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Berlusconi, cercasi operazione verità per ridare fiducia ai mercati

Domani il premier riferirà alle Camere sulla crisi finanziaria – Commetterebbe un grave errore se si limitasse a un’informativa generica, magari cercando di attribuire le colpe dell’attuale situazione alla crisi internazionale o ricorrendo alla teoria del complotto – Bisogna riavviare la crescita e proporre riforme concrete e immediate

Berlusconi, cercasi operazione verità per ridare fiducia ai mercati

Dopo un periodo troppo lungo di  silenzio, domani Berlusconi riferirà alle Camere  sulla crisi finanziaria che ha investito in pieno il nostro Paese. Negli ultimi anni il Governo aveva affermato con sicurezza che l’Italia aveva  una posizione più solida di tanti altri Stati europei e che quindi si poteva considerare al riparo dalle turbolenze che stavano investendo i cosiddetti PIGS, cioè Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Invece si è visto nelle ultime settimane che la “I” oltre all’Irlanda comprendeva anche l’Italia.

Giusta la decisione del Presidente del Consiglio di prendere in mano la situazione in prima persona. Sono state, infatti, le turbolenze politiche che hanno investito la maggioranza che hanno provocato disorientamento negli operatori, poi sfociato rapidamente in sfiducia sulle capacità dell’attuale classe dirigente di imprimere una vera svolta all’economia italiana rimettendola su un solido sentiero di crescita. Al punto in cui siamo per Berlusconi il problema è quello di convincere i mercati ed in generale tutti gli italiani sulla capacità dell’attuale Governo di  tagliare  effettivamente la spesa pubblica e di varare alcune riforme capaci di dare nuovo slancio all’economia.

Quindi il capo del Governo commetterebbe un grave errore se si limitasse ad una informativa generica, magari cercando di attribuire le colpe dell’attuale situazione alla crisi internazionale, alle difficoltà del dollaro, alle lentezze dell’Europa o peggio ancora ad oscure manovre degli speculatori internazionali che avrebbero ordito un complotto ai danni dell’Italia e del suo attuale Governo.

Ci vuole una operazione verità. Baloccarsi con le colpe degli altri, che pure ci sono, darebbe una ulteriore colpo alla già scarsa credibilità del nostro Governo, cui si addebita il difetto di non saper riconoscere il vero significato della attuale situazione dei mercati e quindi di non avere né le idee né la forza per affrontare i problemi. Particolarmente negativo sarebbe sposare la tesi del complotto da parte della speculazione internazionale sostenuta dal Corriere della Sera e da molti esponenti della Lega.

La speculazione che è, come diceva Keynes, ” la schiuma sulla cresta dell’onda”, può amplificare e rendere più rapido il movimento sottostante dei fondamentali dell’economia ma certo non determina il movimento stesso. Sicuramente non vengono attaccati Paesi con i conti in ordine e con un  robusto tasso di crescita. Anzi si può dire  che la speculazione negli ultimi tempi è stata particolarmente distratta verso l’accumularsi di situazioni di squilibrio e verso le amnesie dei Governi che hanno adottato la filosofia andreottiana del “tirare a campare”.

Al contrario di quanto sostiene un diffuso luogo comune, è stato proprio il sonno degli speculatori che ha consentito ai politici di accumulare enormi squilibri nei conti pubblici. Fossero stati più attivi i gestori dei grandi fondi pensione, forse la politica sarebbe intervenuta prima per rimettere ordine nei conti.  Risibile è poi la tesi secondo la quale la Germania avrebbe programmato una caduta dei corsi dei titoli italiani per avere più spazio presso gli investitori per piazzare a tassi bassi i titoli del proprio debito pubblico che in valore  assoluto ha raggiunto l’ammontare del debito italiano.

In realtà il problema è meno misterioso di quanto a volte si pensi. La barchetta dell’Italia deve navigare in un mare tempestoso. E proprio per questo, invece di stare a lamentarsi sulle condizioni atmosferiche, bisogna agire in fretta per rafforzare le strutture e, se possibile, guidarla fuori dal punto di maggiore turbolenza. Per farlo occorrono non discorsi generici e vaghe promesse su riforme future, ma decisioni rapide e immediatamente esecutive.

Le cose da fare sono note. Dobbiamo riavviare la crescita. Le ultime Considerazioni Finali del Governatore Draghi elencano con chiarezza una serie di provvedimenti da adottare per superare l’attuale situazione di  depressione in cui gli italiani sono sprofondati. Il documento congiunto di tutti i datori di lavoro (industria, commercio, banche) insieme ai sindacati offre al Governo una grande opportunità di coagulare un vasto consenso su un progetto di cambiamento profondo del nostro sistema economico.

Per coglierla Berlusconi deve mettere sul piatto delle proposte forti e precise. In primo luogo sui costi non solo della politica, ma dell’intero apparato pubblico,della burocrazia e della politica locale sempre più soggetto di oppressione dei cittadini e di malaffare. Il problema non è solo quello di tagliare gli stipendi dei parlamentari, ma quello di ridurre il numero di coloro che vivono di politica, cioè della enorme mole dell’intermediazione parassitaria che il sistema politico si è accaparrato ed a cui è tenacemente abbarbicato.

Solo in questo modo il Governo potrà chiedere a tutte le categorie produttive e sindacali che hanno chiesto una “discontinuità” nella politica economica, cosa sono disposti a fare da parte loro per arricchire il piatto delle riforme anche con il cambiamento degli atteggiamenti di tante categorie sociali nei confronti del lavoro e della partecipazione allo sforzo collettivo per l’incremento della competitività del paese. Senza un progetto generale e credibile molte categorie continuano a difendere le loro posizioni attuali che spesso contengono piccoli privilegi, anche se vengono sempre di più erosi dalla crisi. Ma questo, in mancanza di una guida politica seria e credibile, genera solo un aumento della paura e quindi un più feroce arroccamento sulle abitudini del passato.

Bisogna far uscire la gente dalla tana. Far capire che c’è una classe  dirigente coesa intorno all’obiettivo della crescita. Se si chiederanno dei sacrifici ci deve essere la garanzia che essi saranno equamente distribuiti, che non ci saranno aree protette. Non è un compito facile. Ma è obbligatorio provarci. Certo Berlusconi rischia a metterci la faccia. Ma l’idea di restare rintanato ad Arcore,come pure molti dei suoi consiglieri suggerivano, non è politicamente sensata perchè comunque l’aggravarsi della crisi (con lo spread verso il Bund che supererebbe i 400 punti) lo  travolgerebbe, anche se si rifugiasse nel bunker della sua villa.

Certo bisogna avere il coraggio di volare alto. Promettere solo di sbloccare un pò di opere pubbliche,per di più a pioggia, non può bastare. L’uscita dalla crisi non può venire dalla spesa pubblica ma al contrario da una sua decisa riduzione in modo da consentire un visibile taglio delle tasse sul lavoro e sulle imprese. Questo Governo è sostanzialmente inattivo da molti mesi. Ora deve giocarsi l’ultima carta. Se ancora una volta non si mostrerà all’altezza, allora non potrà più evitare di passare la mano a chi può tentare di salvare il Paese da una crisi finanziaria ed economica che rischia di essere molto più devastante di quella del ’92-’93.

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