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Bologna/Fondazione Golinelli: al via la seconda edizione del Giardino delle imprese

FONDAZIONE GOLINELLI – Dal 29 giugno 2015 parte la seconda edizione del Giardino delle imprese, un progetto promosso dalla Fondazione Golinelli e nato per valorizzare la cultura imprenditoriale tra i giovani, stimolandone la creatività e offrendo loro un’occasione concreta e strutturata per mettersi alla prova e realizzare le proprie idee.

Bologna/Fondazione Golinelli: al via la seconda edizione del Giardino delle imprese

Giardino delle imprese è un progetto di Trust Eureka, ideato e creato dalla Fondazione Golinelli in collaborazione con il Comune di Bologna e H-Farm, che nel 2015 si avvarrà anche della collaborazione di Unindustria Bologna, per insegnare la cultura d’impresa in un ambiente informale, coinvolgendo i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado in un nuovo e stimolante percorso educativo.

La prima edizione del Giardino delle imprese del 2014/2015 ha visto coinvolti sessanta tra ragazze e ragazzi del III e IV anno provenienti da oltre 12 istituti superiori della Regione Emilia-Romagna. I due progetti vincitori hanno ricevuto un finanziamento di 8.000 euro ciascuno per poter concretizzare la loro idea imprenditoriale, producendo un prototipo e avviando la prima fase di sperimentazione.

Giardino delle imprese è un progetto innovativo nel contesto nazionale che va oltre la tradizionale offerta di formazione per competenze del sistema scolastico e universitario italiano. Imprenditori di successo ed esponenti del mondo accademico si alternano in un percorso strutturato e di alto profilo, che accompagna gli studenti con lezioni, project work, eventi e attività pratiche finalizzate alla sperimentazione concreta e all’avviamento di un’idea originale d’impresa. 

Giardino delle imprese non è né lo spin off di un centro di ricerca, né un incubatore di startup: è un “vivaio”. Un posto dove le persone si coltivano e crescono, un progetto educativo studiato perché le ragazze e i ragazzi abbiano occasioni per cimentarsi concretamente e anche sbagliare.

La visione che sta alla base del progetto riguarda lo sviluppo dei talenti e della personalità, in una logica di approccio positivo, costruttivo ed etico alle sfide della vita.

Ci sono capacità che non si trasmettono in via teorica, ma si imparano vedendo i maestri al lavoro e attraverso l’esperienza concreta. Per queste non vi sono scuole: il gusto, il senso civico, l’imprenditorialità sono alcuni esempi. Possiamo disegnare percorsi di apprendimento ad hoc per ricucire un’evoluzione culturale che, per alcuni aspetti, si è interrotta con la scomparsa di alcune relazioni tradizionali. Queste devono oggi essere riattivate con la consapevolezza della condizione contemporanea.

L’imprenditorialità è un valore, un sapere, un approccio alla vita, ma i suoi processi di apprendimento restano in gran parte informali: si apprende dalla famiglia, dagli amici, dall’ambiente culturale nel quale si cresce, ma si può affermare che, salvo eccezioni, non vi sono ad oggi scuole che abbraccino i rami del sapere e saper fare che l’imprenditoria richiede.

L’apprendimento informale è tale proprio perché la conoscenza è complessa e basata principalmente sull’esempio di chi testimonia il saper fare più che su libri di testo e manuali. S’impara a fare l’imprenditore, si dice, alla “scuola della vita”. Certamente alcune competenze e risorse fondamentali come il management, la finanza, l’ingegneria della produzione, il diritto nonché ancor prima le materie di studio tradizionali (scienza, storia, filosofia, ecc…), si possono apprendere in modo formale. Ma la somma di queste conoscenze non fa un imprenditore: coraggio, spirito di squadra, visione, carisma, leadership, curiosità, ambizione, volontà, empirismo e ricerca, orientamento al futuro e alla realizzazione del bene sociale, come molte altre caratteristiche dell’imprenditore, non si imparano sui libri di testo. Per questo motivo è ormai imprescindibile una nuova forma di scuola innovativa, che si integri ai percorsi educativi e formativi tradizionali apportando tutte quelle conoscenze definite “informali”, che risultano indispensabili nel panorama economico e culturale odierno.

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