolio prima e dei settori bancario e finanziario ha già cambiato lo schema di riferimento dei mercati.

PIAZZA AFFARI ALLA RISCOSSA FINO A GIUGNO: POI, CHISSA’

Tanti segnali spingono a giudicare con moderato ottimismo il prossimo futuro del mercato italiano.

a) Si parte da livello depressi, su cui ha inciso soprattutto la crisi bancaria. I portafogli dei gestori internazionali sono scarichi di titoli italiani nonostante la sottovalutazioni di molti valori sula base dei dati fondamentali (il rapporto prezzo/utili è in media più basso del 15%).

b) La crescita del pil dovrebbe salire al 1%.

c) Il trend globale dei tassi dovrebbe beneficiare anche il settore finanziario italiano.

d) La situazione politica, per ora, non preoccupa più di tanto. Le case di investimento scommettono su una soluzione, a proposito del sistema di voto, in grado di disinnescare il rischio di un successo del M5S.

e) Importante sarà l’apporto delle battaglie societarie (non solo Mediaset) e la ripresa delle Opa, già anticipata da Parmalat.

L’Italia, dunque, seguirà l’evoluzione dei mercati europei, il vaso di coccio della scena internazionale. Per dirla con Alessandro Fugnoli “Nella sua fragilità l’Europa continuerà dunque a fare ricorso a lenitivi, antidolorifici e antidepressivi come l’euro sottovalutato e il Qe, ai quali si aggiungerà un ulteriore modesto addolcimento della politica fiscale, che resterà comunque ispirata all’austerità. Questi rimedi non saranno assolutamente risolutivi, ma permetteranno di tirare avanti e lasceranno alle borse europee la possibilità di seguire Wall Street al rialzo e perfino di superarla”. Anzi, l’Italia può sperare di recuperare part del terreno perduto rispetto ai partner nel 2016.

BENE BANCHE, EXPORT ED ENERGIA

Secondo Daniel Gros, direttore del Ceps di Bruxlles, l’Italia sarà infatti il paese che trarrà i maggiori benefici dall’ascesa del dollaro, come già succeso all’inzio degli anni Ottanta dopo l’avvento alla Casa Bianca di Ronald Reagan. L’effetto del dollaro forte, secondo l’economista tedesco, è tre volte più forte per l’export italiano, orientato alle esportazioni “leggere” rispetto alla Germania, forte nei beni di investimento parzialmente impermeabili all’effetto cambi.

Oltre alla corsa dei settori manifatturieri più esposti alla domanda in arrivo dagli Usa il 2017 potrebbe registrare la riscossa delle banche- Ma solo dopo aver chiarito le numerose incognite che pesano sul settore: le regole sui requisiti patrimoniali che verranno richieste dalla Bce; le correzioni ai cambiamenti richiesti alla riforma delle Popolari,c he minaccia l’avvio della Nuova Bpm; l’esito delle prossime ricapitalizzazione di Unicredit e banche venete (Veneto Banca e Vicentina). Ma a favore del settore gioca l’attesa di ulteriori rialzi dei tassi di mercato. Nel 2016 i 50 centesimi di rimbalzo dei tassi sul bund hanno innescato un rimbalzo del comparto bancario del 17/18% in Europa e ancora più consistente sul mercato italiano .

I titoli del petrolio e dell’oil equipment dovrebbero trarre vantaggio dall’incremento del prezzo del petrolio e dalla ripresa degli investimenti nelle infrastrutture come auspicato da Donald Trump. Grazie al boom delle materie prime (non solo oil, ma anche rame e ferro) tornano a brillare molte economie dei paesi emergenti. Vola il listino russo, segnali di ripresa arrivano dal Brasile. In sofferenza la Turchia.

BTP, MEGLIO LE SCADENZE CORTE

Sul fronte delle obbligazioni merita accorciare le scadenze dei Btp. E’ il consiglio dei money manager di JCI Capital, che prevede che i prossimi mesi potranno essere quindi molto difficili per l’Unione Europea, sia dal punto di vista economico che da quello politico.

Gli appuntamenti elettorali in calendario sia in Francia che in Germania e l’investitura effettiva del presidente americano neoeletto possono infatti costituire elementi di potenziale rottura con i precedenti equilibri. In aggiunta verrà probabilmente avviato il processo di separazione tra Regno Unito e Unione Europea, che si preannuncia lungo e tortuoso. In questo generalizzato contesto di incertezza, i Paesi periferici dell’eurozona rischiano di accusare maggiore volatilità.

Fra loro la Spagna appare relativamente più protetta. L’Italia invece potrebbe prestare maggiormente il fianco a eventuali crisi, soprattutto se si protrarrà la crisi delle banche. In particolare gli specialisti di JCI Capital ritengono che i rendimenti 1,75%- 1,8% per il decennale e 2,80%-2,85% per il trentennale possano costituire interessanti aree in cui ridurre il peso dei titoli in portafoglio. Al posto dunque di scadenze così elevate, è più prudente, a loro parere, detenere in portafoglio titoli corti, con scadenze fino a 5 anni massimo, modulando i portafogli su duration più brevi, in attesa che i possibili attesi nuovi rialzi dei rendimenti offrano nei prossimi mesi interessanti opportunità di riacquisto.

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