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Belgio: un patrimonio Unesco di… patatine fritte

Se l’Unesco ha ammesso nell’elenco il pasto alla francese, la dieta mediterranea e lo zibibbo di Pantelleria, perché non anche le patatine dei fritkot?

Belgio: un patrimonio Unesco di… patatine fritte

Sono poche le cose sulle quali le tre anime linguistiche e culturali del Belgio possono dire di andare d’accordo, ma una di queste è senza dubbio la passione per le patatine fritte. Davanti a un cartoccio di patatine calde, comprato in un “fritkot” – il negozio tipico, di solito un chiosco o anche una roulotte –, i cittadini belgi ritrovano l’identità nazionale, sia che parlino francese, tedesco o fiammingo.

In giro per il Belgio ci sono 5000 esercizi commerciali dove si possono acquistare le patatine fritte “Belgium style”, un numero che rende i fritkot dieci volte più diffusi sul territorio belga di quanto lo siano i ristoranti McDonald’s negli Stati Uniti. Qualcuno, allora, ha cominciato a pensare che le patatine belghe potrebbero entrare di diritto nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità stilata dall’Unesco. 

D’altra parte – ragionano i belgi –, se l’Unesco ha ammesso nell’elenco il pasto gastronomico alla francese, la dieta mediterranea e lo zibibbo di Pantelleria, perché non anche le patatine dei fritkot? A promuovere l’iniziativa ha pensato la Unafri, l’associazione nazionale di proprietari di fritkot, che ha lanciato lo slogan: “In un cartoccio di patate fritte c’è il Belgio in miniatura”. Così sembrano pensarla anche molti turisti, che attendono pazientemente il loro turno in lunghe file davanti ai più rinomati fritkot di Bruxelles, Frit Flagey e Maison Antoine. 

“Prima di venire qui,” dice una turista canadese “tutto quello che sapevo dei belgi è che vanno pazzi per le loro patatine. Così sono corsa subito a provarle”. Per proporre la candidatura delle patatine, tuttavia, non bastano gli sforzi della Unafri: il regolamento Unesco, infatti, prevede che la richiesta venga appoggiata dal ministro della Cultura del Paese in questione. Il problema è che il Belgio ha tre diversi ministeri della Cultura – e relativi ministri – uno per ogni comunità linguistica e culturale. 

Il ministro della Cultura delle Fiandre, dove si parla fiammingo, ha già dato il suo assenso, riconoscendo quest’anno le patatine fritte nazionali come parte integrante della cultura del paese; la parola adesso passa alle altre due comunità, che esamineranno l’argomento all’inizio dell’anno entrante.


Allegati: Yahoo

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