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Borsa 20 ottobre chiusura: venti di guerra e tassi mandano in rosso tutti i listini. A Piazza Affari scatto di Nexi

Il conflitto in M.O. e il rischio di nuovi rialzi dei tassi agitano i mercati – Attesa per il rating di S&P sull’Italia

Borsa 20 ottobre chiusura: venti di guerra e tassi mandano in rosso tutti i listini. A Piazza Affari scatto di Nexi

È ancora ottobre rosso sulle borse europee che archiviano, con quella di oggi, la terza seduta consecutiva in calo per un bilancio settimanale decisamente negativo, il peggiore in tre mesi. Il rischio di un’escalation in Medio Oriente fa paura da est a ovest, le perdite hanno infatti colpito le borse asiatiche, mentre Wall Street, al momento, si muove in ribasso, ancora scossa dalle parole di ieri del presidente della Fed Jerome Powell, secondo il quale nuovi rialzi dei tassi non sono esclusi in futuro.

Piazza Affari cede l’1,4% e scivola a 27.357 punti base, in attesa che S&P aggiorni stasera il rating sul debito italiano (attualmente BBB con outlook stabile), in un contesto d’incertezza, tra gravi crisi geopolitiche e alti tassi. Grande eco nel mondo, ma relativa influenza sulle questioni finanziarie, ha avuto oggi anche la decisione della premier italiana Giorgia Meloni di chiudere la relazione con il compagno Andrea Giambruno (frattura resa nota con un Tweet), dopo i fuori onda di Striscia la notizia sul giornalista, a ennesima prova di quanto sia difficile il mestiere di presidente del consiglio per una donna.

Nel resto d’Europa Francoforte arretra dell’1,64%, Parigi -1,52%, Amsterdam -1,56%, Londra -1,33%, Madrid -1,32%.

Sul mercato valutario l’euro è in moderato recupero sul dollaro a 1,059.

Petrolio in rialzo

A frenare l’appetito per il rischio sull’azionario è la guerra tra Israele e Hamas, che potrebbe durare più a lungo di quanto sperato, con il rischio che si estenda ad altri paesi. Il futuro incerto, che fa impennare anche il Vix, il cosiddetto indice della paura, alimenta invece gli acquisti sul petrolio, che oggi torna sugli scudi con rincari intorno all’1%, intravedendo la possibilità che in un contesto di guerra estesa vengano interrotte parte delle forniture dal Medio Oriente. L’oro nero potrebbe così chiudere la seconda settimana consecutiva in rialzo. Al momento il contratto Brent, dicembre 2023 tratta a 93,31 dollari al barile, (+1,03%), il Wti, pari durata, sale a 89,30 dollari al barile (+1,05%). Tra le materie prime splende anche l’oro: lo spot gold tratta a oltre 1991 dollari l’oncia, in progresso dello 0,8% circa. Il future del lingotto, dicembre 2023 è invece oltre i 2002 dollari (+1,12%).

Tra alti e bassi il contratto del gas ad Amsterdam (novembre 2023) galleggia attorno a 50,100 euro al Mwh.

Il Treasury decennale tocca il 5% poi arretra

I tassi del decennale statunitense e quello del decennale italiano si allontanano dalla temuta soglia del 5%. Il mercato sta elaborando quanto ha detto ieri Powell, che da un lato non ha escluso nuovi rialzi, ma dall’altro ha osservato che questa crescita dei rendimenti di mercato svolge parzialmente il lavoro che compete alla banca centrale. La questione di tassi più alti più a lungo rimane intatta, ma per ora si scommette su una Fed ferma a novembre (e probabilmente anche a dicembre).

Così si può spiegare il fatto che il decennale Usa, dopo aver toccato il 5% come non accadeva dal 2007, è indicato al momento in ribasso al 4,908% (-1,66%), con prezzi contrastati sulle varie scadenze.

Spread stabile, scendono I tassi

Il secondario italiano archivia una seduta che risulta stabile in chiusura, con uno spread con il decennale tedesco di 202 punti base, in sintonia con il dato della vigilia. I tassi scendono leggermente: il Btp è al 4,9% (da 4,95%) e il Bund a 2,88% (da 2,93% di ieri).

A Piazza Affari brillano Nexi e Cucinelli

Sul principale listino milanese brilla anche oggi Nexi +2,54%, in scia a nuove indiscrezioni stampa in base alle quali Cvc non sarebbe l’unico fondo di private equity interessato alla società di pagamenti.

Sono più modesti i guadagni delle altre blue chip positive: Diasorin +0,44%; Amplifon +0,59%; Terna +0,28%; Inwit +0,1%.

Le big cap in perdita sono molte di più e registrano ribassi notevoli. Si parte da Saipem -6,22%, seguita da Iveco Group -4,65%, Banca Mps -3,97%, Poste Italiane -3,51%, Cnh -3,26%.

Il rosso è acceso anche per Telecom -3,67%, con fonti vicine a Vivendi, citate dall’Ansa, che non vedono alcuna apertura dell’azionista di Tim all’operazione Kkr sulla Netco. Secondo il socio francese della società di telecomunicazioni è che a decidere sarà esclusivamente un’assemblea straordinaria dei soci.

Tra gli assicurativi perde quota Generali -2,34%, dopo che ieri il Cfo del Leone triestino ha detto che la compagnia ha registrato nei primi nove mesi una perdita da catastrofi naturali superiore a quella preventivata per l’intero anno, perché sono eventi diventati più frequenti e impattanti.

Fuori dal paniere principale si sono mossi in direzione opposta due importanti firme del lusso come Brunello Cucinelli (+4,82%) e Salvatore Ferragamo (-1,85%), ieri alla prova dei conti.

Il re del cachemire, che ieri ha presentato numeri positivi del fatturato dei primi nove mesi, alzando le stime annuali, è stato anche premiato dalla conferma del “buy” di Ubs. Stessa scelta ha compiuto Goldman Sachs (che ha anche alzato il prezzo obiettivo a 90 euro). Per Equita invece il titolo è “hold” e il prezzo target è ridotto a 79 euro.

I giudizi su Ferragamo sono invece peggiori. Morgan Stanley ha confermato la valutazione a “underweight”, tagliando il prezzo a 11,5 euro rispetto agli 11,6 euro delle attuali quotazioni. “Sell” è l’indicazione di UBS, come target price ha limato a 11 euro. La maison fiorentina nel terzo trimestre ha visto ricavi in calo e numeri giudicati “deboli” dagli esperti di Intermonte e “in linea” da quelli di Equita, che vedono però “cauto” l’outlook pur notando “spunti incoraggianti sul rilancio”.

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