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Bitcoin e petrolio affossano le Borse

L’onda dei ribassi è partita dagli Usa e ha contagiato i listini europei. Pesano anche i timori di inflazione – Cedono i titoli energetici in scia al crollo del prezzo del petrolio – Milano lascia sul campo oltre l’1,58%

Bitcoin e petrolio affossano le Borse

Una tempesta quasi perfetta si è abbattuta oggi sui mercati, con venti che spiravano da varie direzioni, a volte persino opposte. 

In attesa, questa sera, della pubblicazione delle minute dell’ultima riunione della Fed, torna l’incubo inflazione (salita in aprile in Gran Bretagna e nella Ue) che, secondo l’ultimo sondaggio di Bank of America, ormai fa più paura del Covid a molti gestori. D’altra parte la pandemia flagella l’Asia e pesa sulle prospettive di ripresa e sui prezzi del petrolio. Le incertezze relative all’inflazione inducono inoltre gli investitori a ridurre l’esposizione verso gli asset più rischiosi, come il greggio.

La Federal Reserve ha indicato che manterrà i tassi di interesse ai livelli attuali fino al 2023, “ma – scrive Reuters  – il mercato dei future prezza un aumento già a partire da settembre 2022”. Il Brent perde quasi il 3,45% e tratta a 66,34 dollari al barile, dopo aver toccato ieri brevemente i 70 dollari. 

A questo quadro si aggiunge il fatto che la Cina ha ribadito che le valute digitali non possono essere utilizzate come mezzo di pagamento e questo ha travolto le cripto monete, già duramente provate nelle ultime sedute. Il bitcoin ha toccato i minimi da tre mesi intorno a 36.250 dollari, con un calo a doppia cifra percentuale. Al momento perde il 13% circa ed è oltre i 37mila dollari.

Chiudono così in profondo rosso i listini europei, benché lontano dai minimi di seduta toccati con l’avvio negativo di Wall Street.

Francoforte perde l‘1,66%, Amsterdam -1,63%, Parigi -1,45, Madrid -1,26%, Londra -1,07%.

Piazza Affari cede l‘1,58% e scivola a 24.486 punti, con vendite spalmate su tutti i settori. In maglia nera è Cnh -5,35%, seguono Buzzi -3,55%, Tenaris -2,74%, Finecobank -2,71%, Stellantis -2,4%, Eni -2,28%.

Nella parte alta del listino trovano spazio solo cinque azioni, con rialzi frazionali. Il titolo migliore è Amplifon +0,58%.

Le banche sono negative, nonostante resti molto fermento nel settore per le indiscrezioni che si susseguono sulle mire fra vari istituti nella prospettiva di nuove aggregazioni. L’appeal speculativo favorisce ancora Banco Bpm (+0,55%), che chiude positiva e in controtendenza. Oggi un quotidiano scrive che l’ad Giuseppe Castagna avrebbe aggiornato il board dell’ultimo consiglio ipotizzando una fusione con Bper Banca (-1,89%) non solo come l’obiettivo principale ma anche come un target alla portata. 

Mediobanca cede invece l‘1,93% dopo la conferma che Leonardo Del Vecchio è salito al 15,402% del capitale di Piazzetta Cuccia. Male le big, Intesa -2,12% e Unicredit –1,26%.

I realizzi affossano Mps -3,74%.

Fuori dal paniere principale Technogym cede il 7,56% dopo il collocamento del 5,96% da parte di Tgh, il terzo in tre anni; il mercato teme in futuro ulteriori vendite di quote da parte del fondatore Nerio Alessandri, facendo scattare l’effetto “overhang” sulle azioni.

La chiusura è in rosso anche per l’obbligazionario: sale lo spread, a 118 punti base (+2,1%) e il rendimento del Btp decennale cresce a 1,06%. 

La Banca centrale europea dice che interverrà sui mercati obbligazionari solo se l’aumento dei tassi non sarà giustificato e accompagnato da una ripresa dell’economia.

“Se questo incremento è la conseguenza di una normalizzazione dell’economia – dice il vicepresidente Luis de Guindos – è qualcosa che fa parte di un più ampio contesto. Se c’è una ripresa in atto, se l’inflazione comincia a crescere e si normalizza l’attività economica, allora i tassi nominali dovranno salire”.

Nella Financial Stability Review la Bce avverte inoltre che i rischi per la stabilità finanziaria, nella fase di uscita dalla terza ondata pandemica, “restano elevati” e potrebbero concentrarsi su alcuni paesi dove le imprese sono più indebitate.  Con la graduale rimozione delle misure di sostegno alle imprese “non si possono escludere tassi d’insolvenza considerevolmente più alti rispetto a prima della pandemia, specialmente in alcuni paesi. Ciò a suo volta può mettere sotto pressione gli emittenti sovrani e le banche che hanno fornito sostegno alle aziende durante la pandemia”. Fra i problemi segnalati da Francoforte anche la “bolla immobiliare”. 

Sul fronte macroeconomico si registra che in Gran Bretagna l’inflazione è più che raddoppiata in aprile, al top dall’anno scorso ed è passata dallo 0,7% annuale di marzo all’1,5%. A fare da traino sono stati i costi dell’abbigliamento e dell’energia. Un’accelerazione si è registrata anche nell’Eurozona con il tasso annuo salito all’1,6% ad aprile, dall’1,3% di marzo. Nell’Unione europea il tasso è cresciuto al 2%, dall’1,7% di marzo.

Sul mercato valutario l’euro-dollaro viaggia sui livelli della vigilia, intorno a 1,22.

L’avversione al rischio rilancia l’oro, che si muove in progresso dello 0,9% a 1543,93 dollari l’oncia.

Fra le notizie dell’ultima ora c’è da segnalare che Joseph Blount, amministratore delegato di Colonial Pipeline Co., ha dichiarato al Wall Street Journal di aver autorizzato il pagamento di un riscatto da 4,4 milioni di dollari agli hacker responsabili dell’attacco informatico che ha paralizzato il principale oleodotto statunitense per giorni.

È la prima volta che la società ammette pubblicamente di aver pagato un riscatto. Ieri, il gruppo di ricerca Elliptic, citato dalla Cnbc, ha dichiarato che gli hacker hanno ricevuto un totale di 90 milioni di dollari in bitcoin da Colonial Pipeline. Nei giorni precedenti, i media statunitensi avevano parlato di un pagamento di 5 milioni di dollari in bitcoin.

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