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Biodiversità: il Governo guarda alla sfida europea e lancia una consultazione nazionale

La biodiversità per avere successo richiede una consultazione nazionale come per altre scelte strategiche di lungo periodo. IDa questa idea del governo è partita la consultazione nazionale

Biodiversità: il Governo guarda alla sfida europea e lancia una consultazione nazionale

La biodiversità dovrà diventare un eccellenza italiana. Nel panorama europeo il Paese deve recuperare molti ritardi in fatto di terreni, energia, agricoltura controllata, filiere certificate. Come per altre scelte strategiche incluse nella transizione ecologica, il governo ha deciso di sottoporre il suo piano per la biodiversità ad una consultazione pubblica. Poiché l’obiettivo finale resta fissato al 2030 con investimenti sia del PNRR che della Politica agricola comunitaria è utile avere una larga condivisione sia politica che economica. Così ha ragionato Il Ministero della Transizione ecologica che ha lanciato la consultazione fino al 22 maggio. Le osservazioni e i contributi vanno trasmessi mediante uno specifico modulo da inviare a  PNM@Pec.Mite.Gov.it .

Sul piano gli effetti della guerra

Il piano italiano è partito l’anno scorso e nel tempo è stato adeguato alle indicazioni europee sfociate nella Strategia Europea per la Biodiversità. Dall’inizio della guerra in Ucraina gli scenari macroeconomici, degli approvvigionamenti di materie prime e delle difficoltà in settori portanti cambiano rapidamente. Appare, quindi, realistico lo sforzo di prevedere come si arriverà al 2030 e con quali attori.

Dalla consultazione dovrà emergere una visione di futuro e di sviluppo incentrata sulla necessità di “invertire a livello globale l’attuale tendenza alla perdita di biodiversità e al collasso degli ecosistemi”. Gli obiettivi alti coinvolgono settori centrali dell’economia italiana e della ricerca dove la biodiversità è diventata anche una sfida tra cervelli e laboratori. Roberto Cingolani ritiene che il bilancio conclusivo della passata Strategia 2020 e le indicazioni contenute nel Rapporto sullo Stato del capitale Naturale siano una buona base per portare l’Italia a livelli di maggiore efficienza. “La nuova Strategia Nazionale -spiega il Ministero – prevede l’identificazione di una serie di obiettivi specifici che rappresentano la declinazione su scala nazionale delle priorità europee e degli impegni definiti in ambito internazionale”.

La necessità di decisioni politiche unitarie.

Il campionario su cui investire è davvero ampio: dalle aree protette, alle tutela del patrimonio forestale , alla cura e gestione delle acque, al mare. Ci saranno azioni specifiche pluriennali e indicatori di processo per non smarrire il percorso e la burocrazia dovrà essere molto marginale. Così come non è pensabile separare tutto questo da un mondo agricolo che ha tante preziosità ma altrettante differenze di territorio e di tradizioni.

Le aziende agricole da parte loro chiedono a vari livelli di integrare gli interventi, spingendo sull’altra grande opzione europeo la Strategia Farm to Fork. Lì dove i cambiamenti climatici condizionano le attività naturali, i raccolti, con perdite economiche ed occupazione decrescente, la risposta sta nella realizzazione di uno sviluppo sostenibile, senza sprechi di energia, nella costruzione di forme di economia circolare e di pianificazione territoriale sfidanti.

Pezzi dell’industria non inquinanti dovranno essere della partita. Il processo di definizione e di attuazione della Strategia Nazionale per la biodiversità richiede, dunque, un approccio multidisciplinare ed una forte condivisione e collaborazione tra i decisori politici e le amministrazioni centrali e regionali, dice Cingolani. Che, intanto, pensa anche al rafforzamento degli organi di governance del piano, a cominciare dalla Conferenza Stato-Regioni. Per andare tutti in una sola direzione.

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