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Black Friday o Fridays for future? Doppia chiamata il 29 novembre

Shopping sfrenato o difesa del clima? Per la prima volta i cittadini-consumatori si confrontano a livello globale con due diversi modelli: stesso giorno, opzioni opposte. Oppure no?

Black Friday o Fridays for future? Doppia chiamata il 29 novembre

Sarà un venerdì di shopping sfrenato o un venerdì di combattiva difesa dell’ambiente? Il venerdì 29 novembre 2019 sarà ricordato per essere il primo a dividersi tra il Black Friday, importato dagli Stati Uniti e diventato ormai un evento commerciale di prima grandezza, e il quarto sciopero globale lanciato da Fridays for Future, la fondazione lanciata dalla giovane Greta Thunberg che proprio quest’anno è balzata all’attenzione mondiale. Allo sciopero aderiscono anche le Sardine. E’ possibile conciliare questa doppia “chiamata alle armi” inzeppando la borsa di prodotti scontati in vista di Natale (attenzione però alle truffe in agguato) e al tempo stesso difendere il clima proponendo un modello di società meno consumistica e più sostenibile?

LA CORSA DI BLACK FRIDAY E CYBER MONDAY

A confrontarsi sono due modelli di società in apparenza totalmente contrapposti. Da un lato, il modello Usa – con la chiusura del tempio della finanza, Wall Street, nel Giorno del Ringraziamento il 28 novembre e la corsa agli acquisti il giorno successivo – ha contagiato la vecchia Europa spopolando. Per fare quattro conti, ci si può rifare al bilancio in Italia del Black Friday 2018 (vendite nei negozi) e al corrispondente Cyber Monday (le vendite online, sulle piattaforme e-commerce). Ormai formano un tutt’uno. Secondo le rilevazioni di Salesforce, azienda leader nel Crm, le vendite e-commerce (negli esercizi che aderiscono al Commerce cloud) lo scorso anno sono aumentate del 18% il giovedì  rispetto all’anno precedente, mettendo a segno un +13% nel “venerdi nero” e un +16% il lunedi successivo, sempre anno su anno. Numeri record (persino una collana di diamanti da 61.000 euro) su Ynap, Zalando e naturalmente su Amazon che ha visto crescere del 20% le vendite delle piccole-medie imprese. L’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, ha provato a quantificare il fenomeno: nei 4 giorni 2018 gli acquisti online degli italiani avrebbero superato per la prima volta il miliardo di euro, con una crescita del 35% circa rispetto al 2017. 

MA C’E’ CHI CELEBRA BUY NOTHING E FRIDAYS FOR FUTURE

A fronte di questo indiscutibile successo che il 2019 potrebbe replicare, nonostante la crisi e le difficoltà in cui versano tante famiglie, il 29 novembre si parlerà anche di Buy Nothing Day (una sorta di sciopero degli acquisti globali partito nel 1992 in Canada e poi passato agli Usa e anche all’Europa) e soprattutto di Fridays for Future, l’appello per il clima che celebra nello stesso giorno – e forse non è un caso – il quarto sciopero globale: “Venerdì 29 Novembre grideremo a gran voce che la crisi climatica sta arrivando e dobbiamo fare tutto il possibile per fermarla. Siamo in una vera e propria emergenza e dobbiamo agire di conseguenza!” è la chiamata che arriva dal sito ufficiale di Fridays for future Italia. “I leader mondiali – proclama la piattaforma dei giovani studenti per il clima – ci hanno tradito di nuovo. Li avevamo avvisati. Ci vediamo il 29 novembre”. E spiegano, a dire il vero, che la data è stata scelta “perché cade esattamente ad una settimana dalla COP25 (United Nations Climate Change Conference), la conferenza ONU sui cambiamenti climatici che si terrà dal 2 al 13 dicembre a Madrid, in Spagna”. L’intento è quello di mettere pressione ai leader di tutto il mondo dopo il successo dei tre scioperi precedenti (il primo in marzo) che hanno visto scendere in campo 2,5 milioni di persone il 24 maggio e 7,5 milioni in 130 Paesi nella settimana tra il 20 e il 27 settembre. In agenda ci sono l’uscita dal fossile per la produzione di energia, la transizione energetica verso le rinnovabili su scala globale. Con una conclusione drastica: “la riduzione delle emissioni è geofisicamente possibile. Manca la volontà politica ed economica di farlo”.

LA FRANCIA DICE NO AL BLACK FRIDAY, E GLI ALTRI?

La Francia ha deciso di compiere un primo passo per frenare la corsa commerciale del Venerdì Nero. I deputati della commissione per lo Sviluppo sostenibile dell’Assemblea nazionale francese hanno approvato un emendamento per introdurre il divieto delle campagne promozionali legate al “Black Friday”. Il progetto di legge 2274 “contro gli sprechi e per l’economia circolare” che stopperà la pratica commerciale in Francia inizierà l’esame dal prossimo 9 dicembre, e non si applicherà dunque “Black Friday” del 29 novembre 2019 ormai alle porte. Tuttavia è un segnale. Altri lo seguiranno?

Apparentemente non vi è contraddizione nel comprare un oggetto, approfittando di qualche euro di sconto con la crisi che morde, e la tutela del pianeta. Ma non è così semplice. La rivoluzione climatica impone modelli di consumo più sostenibili, piaccia o no. Sostenere l’una e l’altra insieme – riempendo il carrello di oggetti e al tempo stesso invocando scelte energetiche virtuose e drastiche – è comodo e confortante, forse illusorio. Il che non vuol dire che le esigenze dell’uno e dell’altro modello non si possano conciliare: ma ci vorrà tempo e molta volontà. Ed è bene saperlo.

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