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Bonino: “L’Europa ha bisogno di una soluzione federale”.

Il ministro degli Esteri descrive l’Europa che vorrebbe: ecco un estratto dell’intervento pubblicato oggi su East – “Questa Europa, così com’è, non può piacere neppure ad una europeista convinta come me” – “Nessuna soluzione sarà credibile senza una dimensione politica e pienamente inclusiva dell’intera architettura europea”.

Bonino: “L’Europa ha bisogno di una soluzione federale”.

“Da sessanta anni l’Europa consente ai suoi abitanti di vivere in relativa pace, libertà e prosperità. Nessuno dei suoi Stati membri, da solo, avrebbe i mezzi sufficienti per offrire ai propri cittadini lo stesso livello di benessere, sicurezza e stabilità. Ciò non toglie che, oggi, i limiti dell’Europa siano visibili a tutti. 

Questa Europa, così com’è, non può piacere neppure ad una europeista convinta come me. Eppure, nel mondo continua ad esistere una pressante domanda di più Europa”, soprattutto verso il vicinato orientale e mediorentale, “ma il suo fascino sui nostri cittadini è un’altra storia e, gradualmente ma inesorabilmente, il sogno dei padri fondatori sembra svanire. E’ sempre più associata a scelte obbligate di austerità che, se non associate ad adeguate politiche economiche volte e rilanciare la crescita, portano a recessione, disoccupazione e forti tensioni sociali”.

Quanto all’Italia, “come possiamo predicare il rispetto dei valori universali all’estero, se siamo tra i paesi più condannati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo? Del resto, se stentiamo ad attrarre investimenti stranieri, è anche perché non siamo finora stati capaci di fare ordine a casa nostra.

Per difendere la costruzione europea e i suoi valori fondamentali abbiamo bisogno di riscoprire il senso originario del progetto europeo, aggiornandolo alle sfide poste da questo inizio di Ventunesimo secolo. Nessuna soluzione, tuttavia, sarà credibile senza una dimensione politica e pienamente inclusiva dell’intera architettura europea. Abbiamo dunque bisogno di una soluzione federale.

Il sostegno alla prospettiva degli Stati Uniti d’Europa non è per me dettato da motivi ideologici, ma da un’attenta valutazione dei costi e dei benefici. Un paio di anni fa ho proposto una “Federazione leggera”, un modello istituzionale che, non assorbendo più del 5% del PIL europeo, potesse finanziare le funzioni essenziali di governo come la politica estera e di sicurezza, la ricerca scientifica, le grandi reti infrastrutturali. Purtroppo, la maggior parte dei governi europei è riluttante nei confronti di questo progetto. 

Se faremo nostra una nuova visione che coinvolga pienamente i nostri cittadini e i nostri governi, potremo iniziare una nuova fase di rilancio e di crescita, favorendo la legittimità democratica della costruzione europea ed il ruolo dell’Unione come attore globale. E per l’Italia, che avrà la presidenza di turno dell’Ue nel secondo semestre del 2014, sarà l’occasione per far sentire la propria voce, e di tornare ad essere pienamente protagonista del processo di integrazione europea: come è sua naturale vocazione storica”.


Allegati: East

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